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RAFFAELLO ARCHITETTO
Tale è l’importanza dell’ Architettura nella vita di
Raffaello! Cionondimeno quante non sono le persone,
che pur dilettandosi delle creazioni sublimi del suo pen-
nello, ignorano persino eh’ egli fu architetto ! o, se
lo sanno, quante hanno osservato una sola delle sue
fabbriche ?
Pur troppo non è del tutto di loro la colpa. Le più
belle opere di Raffaello non vennero eseguite, sono di-
strutte, cadono in rovina, o finalmente fanno la gloria
d’ altri.
Non sarà dunque del tutto inutile il ricercare quali
erano queste opere, lo studiare quale è il carattere, il
sistema, quale lo stile dell’ architettura di Raffaello.
Non sono certo il primo in tale impresa ; Fontani
già pubblicava nel 1845 le sue opere architettoniche,
Quatremère de Quincy, ed altri ne hanno parlato con
maggiore o minore importanza!
Di recente, Eugenio Muntz nel suo Raphael mi do-
mandava gli elementi di un capitolo consagrato a Raf-
faello architetto. 9) Io ebbi già a ragionare di alcune
sue opere quando pubblicai tre disegni architettonici di
lui.10) E nella mia opera intorno ai disegni per S. Pietro
di Roma ho esposto quanto si può sapere presentemente
della parte che vi ebbe Raffaello.
Non è per fare meglio del Fontani, o dire certe cose
forse anche così bene quanto furono dette da altri, che
faccio questo lavoro, ma per fare conoscere documenti
nuovi ed importanti che proiettano luce più chiara,
ed anche sperando che per la sua forma, e nella pre-
sente solenne circostanza, questo lavoro troverà qual-
che interesse presso persone colte in genere, non solo
presso gli architetti.
Pur troppo le forze, il tempo ed il sapere, non hanno
bastato a fare tutto quello che avrei bramato. Se altri
sarà vago di far meglio, e se altri nelle sue fabbriche
verrà spinto a seguire con Raffaello la ricerca delle
eterne benché tanto variate leggi del Bello, non avrò
lavorato invano, avrò reso al Sanzio quel poco omaggio
onde io sono capace.
Nello studio delle opere architettoniche di Raffaello
siamo in presenza di difficoltà particolari, quando si
voglia stabilire con precisione la parte che in ognuna
di queste opere appartiene in proprio a Raffaello e
sia l’espressione del gusto e del voler suo. A San Pie-
tro, al palazzo Vaticano, nelle loggie dette di Raf-
faello, egli aveva da continuare l’opera di Bramante
suo maestro. Nei tre o quattro palazzi ove il Sanzio
era libero per l’invenzione, vediamo alle volte sor-
gere i nomi di scolari suoi incaricati dell’esecuzione,
o si parla di modificazioni da loro introdottevi. In
altri casi, le fabbriche rimasero imperfette o, peggio
ancora (come fu detto di sopra), a noi si presentano
quali rovine lagrimevoli.
Finalmente le notizie (per ultima difficoltà) sono
poche e spesse volte contradittorie.
Per tali circostanze invece di seguire da principio
le notizie degli autori che parlano delle opere di
Raffaello mi è sembrato più utile, ogni volta che
era possibile, esaminare anzi tutto i fatti bene stabi-
liti dalla storia o da documenti più precisi, e di fis-
sare le condizioni che erano indispensabili al nascere
di questi fatti.
Così la luce che sorgerà dal presente studio ser-
virà spesse volte di controllo all’esattezza dei rac-
conti dei varii autori.
Dal punto di vista dello studio che Raffaello fece
dell’ architettura e delle fabbriche da lui eseguite,
possiamo dividere la vita di Raffaello in quattro
periodi.
Il primo è quello della sua dimora in Urbino.
Il secondo segue Raffaello a Perugia e a Firenze
principalmente, fino alla sua partenza per Roma
verso il mezzo dell’anno 1508.
Il terzo comprende il soggiorno a Roma fino alla
morte di Bramante e alla sua nomina ad architetto
in capo della fabbrica di San Pietro.
Il quarto si estende da quel momento fino alla
morte di Raffaello.
9) Una parte del presente studio vi figura. Altre parti troppo
lunghe, e allora di una evidenza non sufficiente al mio egregio amico,
non vi trovarono posto, e le riproduco qui, spero in modo convin-
cente. Fu soltanto dopo la pubblicazione di quel volume che trovai
nuovi documenti per la Villa Madama.
Io) Gazette des Beaux Arts, 1870 (janvier).
RAFFAELLO ARCHITETTO
Tale è l’importanza dell’ Architettura nella vita di
Raffaello! Cionondimeno quante non sono le persone,
che pur dilettandosi delle creazioni sublimi del suo pen-
nello, ignorano persino eh’ egli fu architetto ! o, se
lo sanno, quante hanno osservato una sola delle sue
fabbriche ?
Pur troppo non è del tutto di loro la colpa. Le più
belle opere di Raffaello non vennero eseguite, sono di-
strutte, cadono in rovina, o finalmente fanno la gloria
d’ altri.
Non sarà dunque del tutto inutile il ricercare quali
erano queste opere, lo studiare quale è il carattere, il
sistema, quale lo stile dell’ architettura di Raffaello.
Non sono certo il primo in tale impresa ; Fontani
già pubblicava nel 1845 le sue opere architettoniche,
Quatremère de Quincy, ed altri ne hanno parlato con
maggiore o minore importanza!
Di recente, Eugenio Muntz nel suo Raphael mi do-
mandava gli elementi di un capitolo consagrato a Raf-
faello architetto. 9) Io ebbi già a ragionare di alcune
sue opere quando pubblicai tre disegni architettonici di
lui.10) E nella mia opera intorno ai disegni per S. Pietro
di Roma ho esposto quanto si può sapere presentemente
della parte che vi ebbe Raffaello.
Non è per fare meglio del Fontani, o dire certe cose
forse anche così bene quanto furono dette da altri, che
faccio questo lavoro, ma per fare conoscere documenti
nuovi ed importanti che proiettano luce più chiara,
ed anche sperando che per la sua forma, e nella pre-
sente solenne circostanza, questo lavoro troverà qual-
che interesse presso persone colte in genere, non solo
presso gli architetti.
Pur troppo le forze, il tempo ed il sapere, non hanno
bastato a fare tutto quello che avrei bramato. Se altri
sarà vago di far meglio, e se altri nelle sue fabbriche
verrà spinto a seguire con Raffaello la ricerca delle
eterne benché tanto variate leggi del Bello, non avrò
lavorato invano, avrò reso al Sanzio quel poco omaggio
onde io sono capace.
Nello studio delle opere architettoniche di Raffaello
siamo in presenza di difficoltà particolari, quando si
voglia stabilire con precisione la parte che in ognuna
di queste opere appartiene in proprio a Raffaello e
sia l’espressione del gusto e del voler suo. A San Pie-
tro, al palazzo Vaticano, nelle loggie dette di Raf-
faello, egli aveva da continuare l’opera di Bramante
suo maestro. Nei tre o quattro palazzi ove il Sanzio
era libero per l’invenzione, vediamo alle volte sor-
gere i nomi di scolari suoi incaricati dell’esecuzione,
o si parla di modificazioni da loro introdottevi. In
altri casi, le fabbriche rimasero imperfette o, peggio
ancora (come fu detto di sopra), a noi si presentano
quali rovine lagrimevoli.
Finalmente le notizie (per ultima difficoltà) sono
poche e spesse volte contradittorie.
Per tali circostanze invece di seguire da principio
le notizie degli autori che parlano delle opere di
Raffaello mi è sembrato più utile, ogni volta che
era possibile, esaminare anzi tutto i fatti bene stabi-
liti dalla storia o da documenti più precisi, e di fis-
sare le condizioni che erano indispensabili al nascere
di questi fatti.
Così la luce che sorgerà dal presente studio ser-
virà spesse volte di controllo all’esattezza dei rac-
conti dei varii autori.
Dal punto di vista dello studio che Raffaello fece
dell’ architettura e delle fabbriche da lui eseguite,
possiamo dividere la vita di Raffaello in quattro
periodi.
Il primo è quello della sua dimora in Urbino.
Il secondo segue Raffaello a Perugia e a Firenze
principalmente, fino alla sua partenza per Roma
verso il mezzo dell’anno 1508.
Il terzo comprende il soggiorno a Roma fino alla
morte di Bramante e alla sua nomina ad architetto
in capo della fabbrica di San Pietro.
Il quarto si estende da quel momento fino alla
morte di Raffaello.
9) Una parte del presente studio vi figura. Altre parti troppo
lunghe, e allora di una evidenza non sufficiente al mio egregio amico,
non vi trovarono posto, e le riproduco qui, spero in modo convin-
cente. Fu soltanto dopo la pubblicazione di quel volume che trovai
nuovi documenti per la Villa Madama.
Io) Gazette des Beaux Arts, 1870 (janvier).