RAFFAELLO A URBINO
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gli appariva più scelto. E se nelle sue fabbriche
Raffaello non lo imitò, egli ne ricevette rivelazione
di alta e straordinaria bellezza, finché nel discepolo di
Lauranna, di Pietro del Borgo, dell’ Alberti e di Man-
tegna, cioè in Bramante, egli trovò l’unico maestro che
nel San Pietro alla somma bellezza giunger doveva.
Chi dirà mai se in queste impressioni urbinate del
giovinetto Raffaello non sia il segreto perchè nè a
Firenze nè a Roma col Buonarroti egli diventò
fiorentino, ma trovando in Bramante da Urbino
l’ideale delle paterne e delle patrie brame, e quasi
da figlio accostandosi a lui, fece che Urbino colla
patria di Leonardo e del Buonarroti, dividesse per
metà il sommo imperio dell’ arte ?
Nei primi disegni architettonici di Raffaello ve-
dremo qualche ricordo del Palazzo Ducale di Urbino.
gante. Oggi proprio mi caddero sotto gli occhi due righe di Girolamo
Genga, da Urbino pure. Esse somigliano tanto a quella del Sanzio,
che alcune parole si potrebbero dire sue. Come spesso si vede tra la
scrittura di persone che hanno avuto lo stesso maestro un carattere
comune di famiglia, così sembra che il Genga, maggiore del Sanzio
di soli sette anni avesse avuto lo stesso maestro di scrittura che lui.
E perchè Raffaello potesse conservare per tutta la vita la stessa scrit-
tura che noi conosciamo bisognava che fosse formata — prima che la-
sciasse Urbino — e ciò esige, crederei, un’ età di quindici anni circa.
Le due righe del Genga si vedono nella Scrittura di artisti ita-
liani di C. Pini ; — esse accompagnano una ricevuta del Guasta, del
Pacchiarotti e del Pacchia dell’ anno 1510 ; mentre il foglio che dà
un saggio della scrittura del Genga è del 1534, ha un carattere già
più avanzato e la scrittura è più tirata via.
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gli appariva più scelto. E se nelle sue fabbriche
Raffaello non lo imitò, egli ne ricevette rivelazione
di alta e straordinaria bellezza, finché nel discepolo di
Lauranna, di Pietro del Borgo, dell’ Alberti e di Man-
tegna, cioè in Bramante, egli trovò l’unico maestro che
nel San Pietro alla somma bellezza giunger doveva.
Chi dirà mai se in queste impressioni urbinate del
giovinetto Raffaello non sia il segreto perchè nè a
Firenze nè a Roma col Buonarroti egli diventò
fiorentino, ma trovando in Bramante da Urbino
l’ideale delle paterne e delle patrie brame, e quasi
da figlio accostandosi a lui, fece che Urbino colla
patria di Leonardo e del Buonarroti, dividesse per
metà il sommo imperio dell’ arte ?
Nei primi disegni architettonici di Raffaello ve-
dremo qualche ricordo del Palazzo Ducale di Urbino.
gante. Oggi proprio mi caddero sotto gli occhi due righe di Girolamo
Genga, da Urbino pure. Esse somigliano tanto a quella del Sanzio,
che alcune parole si potrebbero dire sue. Come spesso si vede tra la
scrittura di persone che hanno avuto lo stesso maestro un carattere
comune di famiglia, così sembra che il Genga, maggiore del Sanzio
di soli sette anni avesse avuto lo stesso maestro di scrittura che lui.
E perchè Raffaello potesse conservare per tutta la vita la stessa scrit-
tura che noi conosciamo bisognava che fosse formata — prima che la-
sciasse Urbino — e ciò esige, crederei, un’ età di quindici anni circa.
Le due righe del Genga si vedono nella Scrittura di artisti ita-
liani di C. Pini ; — esse accompagnano una ricevuta del Guasta, del
Pacchiarotti e del Pacchia dell’ anno 1510 ; mentre il foglio che dà
un saggio della scrittura del Genga è del 1534, ha un carattere già
più avanzato e la scrittura è più tirata via.
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