RAFFAELLO A ROMA
in quel sito abbia qualche relazione colla forma pri-
mitiva delle stalle.
La parte visibile dell’ultimo piano mostra piedi-
stalli troppo alti per la proporzione dei piani inferiori,
onde mi parve che non fossero veri piedistalli ma in-
dicassero una specie di attico quale l’ho figurato per
il fienile, tanto più per essere quella disposizione al-
lora usata come si rileva precisamente da disegni di
quell’epoca.S4)
Ho preso la proporzione dei due piani inferiori da
quelle della Farnesina e non dal citato disegno, pa-
rendomi in questo la differenza dei due piani alquanto
esagerata.
Epoca della costruzione. Dai documenti pubblicati
dal signor Cugnoni sembra che le stalle fossero edi-
ficate alquanto dopo il palazzo, e che vi si facessero
certi lavori ancora dopo la morte di Agostino e di
Raffaello.
Ai 23 maggio vediamo il milanese maestro Giovan
Antonio Cristoforo de Pallavicini architetto ricevere
40 due. « prò parte solutionis laborum, et aliarum re-
rum cuiusdam Stabuli per eundem in Horto D. Au-
gustini de Chisis conficien. cura certis pactis intei’ eos
convenutos, etc. »85) Sembra dunque che questo Palla-
vicini fosse 1’ architetto che eseguiva i lavori sotto la
direzione di Raffaello.
Dalla convenzione del 15 febbraio 1518 sembra
che il muratore Jov. Ant. Foglietta, milanese pure,
avesse intrapreso 1’ opera di muro, forse a cottimo. I
conti furono allora riveduti da Bernardo da Viterbo
e Giovan Francesco da Sangallo. Questi era sotto Raf-
faello l’uno dei soprastanti di San Pietro e venne poi da
lui mandato a Firenze per la fabbrica del palazzo Pan-
dolfini. Il Foglietta fu trovato aver ricevuto 440 due.
più del lavoro fatto onde si può arguire l’opera di
muro essere allora finita. E siamo già vicino ai 30 di
aprile giorno del famoso banchetto d’inaugurazione
ch’ebbe luogo nelle stalle.
Ma che altri lavori si continuassero in quella parte
si rileva pure dalla fine di questo documento dal luogo
di consignazione « in porta Sancti Jacobi, di pietre e
di porcellana, »86) e ai 28 febbraio 1520, i maestri mu-
ratori Menali di Bettino del Caravagio e Jacomo di
Bettino da Caravagio promettono ad Agostino « di mu-
rare e far murare tutte le mura che in el palazio di
detto Angustino posto in Trastevere, cioè la casa gionta
che ua per insino a la chiesa (di S. Jacopo) e la casa
81) Agli Uffizi due disegni di fra Giocondo, n. 1641 e 2149, ed uno
al Louvre, Ecole fiorentine, n. 2708. Vedi pure Fontani, tav. 6.
n
85) Cugnoni, op. cit., pag. 89.
88) Cugnoni, op. cit., pag. 91.
in quel sito abbia qualche relazione colla forma pri-
mitiva delle stalle.
La parte visibile dell’ultimo piano mostra piedi-
stalli troppo alti per la proporzione dei piani inferiori,
onde mi parve che non fossero veri piedistalli ma in-
dicassero una specie di attico quale l’ho figurato per
il fienile, tanto più per essere quella disposizione al-
lora usata come si rileva precisamente da disegni di
quell’epoca.S4)
Ho preso la proporzione dei due piani inferiori da
quelle della Farnesina e non dal citato disegno, pa-
rendomi in questo la differenza dei due piani alquanto
esagerata.
Epoca della costruzione. Dai documenti pubblicati
dal signor Cugnoni sembra che le stalle fossero edi-
ficate alquanto dopo il palazzo, e che vi si facessero
certi lavori ancora dopo la morte di Agostino e di
Raffaello.
Ai 23 maggio vediamo il milanese maestro Giovan
Antonio Cristoforo de Pallavicini architetto ricevere
40 due. « prò parte solutionis laborum, et aliarum re-
rum cuiusdam Stabuli per eundem in Horto D. Au-
gustini de Chisis conficien. cura certis pactis intei’ eos
convenutos, etc. »85) Sembra dunque che questo Palla-
vicini fosse 1’ architetto che eseguiva i lavori sotto la
direzione di Raffaello.
Dalla convenzione del 15 febbraio 1518 sembra
che il muratore Jov. Ant. Foglietta, milanese pure,
avesse intrapreso 1’ opera di muro, forse a cottimo. I
conti furono allora riveduti da Bernardo da Viterbo
e Giovan Francesco da Sangallo. Questi era sotto Raf-
faello l’uno dei soprastanti di San Pietro e venne poi da
lui mandato a Firenze per la fabbrica del palazzo Pan-
dolfini. Il Foglietta fu trovato aver ricevuto 440 due.
più del lavoro fatto onde si può arguire l’opera di
muro essere allora finita. E siamo già vicino ai 30 di
aprile giorno del famoso banchetto d’inaugurazione
ch’ebbe luogo nelle stalle.
Ma che altri lavori si continuassero in quella parte
si rileva pure dalla fine di questo documento dal luogo
di consignazione « in porta Sancti Jacobi, di pietre e
di porcellana, »86) e ai 28 febbraio 1520, i maestri mu-
ratori Menali di Bettino del Caravagio e Jacomo di
Bettino da Caravagio promettono ad Agostino « di mu-
rare e far murare tutte le mura che in el palazio di
detto Angustino posto in Trastevere, cioè la casa gionta
che ua per insino a la chiesa (di S. Jacopo) e la casa
81) Agli Uffizi due disegni di fra Giocondo, n. 1641 e 2149, ed uno
al Louvre, Ecole fiorentine, n. 2708. Vedi pure Fontani, tav. 6.
n
85) Cugnoni, op. cit., pag. 89.
88) Cugnoni, op. cit., pag. 91.