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Justi, Carl
Sulle relazioni del Winckelmann colla repubblica letteraria di Roma: discorso letto nell' adunanza solenne tenuta dall'Instituto archeologico a 13 decembre 1867 — Napoli, 1870

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https://doi.org/10.11588/diglit.5965#0005
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Winckelmann

Il 18 novembre 1755 un forestiere entrava in Roma per
la Porta del Popolo. Il nome di lui era quasi tanto scono-
sciuto nella città eterna quanto nella patria che aveva
lasciata. Consumata la gioventù, percorrendo quasi tutto il
campo delle scienze, come sembrava, senza risultato, ora
aveva ottenuto di venire a Roma, spintovi da un indeter-
minato istinto. Altre volte avea impreso a visitare paesi e
popoli lontani, come i filosofi antichi, per raccogliere sapere;
pensò ancora di pubblicare un manoscritto greco per farsi
rinomanza; desiderò poi di conoscere la pittura eie antichità,
di cui la città di Dresda gli aveva eccitato il pcnsiere. Già
trascorso il mezzo del cammino della vita, e più, invecchiato
innanzi tempo nella dura servitù delle scuole, delle biblio-
teche, in lavori di amanuense, dovea sembrare assai malagevole
innalzarsi, in un campo affatto nuovo, al livello de' contem-
poranei, e più, di farsene maestro. E dopo dodici anni quel
forestiere si era seduto nel consiglio de' grandi mecenati
della città, era divenuto scrittore italiano, civis romanus,
estimato grande conoscitore dell' arte antica dall' Europa, c
perfino dalla romana gelosia.

Come il Winckelmann giunse a tanto? In primo mi ri-
sponderete: Roma, — ove un breve ozio insegna più che
altrove un lungo studio ; ove da secoli rivelaronsi agli uomini
di vocazione i grandi disegni della storia, fra quei

— sassi dove fur chiuso le membra
di fai, che non saranno senza fama,
se l'universo pria non si dissolve.

Potremmo pure citare la ferrea applicazione adusatovi dalle
abitudini de' primi anni, la pazienza, qualità settentrionale;
la erudizione greca, suo studio favorito, e allora assai rara
in Italia. Ma per questa volta mi sia permesso, raccogliendo
fatti non troppo ignoti, di esaminare l'aiuto prestatogli non
dai monumenti nò dai libri, non dall' ingegno innato nè dalla
 
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