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Lomazzo, Giovanni Paolo; Instituto delle Scienze (Bologna) [Contr.]
Idea Del Tempio Della Pittura Di Gio: Paolo Lomazzo Pittore: Nella quale egli discorre dell'origine, e fondamento delle cose contenute nel suo trattato dell'Arte della Pittura — In Bologna: nell'Instituto delle Scienze, 1785

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.72799#0013
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IX
CANZONE
DEL SIGNOR FRANCESCO GALLARATO
All' Autore.
POtè un fìgliuol d' Apollo
Con arte non più mai al mondo udita
I corpi spenti ritornare in vita.
Cantando il saggio Orfeo,
Pur d' Apollo figliuol , spesso si feo
Co '1 suon de' dolci accenti
Le piante, i fiumi, e gli animali intenti .
Tu non come costoro
D' un solo onor contento, qual novello
Eccellente Esculapio , co ’l pennello
Mille di vita privi ,
Mirabilmente ritornati vivi:
E poi co ’l dolce canto
Ad Orfeo ritoglierti il pregio e '1 vanto.
Ma figlio unqua non ebbe
Febo ( salvo colui che troppo ardito
In Pò dal Cielo andò a cader ferito )
Che del carro ,e de' feri
Veloci infaticabili destrieri ,
Che la diurna luce
Portano al mondo , ardisse farsi Duce.
E tu di luce privo
(Mirabil caso, e degno di stupore )
Vago del terzo , e più sublime onore ,
Anco il padre imitando
Da una parte del mondo all' altro andando ,
Quasi a Febo secondo
Apporti chiara luce a tutto il mondo.
O tre volte beato,
O di tre qualità divine ornato ,
Tu Esculapio , tu Orfeo, tu Febo, a morti
Dai vita , canti, e luce al mondo apporti.

b Vidit
 
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