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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0019

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IV.

Il perfezionamento dei metodi fotografici è in
relazione molto stretta col progresso degli studii
paleografici, e in paleografia greca specialmente,
grazie alle collezioni di esatti facsimili pubblicate
sinora quasi dappertutto fuorché in Italia, si è pro-
gredito tanto in pochi anni quanto non si sarebbe
di certo immaginato. Ma è vano sperare che lo stu-
dio dei facsimili renda molto meno necessario lo
studio degli originali: non è raro il caso in cui la
pagina o anche le pagine riprodotte non offrano
esempio di peculiarità pur frequentissime nel resto
del codice, epperò sieno erronee le conclusioni a
cui l'ispezione del facsimile ci avrebbe condotti.
Quelli che hanno il vantaggio di poter visitare a co-
modo grandi collezioni di manoscritti greci, hanno
quindi il dovere di comunicare a chi ne è lontano
il resultato delle loro osservazioni, ed io per la mia
parte sento vivamente questo dovere, quantunque
non abbia la piena sicurezza di poterlo compiere
degnamente. Ecco intanto un piccolo numero di
osseryazioncelle, a cui terranno dietro molte altre,
se a giudici competenti sembrerà opportuno che
esse non rimangano inedite.

Con speciale cura si sono studiate in questi ul-
timi anni le abbreviazioni tachigrafiche, ed in realtà
è per molti rispetti interessante conoscere quanta
parte di tachigrafia e in quali epoche sia passata
nella scrittura comune dei codici. 0. Leumann ha
fatto un lavoro molto utile su questo argomento; ')

') Die Tachygraphischen Abkiirzungen der griechischen
Handscliriften, Leipzig (Teubner) 1880.

J) Due altre forme di eìytu, senza i due punti soprapposti,
ho fatto riprodurre (tav. VII, 1 e 2) dal Laur. 87, 7 (Aristo-
tele; F. ap. Bekker). Se immaginiamo la seconda di quelle
forme con un accento circonflesso un po' più grande e cau-
dato, avremo, io credo, la spiegazione della forma citata
da un codice di Vienna ap. Ritschl Opusc. 1, 563 sqq. con
le parole : ' hVkj putavi esse hoc compendium, quamquam
aliunde mìni non notum.'

Altre forme di notazione tachigrafica di uvett, diverse
da quelle comunicate dall'Hultsch dal Vatic. 218 (cfr.
Leumann 1. c.) e sotto ogni rispetto notevoli, pubblicherò
dagli Scolii a Gregorio Nazianzeno nel Laur. di Badia 177
s. X, quando di questo codice oltremodo interessante po-
trò dare un buon facsimile in fotoincisione. Mi contento
per ora di accennarne alcune altre peculiarità, e prima
di ogni altra l'uso frequentissimo della notazione ss per la
sillaba ovg. Questa notazione non è stata finora segnalata
da nessun codice di scrittura comune, ed è conosciuta solo
per le glosse tachigrafiche dell'Ermogene parigino (nr. 3514

Museo italiano di antichità classica.

ma, come egli è il primo a riconoscere, il suo non
è che un tentativo. Gli originali di Dresda su cui
ha lavorato sono generalmente di pochissima im-
portanza, e lo studio dei facsimili finora pubblicati
e delle tavole, principalmente del Bast, non com-
pensa, come già accennavo, la mancanza di grandi
collezioni. Non vi ha quindi forse affermazione del
Lehmann che non vada soggetta a modificazioni,
ma sarebbe ingiustizia ed ingratitudine fargliene
rimprovero. Ho creduto anzi opportuno muovere
quasi sempre dai suoi resultati in queste mie os-
servazioni; però anche così esse sarebbero state
in più di un caso inutili, se non accompagnate
da tavole: ora quanto sia difficile preparare ta-
vole esatte di questa specie a chi non abbia il
vantaggio di sapersele ben disegnare da sè, mi
figuro non ci sia bisogno dimostrarlo con lungo
discorso. La tavola litografica che è annessa a que-
sti appunti pretende soltanto di dare una qualche
idea delle abbreviazioni, e prego il lettore di non
voler da essa più di quello che modestamente offre.

A p. 106 con ragione il Lehmann non crede
esatta l'affermazione del Bast (Comm. Palaeogr.
p. 810), che la nota tachigrafica della parola tXvcu
non abbia nè spirito nè accento. A smentirla ba-
sterebbe già il fatto che la nota è passata nella
stampa con spirito e accento. Ad ogni modo ecco
un certo numero di codici in cui l'ho trovata mu-
nita di tutti e due questi segni:*)

= 3032 = ora II, 599-3032), dove ad esempio f. 90 -ss- = rovg,
f. 89T tto'c = nóaovg etc. ap. Kopp Palaeogr. Crit. p. 437r
Kopp p. 467 cerca di spiegare il compendio supponendo che
in origine le due linee ondulate fossero diverse e la prima
fosse un solito o tachigrafico e la seconda un ve. Però
anche nel Laurenziano (in cui, come nel Parigino * ' è ado-
perato frequentemente per ???) i due segni sono eguali.
Comunque sia, ce n'è esempii quasi in ogni pagina del

ss ss ^ ss , ,

Laurenziano: f. 61 r tqo/ {rovg rqoxovg), 62 r A&rjvaiovg,
74T e 75v r àvTonaX*, 75 r eÌQt]vevovTag etc. E così anche
almeno una volta (f. 114') nel Laur. di S. Marco 687 scritto
l'anno 943 nell'Eubea: eTofa xqdrog eìar (= eìg rovg) cu-
mvag etc. E tanto in questo quanto nel Laur. 177 l'ev ta-
• olografico è quasi sempre |_ , cioè addirittura un angolo
retto (p. es. m, cvNezevE etc), sicché questa è tutt'altro
che particolarità esclusiva del S. Germ. 249 (Lehmann
p. 58). In alcuni luoghi del Laur. 177 è però anche
(p. es. m = ,uèv) e questa forma ho trovata anche in un al-
tro codice di Greg. Naz., nel Laur. 7, 8, anche esso del s. X.
Di più quattro volte almeno ho trovato nel Laur. 177

i
 
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