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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0020

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- 10 -

Laur. 57, 51 s. Xl (Luciano) negli scolii p. es.
f. 34*, 35 ecc.
„ 59, 9 s. XI (Demostene) spessissimo ne-
gli scolii: tav. I, 1-2 {ehm) e 5 (Stfvs
(Arj eìvttì),

» 32, 9 s. XI (Sofocle, Eschilo, Apoll. Rodio)
p. os. Vit. Aesch. f. 188y, Schol.
Aesch. Pera. 774 (p. 87, 6 Dind.)
e spesso negli scolii ad Apollonio.

n S. Marco, 304 (Etymol. Magnum).

Molto frequente è anche negli scolii Aristotelici ')
della parte antica del Laur. 72, 5; p. es. almeno
tre o quattro volte nel f. 88.2) Il Bandini assegna
al s. XI questa parte antica del codice; ma la scrit-
tura del testo potrebbe essere anche un po' più an-
tica, mentre la scrittura degli scolii, o per dir meglio
di quegli scolii che citerò in queste osservazioni,
non sarà forse più antica del s. XII. Comunque sia,
questi tali scolii sono paleograficamente interessan-

quella notazione di ev di cui discorre Lehmann p. 59
(v. pèv e dV/#«f nella sua tav. V § 32 1. 2): tav. XII, 1-4
ènuvijl&£i>, èxeì&ev, nsQinarovfÀev, avéXa(lev dai ff. 92v, 110,
146v, 165v. E si osservi specialmente la forma che la no-
tazione assume nella parola eVr^/AS^. Il copista cono-
sceva del resto la tachigrafia sillabica, o almeno cercava
di esercitarvisi. Da un certo punto del codice in poi il ti-
tolo delle - orazioni (e così del pari alcune altre indicazioni,
per lo più già contenute nella pagina in chiarissima on-
ciale) è ripetuto in scrittura tachigrafia nel margine o
inferiore o superiore. Questi saggi di tachigrafia credo li
abbia già prima di me osservati il compianto Graux; mi
sembra almeno che egli me ne accennasse qualcosa du-
rante la sua dimora in Firenze. Sarà quindi probabile che
egli ne abbia presi dei facsimili, e se mi si farà sapere
che questi esistono fra le sue carte e saranno pubblicati,
non ci sarà bisogno di occuparsene altrimenti.

') A proposito di codici Aristotelici è mio dovere no-
tare, che generalmente mi ha dato occasione e mezzo di
conoscerli la R. Accademia delle scienze di Berlino.

2) Ebbene in questo stesso codice f. 62 troverai negli
scolii sul margine sinistro la nota di eìvcu con spirito e
accento, e invece sul margine destro ripetutamente senza
nè spirito nè accento (tav. Ili, 1). Molto frequentemente
senza accento, e non raramente senza spirito neppure,
occorrono in codici dei secoli X-XII le note di iati e di
slai. Nel citato codice (Laur. 177) di Grog. Naz. rovréan

negli scolii è spesso regolarmente rr'7", ma non di rado

e anche notato senza il secondo r : x'j' Più notevole an-
cora è la forma in cui la parola stessa occorre a f. 90T,
dove il r ha la traversa del r alquanto prolungata a destra,
e all' estremità del prolungamento è attaccato un sari ta-
chigrafico uncinato in fondo (tav. XII, 6). Di mano diversa
la stessa forma è ripetuta in margine: si vede che la nota
aveva del xaivonqsnég.

3) Bast Comm. pai. p. 783 crede necessario ' generatim
monere litteram superscriptam pronuntiandam esse post

tissimi. Naturalmente sono tutt'altro che di facile
lettura per» chi non abbia pratica di scolii Aristote-
lici, e molto più frequentemente che in altri co-
dici presentano abbreviazioni come: a (à&àvaxog,
-ov età), óJ (àvvafug, óvvàfisi etc), cèóJ (adiva-
tov etc), xa (xaO-ólov), àv {dcvàyxtj etc. e anche

àvayxaìov etc), s'§av (e§ àvàyxrjg), dice (due Tt, dici

r/

ro\ dtà tov etc.)? ftrj (anche [irjdevO, v9 v e vrtaQ

tv

{vtcccqxsi, -/fa', %ov, -xovffa etc), 6,3) ò, òc', o {ori),

et

b (o7tsq), yi (yivsvat,yivovvai etc), tto'o (ttqÓvc((Ji<:,ttqo-
rcccsig etc), avjl {avuTikouGiia, ffruTrsoaffflava etc;
anche con segno di abbreviazione tav. Ili 2 e 3, e
con a tachigrafico ib. 4), aav (ib. 5) con segno di
abbreviazione (àavXXóyiatog etc), avXX° (aiO.Xoyi-
dpiog etc. -fioi, -fiwv etc), //' {Xanfiuvsi, -rat' etc),
etQ (eìgtjfiévog, -ov etc.) e così via.

Ma tutto ciò non basterebbe a giustificare la
nostra affermazione della importanza paleografica
del codice. Quello che interessa è l'uso estesis-

eam quae infra scripta in ipsaque linea posita est. ' Di
qui la regola ap. Gardthausen Gr. Pai. p. 114 sq., dove
giustamente si osserva che T è una legatura (rd), men-
tre o è costantemente ori. Nonostante bisogna guardarsi
dalle esagerazioni in regole siffatte- L'esempio di pram-
matica è per tutti e (ini) e n {tisqì), nè speciali notazioni
come ^ (= Motg), £ (= Myog) etc, sono eccezioni che
infermano la regola Bastiana, formulata con grande preci-
sione rispetto alla posizione delle lettere nella linea. Sono
note invece le eccezioni in forme dell' articolo ; ma dal solo

cod. Laur. 7, 11 s. XI (Bandini), oltre i soliti », m, «?, mv, ci-
terò (indicando con una lineetta verticale la fine della

linea): <av ih'ecpixwv avrov /(>',"« tù*', eftdddj Xóyov, nùv ùg ;
lalavvùv, Xsyóvmv, Ben diverso è il caso in cui

il t forma, come nel citato rd, una legatura colla lettera
che gli è sottoposta: dal Laur. 87, 13 s. XII-XIII ho fatto
riprodurre tav. XI, 1 avrà rw per la collocazione abba-
stanza originale, e in quel codice frequentissima, dell't
cìvex(pióv>]Toi>. Bizzarrie di questo genere abbondano nei co-
dici meno antichi, e spesso bastano a tradire i copisti che
imitano scritture antiche. Tav. IV, 1 riproduce xcà dal Eie-
card. 45 (Plutarch. Moral.), come vi occorre p. es. f. 32T e 73,
tutte e due le volte in fine di linea; e anche le altre parole
(èVto/, yevófievoi', ini^tjteTy, xevuìg, ypèZs) riprodotte nella
tavola dallo stesso codice vi occorrono in fine di linea. Il
catalogo assegna il codice al s. X: ' credat Iudaeus Apella!'
Il compendio ew come è nella parola èmtyTeìv non può
in nessun modo essere di quel secolo, quantunque io credo
vadano modificate le distinzioni fatte dal Lehmann p. 55 sq.
Per es. già nel Laur. 7, 24 (Greg. Naz.), scritto nell'anno
di Cristo 1091, eiv è rappresentato da due lineette ( " ) ti-
rate dall'alto in basso e non viceversa. Questo è anche
il codice più antico in cui io rammenti di aver trovato
il circonflesso legato al compendio di w: per es. f. 13

t deiiov. Ma più frequentemente o come f. 15 r dixcu, o
come f. 17v r >j<fov etc.
 
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