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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0021

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- 11 -

simo delle abbreviazioni puramente tachigraflche.
Così, per cominciare dalle più comuni anche in
altri codici, Va è spesso rappresentato da una li-
neetta orizzontale soprapposta alla consonante
precedente, ») il ra da un % prolungato e munito
di due punti in linea verticale ovvero dalla schietta
nota tachigrafia l'esdaun grosso apostrofo etc.
Tav. Ili, 6 eira, 7 sneita, 3 xà avrà gviittsqcÌ-
(Tfiara, 8 ravra, 9 tà ì^oia, 10 tyovvsg etc. E COSÌ
(analogamente al nr. 6) 7tQayfià, vyQÓrtj, ófioióri],
(SVfifiefìrjxò (senza accento, ma anche -xó ' e-xò') etc.
È raro invece in altri codici2) l'uso della nota
tachigrafia per la sillaba rag. Dal nostro codice
ho notato awàyovxag f. 89 e 95 (tav. Ili, 14-15) e
COSÌ lafifiàvovtag e ànoffTQtiliavTag 94v; xavxag 89v,
iavràg 94T, nQwtag p. es. 99 (ib. 16-18) e spes-
sissimo. Degno di speciale menzione è il modo in
cui è scritto eìg rag almeno quattro volte nel
f. 86v sq. : il nr. 20 della tavola riproduce rag
xatatfaxixàg slg rag dmHfccTixug.

Di esempii di rag tachigrafico nella scrittura co-
mune dei codici non fu addotto finora che un solo
nella parola ovtmg 3) da un ms. di Dresda (Lehmann
p. 46) : il nostro codice ci dà dxózwg scritto nei ff. 93,
91ve 97 nelle forme riprodotte sotto i numeri 21, 22
e 23 della tavola. Ma il nostro copista va anche più
in là. Io almeno non so che da altri codici sieno state

') Lehmann p. 31 dice di non aver mai trovato questa
nota in manoscritti posteriori al s. XII: ' und auch Bast
fùhrt kein Beispiel aus jtingeren Handschriften an, sodass
ich fast vermuthen mochte, diese Abkiirzung ist eine
Eigentliiimhchkeit der alteren Handschriften. ' Mi rin-
cresce di non avere molti appunti su questo particolare,
ma sono sicuro di aver trovata la nota non troppo rara-
mente in codici meno antichi. Posso ad ogni modo citare
un esempio : cod. Laur. 58, 30 s. XIV (anzi seconda metà

del s. XIV) f. 169v ha noSLi" [noXXaxevel).

2) Senza dubbio é voovvxag l'abbreviazione che Montfau-
con Pai. Gr. p. 345, 1 e Wattenbach Ani. p. 21 (e Gardt-
hausen p. 259 extr.) spiegano vooìvxtg. Anche nel Laur. 11,
7 s. XIV ho trovato p. es. f. 273 nda%oi>xag e xaxaaxsfd^opxug
(tav. V, 1 e 2). Nel xaxa- di questo ultimo esempio è note-
vole il secondo « segnato con due punti giustaposti. Ma
ciò è frequente in questo codice. Tav. V, 3-5 riproduce
le parole #«u',u«r«, xuvxu e èuxav^u dal f. 270v; e analo-
gamente aqxovxa f. 273, ndvxa 288v etc. Ciò non esclude
che il copista non conosca il solito uso dei due punti giu-
staposti {— t) : li adopera ad esempio per indicare negi
in modo che non si confonda con nagd (f. 458v etc).

3) Ma spesso così nel Laur. di S. Marco 304. Invece al-
trove è un ov con la semplice nota dell'w? o dell'w (ou'rw),
senza il x; e tutti sanno che occorre così abbastanza fre-
quentemente nel Laur. 32, 9. La tav. I, 17-20 riproduce
ovxog, ovrog, ovtoi, ollrm dagli scolii Demostenici del Laur.
59, 9 s. XI, in cui tutte e quattro le forme sono frequen-

segnalate le notazioni tachigraflche delle sillabe %ov
e toc: '•) i numeri 19 e 11-13 della tav. riproducono
xoioviov e vTTaQxovTog come si leggono il primo a
f. 89v e il secondo a f. 91v 94v e 97 del codice. In-
vece non rammento di avervi trovato mai il %s ta-
chigrafico, che è anche esso considerato poco meno
che una rarità. L'ho trovato bensì in un altro '5)
interessantissimo codice del s. XI, negli scolii De-
mostenici del Laur. 59, 9. Tav. I: nr. 3 tóts (da
f. 130v), nr. 4 wort (da ff. 146 e 165 senza accento),
e nr. 5 wgts iiì] stvai (da f. 148v). Analogamente
f. 158v ^noTs, 141 e 159 óijjioxs (ib. 21-22). Ma di
questo codice tornerò a parlare quando potrò pre-
sentarne buoni facsimili, che dieno esatta idea della
sua scrittura. Per ora debbo limitarmi a mimili
particolari. Anche in esso sono frequenti le nota-
zioni tachigraflche dell'» e del %a: tav. I, 6-7 eha,
slg %à rcqosiQrji.iÉva etc. Ma c'è anche qualche par-
ticolare di cui è, per quanto so, il solo a fornire"
esempio. È noto il compendio di otg nella scrittura
comune, compendio affatto diverso dall'oc della ta-
chigrafia. Ora il nostro codice, a formare zoig3 ado-
pera talvolta il compendio della scrittura comune
attaccandolo al % e aggiungendovi i soliti due punti
in linea verticale (che essi stessi rappresentereb-
bero un r) : i nr. 8, 12 e 13 della tavola riproducono
xoig xpri(f Caladi (f. 153), xoìg aGTQUTsvToig (f. 154),

tissime. La forma del nr. 24 l'ho trovata anche innanzi
a vocale. Del resto in questa categoria di abbreviazioni
evidentemente va messo il xovxéaxi che già più sopra
(p. 10, not. 2) abbiamo detto occorrere frequentemente
nel Laur. 177.

*) Neppure la nota tachigrafica di os ( u ) è stata finora
osservata nella scrittura comune dei codici, in cui si ado-
pera generalmente come og un o soprapposto ; stando al-
meno al facsimile del Lehmann (tav. VII § 42 1. 3) l'ab-
breviazione nelle parole xeiQ°s e gerocpwrxog (da due codici
di Mosca) sembra piuttosto un sigma lunato (cfr. Lehmann
p. 75), che la nota della tachigrafìa. Ma senza ombra di
dubbio occorre questa nel già citato Laur. Conv. Soppr. 177
(Schol. Gregor. Naz.) s. X, dove ho trovato :

f. 55 oxi]vtj èaxiv i) piar} &vQce xov d-edxQov . nccQaffxiji'ut ài
rà ìv&bv xa\ ìv&ev xfjg /ÀSffìjg &vQ«g /cdxà (sic) xdyxsXXa-

wv xà ENT {svxòg) xfjg fiéorjg &vQag »; (sic) iva aaeptaxe-
oov sima etc. Cf. Piccolomini Estr. ined. p. 12 nr. 77.
f. 43v è'cpealg èaxiv rj cenò xov hldxxovog èm fxeKov foxaartj-
qiov cpvyrj xaì fj.exd9-eaig . xciXeìxta àè xca EKKAH7
(è'xxXrjTog) naQct xò èxxcdeìa&ca etc. Piccolomini op. cit-
p. 8 nr. 52.

f. 77. IUNT (— -navxòg)

'■') E anche negli scolii Lucianei (Soloecista) del Laur. 57,
51 s. XI (tav. X nr. 3 e 5 ovóénoxe, come occorre due
volte nel f. 144M), e nel Laur. di S. Marco 304.
 
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