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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0022

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12 -

iv xoìg rtQÓqnatii (f. 37). Ma da questi stessi esempii
si vede che altre volte xoig è notato anche al so-
lito modo, e come è riprodotto xoìg {àtixoaxsvxoig)
sotto il nr. 12, così troverai ad es. f. 142T iv xoìg
ovai vofioig (anche quest'ultima parola con oig in
compend.) etc.

Una virgola di dimensioni maggiori dell'ordi-
nario è notoriamente il compendio di sg : gene-
ralmente è soprapposto, meno frequentemente
giustaposto alla consonante precedente.l) In que-
sto codice 59, 9 (in cui non credo occorra esempio
del compendio " = mg) V ho trovato almeno una
volta (f. 21v: tav. 1, 14 iv xaìg xé%vmg) adoperato
per mg. Ciò non è rarissimo : Laur. 7, 8 s. X
(schol. Gregor. Nazianz.) f. 186 è scritto analoga-
mente xoiavxaig, Laur. 72, 5 tav. Ili, 27 iv xavxaig
xaìg tiv£vy(cug (f. 101). In questo ultimo codice
occorre anzi un xsg tachigrafìco adoperato per xaìg
-con questa peculiarità che i due punti simbolo del
x non sono posti sopra ma ai lati dell'eg tachi-
grafìco : 2) tav. Ili, 25 iv xaìg òjioìaig tiv£vy(aig
(f. 93). Ma il copista del 72, 5 conosce del resto
benissimo il solito compendio di mg, che è abba-
stanza frequente dal s. XII in poi : tav. Ili, 26
e 42 iv xaìg ivds%o}iivaig ed iv xaìg 0 xaxrjyoQiaig.
E in modo analogo f. 87 x xaxaydtistiiv, 88 x nqo-
xdasai etc. Anzi egli conosce tanto bene questo
compendio da adoperarlo largamente perfino come
sg : 3) tav. Ili nr. 28 ditóvxsg (f. 25), nr. 29 quai
xivsg (f. 26), nr. 37 nàvxsg (f. 91), e analogamente
siorjxóxsg nel f. 35v. L'itacismo, come è noto, è
costantemente a base delle abbreviazioni tachi-
grafìche; epperò non dovremo neppur meravigliarci
di trovare in questo stesso codice (f. 89, tav. Ili
nr. 46) naqa<fvXaxxiov con un s rappresentato dal
compendio di ai. Più noto è lo scambio tra i com-

1) Tav. Ili, 24 riproduce yLve<s&«i dal Laur. 72, 5 f. 94.
Allo stesso modo èQyà£eo&ca nel Laur. 7, 8 f. 189, clnsv-
»vfea9-(u e Ti^éa^emv nel Laur. 59, 9 f. 142' e 141. Nel Laur.
di Badia 177 (Greg. Naz. s. X) f. 101 yivead-ta è scritto
colla nota eg giustaposta (non soprapposta), però in fine
di linea. Anche i'ag tachigrafìco in mezzo alle parole
(eccetto quando sia in fine di linea) non è frequente:
perciò ricordo di averlo trovato nel Laur. 57, 51 {è<pi-
nraa^ca f. 138 e Lucian. Dial. Deor. 13, 1 navoao&e), nel
Laur. 32, 9 {yélaaae lemma di uno scolio ad Apollonio
Eodio) e negli scolii del Laur. 5, 3 (Clem. Alex. Strom.).

2) Forse analogo è il compendio con cui è riprodotto
óVrsf dal Wattenbach Ani. p. 21 (della parte autografata).
Ad ogni modo, così anche nelle glosse tachigrafìche del-
l' Ermogene parigino : per es. f. 93" Xéyovxeg (Kopp p. 437
nella tavola ).

3) In codici recenti è cosa non molto frequente. Serva

pendii di rtg e di sig. È vero che il Bast p. 761
osserva : r. non desunt loca ubi compendium syl-
labae rjg (cioè *) prò syllaba sig positum est ; *)
sed non memini reperire exemplum contrariae
commutationis. 1 Intanto un esempio se ne ha
nelle f Schrifttafeln ' del Wattenbach (tav. XVI,
2, 2), dove però è lecito supporre che il copista
del secolo XIV commettesse addirittura l'errore
Gvxsìg per avxfjg ; ma vero scambio di compendii
è nel Ravennate di Aristofane, da cui A. Martin :i)
cita yscofisTQ e Trostffivx per yseofiixQìjg e nqsti^in ic.
Molto più ampia messe offrono gli scolii a Gre-
gorio Nazianzeno nel Laur. 7, 8 s. X, °) dove
spesso occorre x = xf^g (f. 188.v 189 etc), x avx
= xì]g avxfjg, x avXss etc. Ma più strano è che an-
che bvxsg e axsi'xovxsg (Piccolomini, Estr. ined. p. 34
nr. 195, 4) nello stesso foglio 189 sieno scritti con
siffatto compendio, mentre pure il copista conosce,
come abbiamo visto, il compendio proprio di sg.
Ma anche questo importantissimo codice merita
essere oggetto di lungo ed accurato esame paleo-
grafico. 7)

Anche un'altra nota tachigrafica è considerata
straordinariamente rara nella scrittura comune ;
intendo quella nota di ai che consiste in una li-
neetta obliqua da sinistra a destra munita di
uncino all'estremità destra : ebbene essa occorre
ripetutamente nel Laur. 5, 22 s. XII : tav. VI
nr. 7 sl'Qyovxai, nr. 11 ayafiai, nr. 9 inayysihjxs e
analogamente f. 74 ósi'xwxai, 146 imxsXsìxai,
73v tivfifiàXXovxca, 69 àydy^xai etc. Dopo questi
esempii non sarà più sostenibile l'ipotesi che il
copista del Nonno di Londra sia stato indotto ad
adoperare questo segno dalla qualità delle lettere
precedenti (/, X, £, q), poco adatte a ricevere il
solito segno dell'ai.s) Lo stesso codice ci offre del

d'esempio cod. Laur. 58, 30 s. XIV f. 51 nQoXe%»<r
(= nQolexfréi'TEg),

4) p. es. Laur. 59, 9 tav. I nr. 26 rag àntar^aeig ndaag
(f. 154) e inoltre f. 160v JvTi&éoeis, 165 nQéofieig etc.

8) Les scolies du ms. d'Aristoph. p. XVII.

°) 0 meglio, in alcuni fogli di questo codice. Cf. Picco-
lomini, Estratti inediti dai codici Laur. p. V.

7) L'tug della tachigrafia bizantina, segnalato finora da tre
soli codici (Leumann p. 49), mi è occorso nel codice Ric-
card. 3 f. 270v in scolii (dovuti a mano del s. XI) sulle Ome-
lie di S. Basilio: tav. II, 1 raìg oìxovo/jicag senza accenti.

s) Laur. Conv. Soppr. 177 f. 161 óiaìéyexcu (tav. XII, 5)
offre, io suppongo, lo stesso segno. La forma allungata
del compendio dipenderà dall'aver voluto il copista riem-
pire tutto lo spazio in fine di linea. Certo in scrittura mi-
nuscola il compendio sarebbe soprapposto e non giusta-
posto: ma qui è la solita onciale degli scolii.
 
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