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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0024

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- 14 -

quella che ho trovata nel codice Laur. 57, 42
s. XII. Il codice è di scrittura calligrafica, ma pieno
zeppo di errori di itacismo. Ora è noto che spesso
nei codici, essendo stato scritto rj per i, si rimedia
all'errore aggiungendo due punti (simbolo dell' t)
sull' rt v. Bast p. 716. Se quindi nel nostro codice
troviamo f. 172' 7tQ0ffrjvfjm svfisvrj (cf. f. 173 xaxa-
XqrjèTrjxcÒg) dobbiamo supporre che il copista volesse
correggere Ttqoaivfj. È una falsa correzione, ma
non è nostra la responsabilità. Egualmente noto
. è il costume di espungere con punti soprapposti
le parole o lettere scritte per errore : nulla di
nuovo dunque se nello stesso codice troviamo ad
esempio nnaqaxqonai (il primo II e i punti in
rosso). Ma il curioso è che, mentre una gran quan-
tità di errori occasionati dalla pronunzia non sono
nè punto nè poco corretti, c' è un certo numero
non indifferente di luoghi in cui sono notati (s'in-
tende, dalla prima mano) con due punti gli errori
8 per m, o per m, « per rj, ai per e etc. Eccone degli
esempii: ysqsóa' o 7xqe(j^vxrtg. ar^usvsi (= ffrjfiai-
vsi). TttXie' xo'góxai. ava£co7tvqi((ai' avav£(ó(Ss
(sic). àvaxscpaXsovxai. ntqiyivsxai" Ttsquaxaxs.
vód-og' #«ut Qi<f i]tì■ tovg óe&fioTag. ì'goo* (ì'ffwc).
óxExóg' GoXr'jV. xd/XTrij' ó ffxioXr]!; . sìxov' t] yqatprj.

/.isxayoqixog (— -còg). à/nv^xog.....afia-d-stg (= -tj^

yqaysìg" xaTrjyoqijxhijg {yqacftig ' xai rjyoqrj&sig) etc.
cc7ioxv%i£ùìv (scr. -xsix-) ' àjio<pqà(SfSÒv etc. Tutto
ciò non è sempre accaduto senza errore: f. 116v è
scritto sl'xov ' ò 'nei&ó\uevog, mentre è chiaro s'in-
tendeva correggere sl'xov ' 6 7xei&óluevog. — Questo
sistema di punteggiamento è una estensione del-
l' i'i == (? oppure una estensione dell'uso dei punti
che indicano lettere da espùngere ? Il problema
per verità non interessa di molto ; ma se si pre-
sentasse anche per altri codici, non varrebbe la
pena di esser risolto ?

Ma torniamo ancora per poco alle abbreviazioni
tachigrafi che. Il compendio tachigrafico di àqa
{àqa) sembra sia ritenuto non molto frequente.
' Schon die Thatsache, dice il Leumann p. 89,
dass die Note vor Montfaucon niemals beobachtet
worden ist, beweist, dass die Frequenz derselben
keine bedeutende sein kann. ' Io credo sia ne-

occorra nella stessa forma non ho in mente che quello
famoso deH'Etymologicum Magnum (Laur. di S. Marco 304),
fatto conoscere da E. Miller. Sarei grato a chi potesse
e volesse, analizzando la legatura, spiegarmela.

*)Dagli scolii delRiccard.3 (y. sopra p.12 not. 7) riproduco
tav. II, 3 un nccgcé con curvature insolite del compendio.

cessano distinguere codici da codici. Per esem-
pio, è frequentissimo (ed è naturale sia così) in
codici di commentatori di Aristotele. Non v' è
forse molte pagine del Ven. Marc. 220 (s. XV), dove
esso non occorra per àga o per àga (sempre, se
mal non ricordo, senza nè spirito nè accento) ; e

10 stesso ho motivo di credere accada anche nel
Vatic. 250, anche esso del secolo XV. Con spi-
rito e accento l'ho trovato nel Laur. 85, 13 s. XIV
(o piuttosto s. XV): p. es. nel luogo di Themist.
Phys. 5, 1 p. 350, 3 ed. Spengel. Egualmente con
spirito e accento occorre almeno in due luoghi del
Laur. 87, 12 s. XII-XIII (Alexandr. Metaph. p. 14,
8 e 11 ed. Bonitz), ma è notevole che nel secondo
di questi luoghi una mano recente abbia sopra-
scritto in tutte lettere aqa. Dal celebre Laur. 32 9
ho riprodotto tav. IX, 5 un aqa senza spirito ed
accento, e mi figuro non sia il solo esempio che
quel codice offre. Frequentissimo poi, come tutti
sanno, è il compendio aqa adoperato nella pre-
posizione naqcc: dallo stesso codice 32, 9 sotto

11 nr. 6 è riprodotta appunto una delle forme di
siffatto naqà quali occorrono anche in altri co-
dici. l) Ma di gran lunga più degno di nota è il naod
KaXliiiàxuj riprodotto sotto il nr. 7 dal f. 198v del
medesimo codice, e le parole 7iagaóo^rjvai e naqa-
vó/xov riprodotte tav. I, 24-25 dal cod. Laur. 59, 9
f. 151 e 165 (e allo stesso modo 7taqaaxì]aai f. 150).
Di siffatta notazione del rcaqà io almeno non
conosco altro esempio. Frequentissimo in questo
cod. 59, 9 è anche il nqóg tachigrafico : la tavola
riproduce sotto i nr. 15 e 23 Trqoaexi^-exo e ?iqòg
tòv dal f. 153v. Ma in questa stessa pagina troverai
analogamente nqoaxaxuflXrj&fjvai, nella pagina pre-
cedente Tiqoaxsxay^itvov, f. 151 nqòg xovxo etc. etc.
La nota occorre del resto anche2) nel Riccard. 3
f. 270v (tav. II, 2 nqoaxax&tv; v. sopra p. 12 not. 7),
e nel Laur. 57, 51 (Luciano) tanto nello scolio di
mano ree. f. 5 : otxrjfia nqòg xò (Iacobitz IV p. 82
penultima linea), quanto negli scolii al Soloecista
che credo della stessa mano del testo (s. XI),
quantunque di diversa grafia per cagione di spa-
zio : nqóasGxi (Iacobitz IV p. 263, 6), TtqoaO-sTvai
(ib. p. 263, 13), e così anche nqòg xò ysrrjffólusvov

2) Dal Laur. 32, 9 un esempio è citato dal Lehmann :
Schol. Aesch. Prom. 128 iiQÒg ró 9-Qi]vrjTixòi' (Palaeogr. Soc.
tav.83). Ho notato due altri luoghi: Schol. Aesch. Suppl. 138
tiqòs xrjv ÙQxn" e Schol. Soph. Philoct. 1378 ngòs rovg
tteQuuevaavras (sic, non SeQanevGovtat; come, senza indica-
zione di var., è stampato ap. Elmsley, Scholl. p. 305) ae.
 
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