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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0029

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#bff. 261-284 278v Vota s. Navigium che finisce con
f.284v che è l'ultimo del codice. ')

Nei fogli inseriti (0>a ®h <PC) non vi ha alcuna
segnatura di quaderno ; nella parte antica invece
occorrono le segnature seguenti:

f. 51 4 (man. ree. £'), 59 86 m, 94 (/J', 101 iy\
119*8,127*?', 135 if, 143 ir/, 159 191x0', 199 xs,
207 x<?', 215 xf, 229 237 T, 245 A«', 253 2/3'.

Un calcolo approssimativo fatto sui ff. 119-150,
che sono tutti scritti dalla mano antica, mi auto-
rizza a ritenere che ciascun foglio di d> corrisponde
a 2,10 pagine Teubneriane (Iacobitz). Se dunque
innanzi al f. 51 c'erano in origine cinque quaderni,
cioè 40 fogli, bisogna dire che il contenuto di
que'cinque quaderni fosse notevolmente meno
esteso di quello dei 50 fogli cartacei che vi tro-
viamo ora. In fatti i 50 fogli di 0>a corrispondono
a circa 130 pagine Teubneriane, mentre i 40 fogli
di 0», se il nostro calcolo è esatto, potranno aver
contenuto non più di quanto 85 pagine Teubne-
riane contengono. La differenza, come vedesi, è
troppo grande per potere essere attribuita alla
inesattezza dei calcoli a pagine, per quanto sia vero
che nelle stampe di Luciano la grande differenza
nel numero dei capoversi da opera ad opera può
facilmente indurci in errore.

Con queste notizie non sarà forse difficile a quei
dotti che. abbiano esatta conoscenza di molti co-
dici Lucianei, ricostruire il nostro 0». Che poi $a
e <Ph non abbiano niente che fare colla redazione
di cP, risulta anche per argomenti interni chiaris-
simo, e, senza far torto a nessuno, direi che, anche
con lo strano silenzio del del Furia, non avrebbe
dovuto passare inosservato il distacco pronunzia-
tissimo fra la tradizione della mano antica e quella
delle recenti, non solo da opera ad opera (come
nota il Fritzsche I, 1 p. V), ma anche da parti a
parti dell'opera stessa.

9 Soltanto durante la revisione delle stampe mi sono
avvisto, che una notizia particolareggiata del contenuto
del codice era stata pubblicata dal Sommerbrodt nel Khein.
Mus. 36 (1881) p.. 314-316. La mia però non è tutta fatica
perduta, poiché il Sommerbrodt non ebbe tempo di esa-
minare accuratamente il manoscritto, epperò la sua no-
tizia è in alcuni punti inesatta. Per es. vi è dimenticato
l'ultimo opuscolo Navigium s. vota e il Dial. Mort. 15, è
attribuito alla mano antica il f. 230 etc. In tutti i luoghi
in cui discordiamo (anche in minuzie di nessuna impor-
tanza) si potrà senza pericolo credere a me, che ho di nuovo

Ma se con tanta disinvoltura il del Furia sop-
prime ogni indicazione di differenza di mani, che
fede meriteranno le sue collazioni? Si sarebbe di-
sposti a rispondere: nessuna! Eppure io non potrei
rispondere così. Vi ho trovate, è vero, molte ine-
sattezze, ma meno di quante avrei creduto. E chi
sa per prova che è impossibile una collazione più
o meno perfetta di un testo molto esteso, se il col-
lazionatore non abbia- contemporaneamente sot-
t'occhio un ampio apparato critico, si sentirà cer-
tamente inclinato ad attenuare notevolmente la
colpabilità del collazionatore. Si aggiunga che cin-
quanta anni fa, anche fuori d'Italia, si collazio-
nava generalmente con minore accuratezza che
non si collazioni, o almeno si dica di collazionare,
oggi. Tutto calcolato, non sarò certo io che mi
permetterò di condannare senza remissione il mio
predecessore, che era del resto un uomo di valore
tutt' altro che comune. È però senza dubbio troppa
la fiducia del Fritzsche, ma non è difficile scusarlo
pensando che, come egli ci dice (III, 2 p. VII),
f conlationem magno emerat ' !

Ho esaminato con qualche cura anche altri due
codici Lucianei: il 51 del plut. 57 che chiamerò L,
e il 13 del plut. 32 che chiamerò t. Ambedue sono
descritti dal Bandini, epperò posso contentarmi di ri-
cordare soltanto che il primo è di scritttura del s. XI
(se pure non anche esso della fine del X), e il se-
condo del XIV. Con<P,L e t avevo collazionato, per
mio uso, accuratissimamente il Piscator nella 2a edi-
zione del Sommerbrodt, -) e comunicherò la mia col-
lazione senza adattarla ad altra edizione: siffatti
trasporti non si fanno senza errori e d'altra parte
il pregio della ediz. del Sommerbrodt è tale da far
supporre che ogni studioso di Luciano la possegga.
Ho sempre tenuto presente l'edizione del Fritzsche
e le collazioni dei codici Veneti, Vaticani ecc. con-
tenute nell'Appendice del Sommerbrodt, sempre
notando con opportuni segni nel mio esemplare
quello che i codici hanno e quello che non hanno :

riguardato il ms. Quanto all'età della scrittura antica, il
Sommerbrodt dico che questa ' stammt wahrscheinlich
aus dem 11. bis 12. Jahrhundert. ' Io non trovo motivo
per cambiare l'opinione espressa più sopra (quantunque fra
scritture del X e della prima metà del XI secolo spesso
non occorrano differenze calcolabili); dico anzi che se con
gli stessi criterii il Sommerbrodt ha assegnato ai se-
coli XI-XII il codice di Modena (Rhein. Mus. 37 (1882)
p.301), sarà anche quello molto probabilmente del secolo X.

-) Ausgew. Schriften des Lucian erkl. v. I. Sommerbrodt,
III Bàndchen, 2.te Aufl., Berlin 1878, pp. 80-116.
 
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