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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Pais, Ettore: Le colonie militari dedotte in Italia dai triumviri e da Augusto ed il catalogo delle colonie italiane di Plinio
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0074

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63

dei Sabini e dei Sanniti. I primi benché avessero
città presso l'adriatico pure vivevano più che altro
in borgate ') i Sabini abitavano in città oXiyac, xal
xsTansivu>néva<; Sia rovg tìvvs%sTq nolsiiovg,2) ed il
Sannio devastato terribilmente nella guerra civile
da Siila venne affatto meno xal ydq xoi wvl xù>\.iai
ysyóvaaiv al nólsig.3) Strabone ci fa sapere che
anche la Calabria la Peucezia e l'Apulia, il paese
degli Irpini e la Iapigia erano affatto decadute e
prive di abitatori;l) s'erano serbate floride due
sole città Benevento e Venosa, e già vedemmo
che la seconda è triumvirale e che la prima è co-
lonia triumvirale ed augustea.

In breve, nella Cisalpina, nell'Etruria, nell'Um-
bria, nel Piceno, nella Campania e nel Lazio, Plinio
enumera oltre 44 colonie delle quali 34 circa sono
triumvirali od augustee, mentre nelle vaste re-
gioni II, III, IV, ossia in un terzo dell'Italia, egli
nomina 5 colonie e di queste, due sono triumvirali
od augustee e due sembrano esser state dedotte
dopo di Augusto. Confronto a dirittura spavente-
vole, che ci fa pensare da quanto tempo data l'ab-
bandono ed il decadimento di quella gloriosa e no-
bile parte della nostra patria; mentre dall'altro
lato, constatiamo come sino dai tempi di Augu-
sto, le condizioni economiche dell'alta Italia fossero
le più prospere e più degne di invidia.8) Il quadro
dell' Italia ai tempi di Augusto e di Strabone, è per
molti lati quello del dì d'oggi.

I triumviri ed Augusto adunque collocarono i
loro veterani sulle parti più ricche e più felici
d'Italia, e trascurarono affatto quelle che non lo
eran più. Quanta parte di colpa v'ebbe Augusto?
Dobbiamo accusare l'egoismo di lui, che per con-
fermare la propria potenza sacrificò il benessere
dell'Italia ai suoi veterani? Il giudicare il valore
morale delle azioni dei grandi personaggi non è
cosa facile e nel nostro caso non si può recare un
giudizio sulle deduzioni di Augusto prescindendo
dall'esame di tutti gli altri atti politici di questa
grande figura storica; ma tale esame esce natu-
ralmente fuori dei confini di questa memoria.

Certo, niuno difende Ottaviano triumviro, e
niuno non può non sentire pietà per quelle mi-

') Strab. V, p. 242, 2.
*) Strab. V, p. 228, 1.
s) Strab. V, p. 249, 11.

Strab. VI, p. 280, 5, dico della Iapigia sw«V<%rfs &é
Kore y.tà tovto ocpódcia ro %viiìiov avfinav xal trr%e nóìeig

gliaia di famiglie cacciate in bando dai loro lari
e dalle loro terre, delle cui grida strazianti ci
ha serbato memoria lo storico e ci è pervenuto
l'eco lontano nei versi di Tibullo, di Virgilio, di
Properzio e di Orazio. Ma se il cuore è commosso,
la mente pensa che in tutti i tempi di grandi agita-
zioni politiche è avvenuto sempre alcun che di
simile a ciò che avvenne allora. I vinti esigono il tri-
buto della pietà elei posteri, ma vincitori, essi avreb-
bero oppresso alla loro volta. In tempi di grandi
rivoluzioni politiche e sociali, non si pensa a mezzi
più legittimi e più onesti, e le scene di sangue e
di desolazione si ripetono, pur troppo, attraverso
i secoli. Ottaviano triumviro, fu più volte spietato
e crudele, ma liberatosi dai nemici e vendicata
l'uccisione di Cesare, egli si volse a quell'equo e
meraviglioso governo che strappò le lodi dei con-
temporanei.

Del resto, se durante il triumvirato egli tenne
fermo neh'accontentare i soldati per tenerseli af-
fezionati, dando loro terre, pure non sempre accon-
discese alle loro voglie sfrenate ; per il che questi,
più di una volta, non gli furono grati dei beni ri-
cevuti. D'altra parte nemmeno la scelta delle co-
lonie era stata pienamente libera, perchè in parte
fatta alla vigilia di Filippi, quando era necessario
tutto promettere e tutto accordare alle soldate-
sche. Ma dopo il 718 Augusto incominciò a tenere
una condotta un poco diversa con i suoi soldati,
e solo pochi di essi, d'allora in poi, ebbero terre in
Italia, poiché si pensò a colonizzare le Provincie.

Che anzi, mentre nell'età triumvirale vediamo
intiere legioni dedotte in una città, come in Sora
ed in Ancona, pare si possa constatare che Au-
gusto distribuì- più moderatamente i suoi veterani,
come in Ateste e Benevento, ed i soldati della
legione XXX li abbiano veduti non solo in que-
ste città ma eziandio a Telesia ed a Locri. Il che
tenderebbe a provare che Augusto cercò di distur-
bare e di spostare il meno possibile le condizioni
economiche dell'Italia, e gli interessi dei pos-
sessori.

E che ciò egli abbia fatto realmente, lo dichia-
rano le parole che egli volle venissero incise nel

TQtaxaLósxa, cckXà vvv nX^y TciQciurog xal BQSfxeaiov rcìXXa
noha ciana sani', ovraig èxnenóviqvxca: p. 284, 11, dell'Apu-
lia, COSÌ parla ngóregov (xèv ovv evrvxet, avxr] nàsce r/ ytj,
'Avvi^ag efè xcà oi vaxeqov nóXeiiot ^Qì'jiioìdccv avnqv.

s)Sono note del resto le lodi fatto alla Cisalpina da Polibio.
 
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