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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Frammenti dell'etica di Epicuro tratti da un papiro ercolanese
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0092

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preciso nelle Kvqim Jó'Sat n. XXX sgg. e nella
lettera a Meneceo (127 sg.) della quale "giova rife-
rire qui il luogo a ciò relativo: dvaloyiaxsov ó' cog
twv imd-Vfiuàv al /nèv suri (fvaixai, al óè xsvai. xaì
xmv (pvdixàv al (lèv àrayxaTat, al óè (pvaixaì /.lóvov,
ttòv óè dvayxamv al /.lèv ngòg svóaijAoviav siaìv
dvayxatai, al óè rcqòg xr^v xov awjiaxog doylrfiiav,
al óè rtqòg avrò xò £fjv. xovxcov ydg drrXavrjg {tswqia
iràaav aÌQsGiv xaì q>vytjv siravdysiv oiósv èm xrjv
xov Gw[iaxog vyisiav xaì xi]v xfjg ìpvxrjg dxaqa^iav,
siisi xovxo xov ftaxaqiwg £rjv saxì xslog. Cfr. Zel-
ici-, 443 sg.

Col. VI.

È questa una delle colonne più sciupate, diffi-
cilissima a leggere e a supplire. Malgrado ogni
diligenza usata, parecchie incertezze rimangono,
singolarmente nei supplementi delle righe 2-4. Il
testo più sicuro è quello dalla lin. 10. {xàtmveg)
in poi. A offre tracce di una riga in principio che
oggi è perduta, e giova assai nel ritrovare la scrit-
tura sbiadita, scrostata o caduta.

1. 9. .. COM in luogo di COAl per un errore
che pare fosse corretto, ma della correzione non
rimane che qualche indizio.

1. 10. aìyiósg sono talune macchie nell'occhio; si
può tradurre in italiano per traveggole. La voce
epicurea xaxaiyia<.ióg non ha significato che qui
possa richiamarsi.

1. 11. Il supplemento %aq<Zv è imposto qui sin-
golarmente dal rov xai'QovTog che segue. L'origi-
ginale però non corrisponde in tutto ai segni che
si aspettano e si può pensare a sovrapposti o ad
antichi errori. Il disegno è abbastanza esatto. Poi
la lezione dell'originale Xsififidxmv non è senza si-
gnificato, ma parmi che il senso qui richieda piut-
tosto X^fi/xdxav e perciò ho corretto.

1. 12. Alno, ma il A A omesso fu poi segnato
sopra.

1. 20. la lezione KTHTG3N è certa come, me-
glio che dal disegno, si può vedere osservando colla
lente la riproduzione fototipica. In A è segnato
un * prima dell'H che è certamente un errore
in luogo di T.

1. 21. l'H di ravrrjv segnato in A oggi ò perduto.

Le condizioni incomplete e in parte incerte del
testo nelle prime righe rendono oscura la conti-

nuità del pensiero in questa colonna e mal si può
definire con certa esattezza il passaggio a quanto
qui si dice. Pur si vede che qui trattasi sempre
dell'importanza delle óiayoqai di cui è detto nella
col. antecedente e singolarmente nei termini nsqi
te rdg ìjóoràg xaì xd Ttoiìjtixd, e vedesi pure che
si avverte a tal riguardo come debbasi evitare una
falsa snivoia circa la svcpQoavvrj e la %aqd, della
quale si fa la critica e si accennano pure le con-
seguenze. Infatti Epicuro, secondo D. L. (136), so-
steneva appunto nel JIsqì alo. x. yvy. contro i
Cirenaici che: rj (lèv dxaqa'gia xaì dnovia xaxaaxij-
iiaxixai siaiv ì]óovaC, >/ óè %uod xaì svtpQoavvìj xavd
xi'vrjaiv svsqyslv filsTtovtai. Qui mostra il danno del
confondere queste ultime colle prime nella dottrina
delle appetenze relative alla l'óovrj e ai suoi pro-
ducenti, e fa sentire la varia contingenza dei pro-
ducenti la siffQoavvrj per la quale Y svipqwv è espo-
sto a quelle stesse allucinazioni a cui è esposto
V a(pQmv (cfr. Guyau, La morale cl'Epicure p. 54 sg.)
ed anche la varietà dei producenti la E con-
chiude che con quella falsa snivoia circa la %aqd e
la svfpqoavvrj si riesce o si può riuscire a vulne-
rare, per così dire, quelli fra i più alti beni appeti-
bili (xri]xd) che sono negativi (xaxd tìtéqrjtìiv) di lor
natura, cioè Ydxaqa^ia e V dnovia.

Col. VII.

Le incertezze della lezione impediscono di sup-
plire le prime righe.

1. 5 dXX[d x]ai, il x che si vede nel fac-simile
esiste nell'originale ma è più basso della riga e
non credo appartenga alla colonna.

1. 6 la lozione K€N.XI apparisce confusa nel-
l'originale. Forse i\xs(v[<o]v?

1. 8 incerto se (o)xi o (s)xi, par piuttosto è'xi.

Si combatte la dottrina della provvidenza come
grandemente nociva nelle alqéasig xaì (pvyai. La
beatitudine divina, priva necessariamente di cure,
la esclude; e gli uomini che non provvedono a sè
stessi contando su di quella soggiacciono ad ogni
male per effetto di loro imprevidenza. Forse tutto
ciò contro gli stoici. Pare che nella parte perduta
si accennasse alle idee sulla provvidenza come re-
golatrice dell'ordine morale e remuneratrice del
bene operare o altro di simile. Almeno, xaxoq&w-
liaxa e xaxoq&cóasig sono vocaboli molto adope-
rati dagli stoici nella dottrina nsqì nqovoiag.

Museo italiano di antichità classica.

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