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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Setti, Giovanni: Il linguaggio dell'uso comune presso Aristofane
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0126

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- 115 -

commentano certe anomalie morfologiche o reto-
riche. Polluce nota, che a certe forme diminutive
non si deve attribuire il valore della significazione
alterata, ma che esse sono adoperate dal poeta
così, come s'usa, in modo vezzeggiativo (X, 116).
Però, a dir vero, queste testimonianze degli antichi
sono assai rare e poco esplicite: e allora ci con-
viene procedere nella ricerca con altri criterii. Nel
parallelismo di certe forme affini non è difficile il
decidere sulla qualità e sull'uso di esse. Certe altre
si riconoscono alla loro particolar fisonomia. Altre
infine (e son le sintattiche e le retoriche) ci sono
determinate dall'analogia. Ci sono parecchie parti-
colarità di linguaggio che sono comuni a tutti i vol-
gari. Tutti i volgari tendono all'eliminazione di suoni
che s'incontrano, e preferiscono le forme più brevi,
più spedite, più eufoniche. Tutti i volgari, per quel
naturai istinto all'espressione efficace, creano le
ellissi, gli scorci sintattici, i sottintesi, le attra-
zioni. Tutti i volgari per loro intrinseca virtù
avvivano la parola dell' imagine e della similitu-
dine, o vi condensano il motto o la sentenza,
foggiando la metafora, l'iperbole, il proverbio; e
riescono tutti alle stesse idealità concettuali, alle
stesse enfasi, e inversioni, e trasformazioni d'idee.
Senza volerlo, si trova qui un altro argomento di
quella non troppo estesa facoltà inventiva dello
spirito, che di popolo in popolo," attraverso i se-
coli, ripete una istessa imagine o pensiero col-
l'istessa forinola. Ed anche si ripetono nello svol-
gimento delle lingue gli stessi fenomeni storici: e
forme dell'uso preponderano e sorvivono a quelle
della lingua colta, e nei linguaggi moderni tro-
viamo la spiegazione di anomalie morfologiche
degli antichi. Lo studio quindi del greco moderno
può anch'esso in qualche punto illuminarci e servir
di riprova.

Di tutti questi criterii fa d'uopo collettivamente
avvantaggiarci, dappoiché la ricerca è ardua e
quasi nuova. La sola critica tedesca si propose
recentemente il quesito, limitandosi peraltro ad
investigazioni parziali e di importanza secondaria.
Otto Lottich, che nel'81, contemporaneamente alle
nostre, tentava le sue ricerche, notava sin dal prin-
cipio della sua tesi, come mentre nel campo della let-
teratura romana il Rebling, Tiede, Guericke, Boeh-
mer, Woelfflin avevano già largamente indagato
le particolarità del latino volgare, nessuno s'era
acchito alla stessa indagine nel dominio degli studj
greci. Si vede che egli non conosceva la disserta-
zione del Bauck stampata nel'80 col titolo: De
proverbiis aliisque lociitionibus ex usu vitae coni-
munis petitis apiid Aristoplianem comicum, e che,
a quanto mi sappia, è il primo saggio di siffatte
ricerche l). Senonchè il giovane filologo prussiano
s'attenne soltanto ad una ristretta parte dell'ar-
gomento, e a quella che è più facile e nota e ripe-
tutamente illustrata, vale a dire ai proverbi: poi
divagò, facendo d'ogni erba fascio, e affastellando
definizioni e classificazioni. Mentre il Lottich si
propone proprio la questione De sermone vulgari
Atticorum maxime ex Aristophanis fabulis cogno-
scendo 2) ; sebbene dia un saggio soltanto, e non
esaurisca l'argomento, come già notava lo Schnee
nella, sua recensione3). I due lavori poi clell'Ucker-
mann e del Grasberger portano un qualche con-
tributo, illustrando la formazione di certe parole
aristofanesche, o dei soprannomi greci1). Noi per
la prima volta tentiamo un disegno di gramma-
tica dialettale, ove tra le molte lacune vengano
a disporsi, ciascuna al luogo suo, le osservazioni
e i dati che siamo venuti raccogliendo, dalle prime
anomalie fonetiche e morfologiche, alle sintattiche,
lessicali e retoriche.

IL

Assai più della lingua colta i dialetti volgari
vanno naturalmente soggetti alla corruzione fo-
netica. L'uso toglie ben presto coh"elisione o colla
contrazione l'incontro non eufonico di più suoni

') Regimonti, 1880.
a) Halle, 1881.

') Ved. Philol. Rundschau, 26 nov. 1881 (I, Iahrg. ri. 48).

vocalici, scambia le consonanti affini dello stesso
organo, ama certe metatesi, e compie le assimi-
lazioni, mirando al pieno equilibrio della più per-
fetta eufonia. Questi accenni di corruzione si ma-

*) — De Aristophanis comici vocabulorum formatione et
compositione. Marburg, 1879.

— Die griechischen Sticknamen. Wùrzburg, 1883.
 
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