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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Iscrizione Cretese scoperta in Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0152

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ISCRIZIONE CRETESE

SCOPERTA IN VENEZIA ')

Secondo le notizie a me ufficialmente comunicate,
l'iscrizione greca di cui qui vengo a parlare fu
scoperta intorno il mese di agosto dell'anno 1882
nelle opere di restauro che si van facendo nella ba-
silica di San Marco in Venezia. Fu trovata " nel pi-
lone di mezzo alle arcate che seguono a destra della
porta maggiore di quella basilica ed era stata ado-
perata come materiale_da costruzione, facendola
servire di sovraimposta alle arcate medesime. „ Le
condizioni della lapide sono deplorevoli; è spez-
zata in più parti che furono riunite alla meglio :
il lato destro è in gran parte, principalmente nella
superiore e neh' inferiore, scalpellato, in guisa che
ogni traccia di lettere è ivi affatto scomparsa. Le
misure sono met. 1,60 di altezza, met. 0,65 di
larghezza.

Comunico qui (tav. Vili) una riproduzione fototi-
pica del marmo, ridotta a circa un terzo delle pro-
porzioni originali. Questa però in più luoghi non
sarebbe stata sufficiente per istabilire la lezione,
per la quale mi son valso di un calco in gesso fatto
eseguire per me dal senatore Fiorelli e ora deposto
nel R. Museo della Crocetta. Il marmo trovasi
provvisoriamente nella R. Biblioteca di S. Marco.

Il testo dell' epigrafe contiene un trattato fra le
due città cretesi di Latos e di Olunte, quello stesso
che trovasi pubblicato nel C. I. G. sotto il n. 2554,
di cui l'originale era perduto. La scoperta è im-
portante poiché per essa quel testo, di lezione in-
certissima e stranamente mutilo e corrotto, viene

») Comunicata alla R. Accademia dei Lincei 28 gen-
naio 1882.

2) La data 1645 segnata da Chishull e riferita da Boeckh
è contradetta da quanto direm poi. Francesco Molin fu
doge di Venezia nel 1646; nella lista dei duchi di Creta
ei non figura (ved. Hopf^ Griechenl. im Miltelat. in E. u.

ora ad essere rimesso quasi intieramente a nuovo
ed inoltre acquista un fondamento che prima gli
mancava. Eccone la curiosa storia. Francesco Molin,
verso il 16202) trovandosi in Creta nelle sue pos-
sessioni presso Canea (Kydonia) ebbe contezza di
una lunga epigrafe greca che serviva di mensa ad
un contadino. Certamente essa era stata portata
colà da un altro luogo dell'isola, forse servendo
da zavorra a qualche naviglio. Il Molin fece suo
quel marmo e lo spedì a Venezia al suo fratello
Domenico Molin senatore,3) il quale se gradisse
il dono o che cosa ne facesse non sappiamo ; fatto
è che presto il marmo sparì e mai niun dotto lo
vide più, ed in vece sua venne a luce un foglio
volante che in caratteri maiuscoli riproduceva o
pretendeva riprodurre l'iscrizione in quel marmo
scolpita, ed oltre a questa pare contenesse anche
qualche altra cosa. Questo foglio volante di cui
si ignora l'autore ed anche il titolo, essendo stam-
pato come sembra per uso privato, presto sparì
anch'esso e divenne irreperibile. È assai probabile
che qualche esemplare se ne trovi ancora a Ve-
nezia, sia nella Marciana sia in altre raccolte pub-
bliche o private, ma rinvenirlo sarà forse diffìcile
se pure il caso non assista. Niun dotto del nostro
secolo lo ha mai veduto, e quanto ne sappiamo ri-
posa sull'autorità di dotti dei secoli XVII e XVIII.
Di due soli esemplari abbiamo notizia; uno pos-
seduto dal Meursio, il quale si proponeva di pub-
blicarlo nella sua opera su Creta, ma glielo hn-

Gr. Allg. Encykl. I, LXXXXI, p. 274 sg.). I Molino da
molto tempo possedevano case e ville in Canea: cfr. Pa-
shley, Travel in Crete II, p. 151 sgg.

3) Domenico Molin, uno dei più illustri mecenati del suo
tempo, morì nel 1635. Cfr. Tiraboschi, St. Leti. Bai. Vili,
1, 12.

Museo italiano di antichità classica. — Voi. I. Punt. II.

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