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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Iscrizione Cretese scoperta in Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0159

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- 148 -

oi JlqeCyiGxoi ol s7tì evvofiiag oi èxdxeqoi èqevvéovreg
xaì qv&[ii£ovxeg xtàg naqà rwg aviwg xaì rà àXXu
Ttàvxa xQrjftevoi èv óè xà óóijj rag £evtxàg -froivag. Si
vede che le lacune nelle linee 35, 36 erano presso a
poco le stesse, e furono saltate a piè pari. Non
trovo dati sufficienti per supplire. Esclusa però la
lezione -ttoCvag nella lin. 37 cadono le osservazioni
del B. su questo luogo e l'interpretazione datane
da lui e dal Voretsch {Hermes, IV, 279 sg.), e
riman chiaro che qui abbiamo un altro articolo
del trattato. Con questo si accorda l'articolo se-
guente, poiché essendo le gevuccà óóoC dichiarate
sacre o di diritto divino (d-ìvai) s'intende perchè
le offese commesse in quelle dovessero esser pu-
nite col sestuplo della multa inflitta nei casi or-
dinarli. Lo spirito stesso del trattato fa intendere
che qui non si può pensare a stranieri in generale
e gevixi) óóóg non può significare un quartiere de-
stinato agli stranieri, come l'ha inteso l'Hoeck
(cfr. Plut. Lykurg. c. 31) e altri con lui, ma si
deve piuttosto riferire agli abitanti dei due paesi
nel recarsi dall'un paese all'altro. All'entrare nel
territorio dell'altro paese, la loro via, che era in-
fatti una gsvixi} óóóg, doveva secondo il trattato, es-
ser considerata per essi come sacra. Ciò si accorda
col frammento di un trattato fra Olunte e Lyttos
illustrato da Voretsch (Hermes, IV, 278), ove la
nostra iscrizione, escludendo i supplementi del
Voretsch, induce piuttosto a supplire: r^iev óè]
xaì rag óóóg rag ì-ev[ixàg d-Cvag xwi re Avxriwi ig
BoXóevxa xaì rcòi BoXoevrCwi Avxr]ovóe. [x]al óè n'g
xd r[iva dóixrjGrjt xrX.

I vocaboli cretesi Mvog ed èvdivog sono ormai
assicurati (cfr. il lat. dinus per divinus della la-
pide di Spoleto, Garrucci, Acid, ad Syll. Liscr.
lat 2381) ed ò inutile tornare su quanto dal B.
dal Naber {Mnemosyne 1,109 sg.) e da altri è stato
discusso intorno ad essi. Da queste male intese
discussioni è nato lo strano aborto xe&ivmv (preso
sul serio da H. Helbig. De Dial. Cret. p. 50 e dal
Kumanudhis 2vvaywyij Xè'§ewv àd-rfiavQioxcov èv
xolg iXXrjvixoTg Xe'gixoTg, Ath. 1883) che il Voretsch
ha creduto leggere nel trattato fra Olunte e Lyttos
(Hermes IV, p. 267 sg. 274 vnèq xed-Cvmv x[a fioa-
&rj<fcùvxi, ovóè xaxoxsxìvrjGi'w, xxX.) attribuendogli
il valore di re&p((ovl È pure evidente che quel
luogo va supplito ccXX" (ogtc\sq ifùv avrai [v]nèq re
Oivwv x[al àvd-Qami'vov avroig av(i[iax]t]<fico. — 1. 35
ixars'Qì], qui e sotto 1. 42, cfr. Ahrens D. D. 364 e B.
pag. 403. — 1. 36 la lacuna che precede impedisce di

affermare che veramente qui xQyne'voi regga l'ac-
cusativo, come, dietro la lez. di Ch., ha creduto B.

1. 37-38 maravigliosamente rimpasticciato da Ch.
come segue: Al óé n'g riva àóixifiai iv ravraig
xaìg óóoìg, ànoxeioàroo eianXa. Tà nqóg ràXXa óè
xaì óixawai oi xqixaì xaì èmyafi(ag àXXàXoig. Il no-
stro marmo conferma la lezione nqóaxijja proposta
da B. Cfr. il trattato di Olunte con Lyttos C. 41,
1. 7-8, e correggi la lezione e l'osservazione di
Voretsch Hermes IV, 280. NixaMg per vixattdg ò
regolare nel dialetto ; quest'esempio di participio
passivo va aggiunto agli altri di varie forme ri-
feriti da IL Helbig De Dica. Cret. p. 33.

1. 38-42. Tutto in Ch., colle seguenti varianti:
39 Sg. róv re - 'OXóvxi noxì róv O. x. O. è. A. noxì
x. A.; 40 Sg. óià xà XQeaoipiu, x. coveófl. x. óaveiì^.
x. óavei£. 41, xcòg xavxa vóiiog.

Così siamo liberati da quella strana parola
XQecótpia che metteva in imbarazzo la dottrina di
B. L'espressione óià r«5 xQewifvXaxba ricorre an-
che nella convenzione posteriore fra Olunte Latos
e Knosos, Bull, de Corresp. Héllénique III, 293,
1. 33 ; ivi trattasi di nominare ó. r. Kvoawì %q. dei
responsabili o garanti por la somma di 10 talenti.
Si vede che tutte queste città cretesi aveano un
XQeo)(fvXdxiov cioè un officio di registro per gli atti
di compra, vendita ecc. e forse anche di deposito ;
cfr. Boeckh, Staatshaush. I, 663 e Dareste, Bull,
d. C. H. IV, 243 sgg. Quanto al fatto fonetico xorr
qui non si può pensare al xQ>i'a> x9Waru di Hesy-
chio (di cui l'uso cretese è attestato dalla iscri-
zione di Dreros) ma piuttosto al noto xQ£l'°? Per
Xqèog.

La lezione rag nóXiog ci libera pure da quel
ravxa. che B. lasciò passare, ma, dovendo riferirsi
a due luoghi diversi, pareva assai strano.

1. 42-44. 'EqtiÓvxcov óè eg rag ioqxàg oi [.lèv Aàxioi
ig 'OXóvra eg rà [0eo]óai'aia xaì eg r'Aqqijra . . . .
lQaavxcog óè xaì ^OXóvxioi [eg Aaxoìv] èv xaìg -d-vcCaig
fidXa xwv vpiu^o/iéveóv. Ch. Qui si vede evidente
la mano di Ch. che ha cercato di raffazzonare
come poteva il testo lacunoso ed errato del foglio
veneto. Le strane libertà ch'ei si è prese si tra-
discono nell'aver attribuito ad Olunte la festa dei
&ioóai<sia che invece appartiene a Latos. È pos-
sibile che eg xàqorjxa si trovasse realmente nel
testo, ma in quale delle lacune si debba collocarlo
non saprei dire; parrebbe che venisse dopo &io-
óaiaia secondo Ch. il quale però, trasponendo come
fa, non merita fede; lo spazio non permette ivi
 
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