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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0171

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- 160 -

X.

Dal mio amico prof. Cesare Paoli ho avuto no-
tizia di un frammento di codice di Cicerone, che
si conserva nell'Archivio di Stato in Firenze (R. Ac-
quisti Scheggi, s. XV). È un solo foglio di perga-
mena largo m. 0,17, alto m. 0,256, con 32 righe
di scrittura (del s. XV) per ciascuna pagina; lo
spazio destinato alla scrittura ha le dimensioni
m. 0,9 X 0,165. Forse esiste tuttora il codice,
donde questo foglio fu strappato : non certo fra i
molti mss. di lettere di Cicerone che si conservano
nella Laurenziana. Contiene Cic. Epist. fam. Vili, 6,5
que iubet ediles — 8, 3 cum L. Lollio. Non c'è
dubbio che anche il codice, di cui abbiamo ora
così piccola parte, derivasse, come molti altri, dal
celebre Laur. 49, 9 : ma anche qui per risparmiare
dubbi ai futuri editori, comunico la collazione in-
tera (con la ediz. del Baiter, Lipsia 1866), solo
omettendo di notare l'è per ae che è costante.

Vili, 6, 5 qua] que ediles epistolae om. {per
puro errore?) quod om. me in gra-
tia. Dolobellam opinione
7 Ut. salutem § 1 isthinc nescio equi-
dem quo]quod rem isthic parthi
excruciabor aliquis literas
§ 2 adolescens D.]decio retuleras

acciderunt te absente . seuius mec-
chum bis] is deprensus manca il
secondo ubi percuntari aliquis de-
prehensus. uale.
8 Ut. salutem § 1 Sempronium Rufum
{sic) mei ac delitias quaeris qua ] qd'
(= quod) is {senza interpunz. dopo causa)
differre suscriptore et {innanzi a
Tuccium) om. ab subselliis si qd
iniuriis suis esset, qd uestorius § 2 ce-
perat ne quod cuiquam relinqueret
maximeque inuidie preture postu-
lante noluit. Q.]qd' de om. illieo
et de-|clamatione ceptum minor et
implicet de pecunia exponis patris
causam depositum om. HS.]hui'
(=r huius) imo -s- actiones stultissimas
qui patris confessione § 3 extima-
rant pronuntiabit ceptus {om. est)
legesque id iusiuratu. Esto retulit

Il secondo ' Ruffum ' (sic) lettera 8 § 1 è omesso
anche nel Laur. pi. 90 sup., 72, dove ' Q. Pilius '
è scritto Q. (con una piccola sbarra che attraversa
la coda della lettera Q) Pilius § 2, e § 3 haberi
ceptus est {sic) legesque.

XI.

Se la sticometria presso gli antichi greci e ro-
mani ebbe lo scopo di determinare l'estensione
delle singole opere letterarie e all' estensione pro-
porzionare così il salario del copista (e magari
anche l'onorario dell'autore) come il prezzo di ven-
dita dell'opera, ') mi sembra necessario cercare di
stabilire come nelle opere poetiche potesse aver
luogo con sufficiente esattezza questa determina-
zione. Perle opere in prosa, per cui possiamo valerci

!) Of. per es. Marquardt, d. Privatleben der Romer, II
Th. (1882), p. 791.

2) Alle poche indicazioni sticometriche note di opere poe-
tiche che possediamo, Graux (Rev. de Phil. 2 [1878] p. 124
n.; cf. Birt, Buchwesen, pag. 193 n. 126) aggiunge quella
contenuta alla fine degli Halieutica di Oppiano nel codice
N. 103 della Biblioteca Nacional di Madrid. È notevole sia
sfuggita la sticometria dei tre primi libri (1° V<w£' = 797;

di un gran numero di indicazioni sticometriche,2)
dopo le pazienti ed assennate ricerche del Graux,la
cosa è molto semplice. Lo stico rappresenta una
estensione di 34-38 lettere, vale a dire l'estensione
di un esametro epico, che abbiamo quindi ogni di-
ritto di supporre fosse preso ad unità di misura,
tanto più che soltanto con questa supposizione rie-
sciremo a spiegare come anche per opere prosasti-
che fosse adoperato «tìj quale sinonimo di tivtyoi.

2° X^' — 690; 3° xn/ = 693) contenuta nelle sottoscrizioni
del codice Laurenziano 31, 3 (del quale abbiamo dato un
facsimile nella nostra ' Collezione Fiorentina ' etc. tav. IV),
quantunque ne faccia menzione anche il Bandini (II p. 77).
Dallo stesso Bandini (II p. 84) si sarebbe potuta addurre
anche la sticometria della Cassandra di Licofrone : ari/oo
avo»' (= 1479), nel Laur. 31, 8. Altre indicazioni sticome-
triche notate dal Bandini rammenterò più giù, p. 173.
 
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