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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0172

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- 161 -

Altrettanto semplice è la cosa rispetto alla poe-
sia epica, o meglio rispetto a tutte quelle forme
di poesia che adoperano l'esametro. Sarebbe as-
surdo supporre che, mentre per la prosa si scelse
l'estensione dell'esametro come unità di misura,
la estensione delle opere poetiche in esametri fosse
determinata con unità di misura dall'esametro di-
versa : evidentemente in questi casi il numero degli
stichi era rappresentato dal numero dei versi.

Ma si presentano delle difficoltà, se non m'in-
ganno, abbastanza gravi, per gli altri generi di
poesia. Mille esametri rappresentano una somma di
circa 36,000 lettere, mille trimetri giambici della tra-
gedia ne rappresentano invece una di circa 30,000 :
se nel commercio librario valevano mille stichi
tanto i mille esametri quanto i mille trimetri, è
chiaro che o il copista, o l'editore (non voglio dire,
o anche l'autore) avevano eccellenti motivi per
preferire ai primi i secondi, poiché questi con mi-
nor fatica e dispendio davano lo stesso vantaggio
dei primi. Così se il prezzo del 1° libro delle Epistole
di Orazio era lo stesso di quello del 3° libro delle
odi, perchè tutti e due contengono in cifra tonda
1000 versi (anche sopprimendo nel calcolo i 58
Adonii delle odi saffiche, la sproporzione diminui-
sce di ben poco), il venditore o guadagnava troppo

sull'uno o perdeva troppo sull'altro: poiché certo
per la edizione di un libro di 36,000 lettere sarà
stata necessaria spesa maggiore che per un libro
di 24,000 lettere, e questa presso a poco è la pro-
porzione fra i due libri oraziani. »)

E se vorremo ripetere il conto pei brevi emiambi
delle Anacreontee (15-20 lettere per verso), la spro-
porzione diverrà di gran lunga maggiore. In que-
sti e in casi analoghi o si usò di proporzionare
il prezzo alla maggiore o minore lunghezza del
verso, oppure si usò di ridurre il totale al solito
stico della estensione di un esametro.2) È vero
che queste due ipotesi si riducono in fondo ad
una sola, perchè proporzionare il prezzo alla lun-
ghezza dei versi, sempre prendendo a termine di
paragone lo stico di 34-38 lettere o 15-16 sillabe,
vai quanto ridurre approssimativamente il totale
a stichi normali : ma è anche vero che, in questi ed
analoghi casi, trattandosi di poesie xarà <jtC%ov, era
possibile senza troppa fatica determinare l'esten-
sione media del verso o dei versi, e metter questa
a base del calcolo.3) Quando invece abbiamo che
fare con generi di poesia o interamente xarà m-
Qiodov, o tali in cui con rapidità talvolta anche
vertiginosa si passa ripetutamente da brani xarà
óti'xov a brani xarà ttsqCoóov e viceversa, allora

*) Fra i libri stessi di odi oraziane non credo ci sia
grande sproporzione: le differenze dei singoli versi ven-
gono attenuate nel complesso della strofa quaternaria.
Così il libro II con 572 versi ha circa 14,000 lettere e il li-
bro III con 582 versi circa 14,500 lettere. Sicché per un
autore come Orazio era possibile in qualche modo stabi-
lire un prezzo costante e proporzionale dei libri di poesie
liriche. Forse ciò era possibile anche pei libri di Marziale.
Almeno i due che ho esaminati, ad onta della varietà di
metri, mi hanno dato una estensione in lettere perfetta-
mente proporzionale al numero dei versi. Calcolando gli
esametri a 36, i pentametri a 30, i falecei a 26 e i cho-
liambi a 31 lettere, i 563 (cioè 546 versi più 17 stichi di
prosa) versi del libro II mi hanno dato una somma
di 17,616 lettere. In, proporzione dovrebbero darne 19,337
i 618 versi del libro VI. Ebbene calcolando con lo stesso
sistema, si ha infatti una somma di 19,310 lettere. Sarà
caso? Sia comunque, tutto ciò non dovrebbe mai bastare
ad eliminare i dubbii che io sollevo, fondandomi sulla spro-
porziono fra tragedie e commedie.

2) Sarebbe intanto bene render note le indicazioni sti-
cometriche delle poesie di Gregorio Nazianzeno che Graux
(p. 124) dice esistenti nel cod. Clarkianus 12. Le due solo
finora note da altri mss. sono quelle pubblicate più sopra
(p. 31) dal Laur. Conv. Sopp. 177. Capisco che tra i carmi
del Nazianzeno e la lirica di Pindaro c'è differenza, an-
che formale, immensa, e credo non sia raro trovare alcuni
dei primi addirittura scritti come prosa : è ad ogni modo
notevole che in quei due esempii la indicazione sticomo-

trica si riferisce non al numero dei versi, ma ai soliti sti-
chi dell'estensione di un esametro. Del resto la stico-
metria di buona parte dei carmi del Nazianzeno occorre
anche in altri codici, che è notevole non sieno stati finora
segnalati. Per la questione presente essi non hanno però
importanza. Cosi nel Laur. 7, 10 (cf. Bandini) c'è la sti-
cometria dei Carm. I [ed. Parig. 1630] (^Ae'), II (VA'), IV (iV)
e XLVI (te'). Così nel Eiccard. 64 (sec. XII, secondo l'in-
ventario; in realtà è un codice cartaceo della fine del XIII

0 del principio del XIV secolo) c'è la sticometria della
maggior parte dei carmi in esametri e in distici elegiaci:

1 (/AO, II (VA'), III (/mA IV (tV), V (Qr'), VI (£'), VII (A«'),
Vili (A«0, IX (q(T), X [Qt]'), XI («SO, XII (A?') etc. Così fi-
nalmente nel Laur. 7, 18 (cf. Bandini) occorrono alla fine
di molti carmi indicazioni sticometriche di mano recente;
ma c'è anche di prima mano una numerazione di versi
continua dalla prima all'ultima pagina. Cioè tutto il con-
tenuto del codice è diviso in 390 serio (da «' a tV) di quin-
to» /»' y> \

dici versi V y>.....te'; «' ie'; a' p' y'...is' etc./ ,

in modo che l'ultimo verso del codice, di prima mano
(cf. Bandini), è il 15° della serio 390\ Il codice conter-
rebbe perciò in tutto 5850 versi; ma almeno due o tre
volte mi sono venuto sott' occhio serie di 14 invece di 15
versi: sicché in realtà il numero totale dei versi sarà
alquanto minore.

3) "ExcpQaoig Tì]g /uey(tXi]s èxxhjoias di Paolo Silenziario,
nel codice Palatino dell'Antologia: orl/oi ófiov fyafùxoi ac,
iaLuj3ixol qv'.
 
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