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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0179

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- 168 -

XIII.

In una pagina dell'Aristotele della Marciana
(a. 954 ; nr. 201), pubblicata nella collezione Wat-
tenbach-Velsen (tav. 26), occorre per la preposi-
zione avvi (nel composto avrixstfiévr}) un segno non
altrimenti noto. ' In der Publication ', dice il Leh-
mann (Tachygr. Abkùrz. p. 83), f zeigt sich an dem
nacb links geòffneten Halbkreise, welcher demnach
àvn bedeuten muss, oben rechts noch ein kleiner
horizontaler Strich ; doch erkennt man bei genauerer
Betrachtung, dass derselbe nicht zu dem Zeichen
gehòrt, sondern nur zufallig, durch Verwischen
der Tinte oder sonst entstanden ist. Ueberdiess
hatte auch Herr Professor "Wattenbach die Gùte
mir ausdrùcklich zu bestàtigen, dass nach der
Originalphotographie Z) die riclitige Form ist, mit
dem Hinzufùgen, class die Note das als kritisches
Zeichen bekannte àvxi<Siy\na sei und diese Benen-
nung die Yerwendung fùr àvn erklàre. ' Aggiunge
il Leumann che da questo esempio isolato è difficile
trarre conseguenze: dal dubbio del Lehmann e dalla
conferma del Wattenbach parrebbe messa almeno
in sicuro la forma del compendio. Ebbene, in un co-
dice matematico cortesemente indicatomi da G. L.
Heiberg, nel Laur. 28, 3 (s. XI Bandini), ho trovato
a f. 92v dwiGTQocpov (senza accento) scritto così
come è riprodotto nella annessa tavola sotto il
n. 55. Il tratto orizzontale non è dunque dovuto
al caso, e bisognerà tenerne conto nella spiega-
zione genetica del compendio.

Sono stato sul punto di commettere un errore
analogo rispetto alla nota tachigrafica della parola
servai. Bast (Comm. pai. p. 810 e tav. IV, 13) comu-
nica dal S. Germanens. (== Coislin.) 249 una nota
consistente in un semicircolo aperto a sinistra, pun-
tato ai due lati verso la metà, e munito ancora di
un cerchietto alla parte superiore della concavità.
Lehmann (p. 104) troverebbe tutto in ordine se

1) Il n. 58 ha doppio accento, perchè seguito nel codice
da enclitica (sarai rt).

2) Quanto sia pericoloso stabilire dei cànoni con gli
scarsi materiali finora pubblicati e messi a disposizione
del paleografo, può vedersi anche da un altro fatto. Leh-
mann (p. 45 sq.) ha fatto delle buone osservazioni sul-
l'uso delle noto ss (?) e rss (?), e sembra che neppure
il Graux (Rev. Crit. 1880, 2 p. 407) vi trovi nulla a ridire.
Eppure una delle affermazioni del Lehmann (' in den

il cerchietto non esistesse, ma prudentemente si
astiene da ogni congettura, non essendovi del resto
neppure assoluta sicurezza che il Bast abbia co-
piato esattamente. Ora la nota occorre almeno una
volta nel celebre Laurenziano 32, 9 (nel lemma
dello scolio ad Aesch. Sept. 950 Dind.), e precisa-
mente nella forma desiderata dal Lehmann: tav.
n. 44. Chi non sarebbe tentato di negar quindi
ogni fede alla forma comunicata dal Bast? Ma i
numeri 35-38 l) e 53-54 della tavola dimostrano
quanto torto avremmo a giudicare a questo mo-
do:2) i primi riproducono sarai come è frequentis-
simamente adoperato (negli scolii alla Fisica) dalla
seconda mano, antica anche essa, del Codice Pari-
gino 1853 (= Aristot. cod. E ap. Bekker), e i se-
condi come non meno frequentemente è usato nel-
l'or ora citato Laur. 28, 3 (n. 54 = l'aov s'arai).

E da questo stesso codice Laur. 28, 3 (f. 94T)
posso comunicare ancora un esempio di oi tachi-
grafie© da aggiungere a quelli segnalati a p. 13 dal
Laur. 5, 22: il n. 57 riproduce inmsSoi] àqi&tioi
sìaiv, dove la nota tachigrafica è adoperata solo
nella desinenza della parola inCnsdoi. Naturalmente
occorrono nel codice medesimo molte e molte note
matematiche, specialmente negli scolii (donde sono
tratte anche quelle rammentate sinora) : riproduco
al n. 58 rò sXarrov rov [isigovog per osservare
che siffatte note sono frequenti anche in codici
non propriamente matematici. Per es. occorrono
nei già rammentati scolii Aristotelici del Pari-
gino 1853, dove non è raro trovare anche le note
di t'eoe, di dqi&fióq etc. presso a poco nelle forme
dei n.154, 57 e 56 {àqid-iiòq nQÒg àqi&fxóv) riprodotte
dal Laur. 28, 3. Così nello stesso codice Parigino ho
trovato anche la notazione della parola xs'vrqov, di
cui parla anche il Lehmann p. 107: n. 41 xsvrqM,
n. 42 xévrqov.3) E in generale in notazioni di tal

alteren Handschriften, mìndestens bis zum XII Jahrhun-
dert, werden ss und rss genau unterschieden ') e smen-
tita dai n.' 70-71 della nostra tavola, che riproducono
nSsvrss e nsQavavrss dagli scolii del Laur. 60, 3 (Aristide).
Gli scolii, cui alludo, sono della stessa mano del testo,
vale a dire in ogni caso non molto più recenti del se-
colo X.

3) Dal medesimo codice: n. 143 vfxé(>a, 144 ^us'qas etc.
E potrei aggiungere le note di sarco, lariaaav etc.
 
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