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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0180

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- 169 -

genere le desinenze soprapposte sia tachigrafica-
mente sia in esteso, valgono a salvare da malintesi
un poco esperto lettore.

Due esempii di rarissime notazioni tachigraflclie
mi sono stati offerti dal Laur. Conv. Sopp. 191, ')
scritto da un Theophylaktos nell'anno 984. Intendo
dire il xov tachigrafico (n. 29 xal xov vófiov dal f. 81r,
e così un'altra volta anche xov nel f. 83r), che non
fu segnalato finora in altri codici di scrittura co-
mune, e il Ss tachigrafico in principio di parola
(n. 30 déów\xsv dal f. 83r), per cui un solo esempio
è citato dal Lehmann p. 95. È vero che tutte e due
queste notazioni non mi sono occorse nel testo
primitivo del codice, bensì in alcune postille po-
steriormente inserite ; ma se pure esse non sono
dovute allo stesso Theophylaktos, sono certamente
di mano non molto più recente. Del resto Theo-
phylaktos adopera anche lui un certo numero di
abbreviazioni tachigrafìche, tra le quali mi par
degna di menzione quella per cui la sillaba ovg
viene ad esser rappresentata da due lineette ver-
ticali ondulate (".). Ai tre codici che più sopra
(p. 9 n. 2) citai a tale proposito (si vegga ora an-
che CF illustraz. alla tav. I), si aggiunga dunque
questo altro (n. 32 èavtovg f. 211', n. 33 àSslcpovg
f. 205T), e inoltre il magnifico codice matematico
Laur. 28, 18 s. X (n. 47 avvódovg f. 321v, n. 48 xov
■nXàxovg f. 312r, n. 49 xrjg àxQifiovg f. 304T, n. 51 xaxà
nÓGovg xQÓTiovq f. 272v). E anche in questo codice
troverai lo stesso segno adoperato al solito modo
per si?: n. 50 rag sxXshpsig nel medesimo f. 272T.2)
Notevole è anche la notazione dell' sìvai (n. 52)
come mi è occorsa a f. 321v: è la nota della ta-
chigrafia sillabica senza il tratto orizzontale so-
prapposto. Bisogna del resto dire che per questa
parola i copisti si sieno prese molte e molte li-
bertà, tante e talmente diverse forme ne occor-
rono. Prima di tutto potrei accrescere di non pochi
esempii la lista di notazioni di s'irai {con o senza
spiriti e accenti) eguali a quelle comunicate più
sopra (p. 9 sq.); ma non ne vai proprio la pena,
poiché è puro caso che le collezioni di facsimili

4) .Noterò di passaggio che la sottoscrizione di questo
codice deve valere a datare approssimativamente anche
il Laur. 10, 6 che è scritto evidentemente dallo stesso co-
pista. Nei prossimi fascicoli della ' Collezione Fiorentina '
(che da qui innanzi indico con la sigla CF) daremo fac-
simili che valgano a dimostrarlo.

2) Credo perciò, quantunque il codice non sia datato, si
possa essere sicuri che questa notazione di sig era già in
uso nella prima metà del secolo X. Così nel Laur. Conv.

ne abbiano offerti pochi esempii al Lehmann
(cf. Graux, Rev. Crit., 1880, 2 p. 406): i mano-
scritti ne abbondano.3) Voglio soltanto ricordare
che la nota di cui è parola p. 9 n. 2 (Laur. 87, 7)
occorre anche in altri codici : per es., negli scolii
(sec. XII?) del Laur. 7, 22 (f. 183v, 149T etc). Di
maggiore interesse è la forma comunicata dal-
l'Hultsch (Pappi Alexandr. Collect. Ili, p. 127, da-
gli scolii del cod. Vatic. 218, nei luoghi corrispon-
denti a p. 1168, 5 e p. 1179, 15 della sua ediz.).
Dice il Lehmann (p. 106) che essa ' nur auf einem
Versehen beruht '. Per lo meno è un errore com-
messo da più di un copista : il n. 39 della tavola
la riproduce dai già altre volte citati scolii (sec. X)
del Parig. 1853, dove è frequente (per es. f. 56r etc. ;
altre volte però anche x). Forme di gran lunga
più capricciose offrono i n.1 84-85 (scolii del Laur.
Conv. Soppr. 177, f. 74* e 74v) e 94-95 della tavola
(scolii del Laur. 7, 8, f. 54r);

Agli esempii di wv tachigrafico (nel mezzo di
parola) citati dal Lehmann p. 80 si aggiunga ora
n. 61 xav%àvTai dal f. 9r del Laur. 5, 10 s. XIV
(scritto, a quanto sembra, in Otranto). Allo stesso
modo occorre frequentemente nel Laur. 10,18 s. XI
(cf. Bandini, I p. 486): pèr es. f. 12r ovg\àv fiovXzat,

f. 16r oqxcci, f. 20r ànoavXxag, f. 62r Xvxxxd xiva
(Plat. Rep. I p. 329 C ap. Theodoret. Cura adfection.
Graecar.) etc. Giustamente del resto osserva il
Lehmann nel luogo or ora citato che uno scambio
della nota wv con la nota co, come è ammesso dal
Bast p. 749, potè frequentemente accadere solo a
paleografi molto inesperti, in primo luogo perchè
la nota w. occorre soltanto in manoscritti antichi
(questo è però soggetto a qualche restrizione: il
n. 113 della tavola riproduce àvdQwdrj dal cod.
Aristotelico Riccard. 46 che, nella migliore ipotesi,
non è più antico della seconda metà del s. XIII),
e in secondo luogo perchè la nota wv nella forma
di un grosso circonflesso moderno non occorre che
in manoscritti relativamente recenti. Ci fu però
un'altra occasione di scambi fra wv e w, perchè
in manoscritti antichi (e mi fa meraviglia non ve-

Sopp. 17 che credo appartenga alla 2." metà dello stesso
secolo, occorre egualmente (n. 93 ijpeìs dal f. 74T), e tal-
volta anche nel Laur. Conv. Sopp. 77 (CF, tav. Vili). -
I n.' 96 e 97 (rovg e rovg vófiovg rìjg cpvasmg) sono ripro-
dotti dal Laur. 7, 8 s. X, che è uno dei tre codici ram-
mentati a p. 9.
s) Cf. ad ogni modo tav. n. 121 e 128 cpvaiv sìvm e
dal codice Aristotelico (sec. XILT-XiV)

Riccard. 46.
 
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