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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Vitelli, Girolamo: Spicilegio florentino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0183

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- 172 -

anche CF tav. X (Laur. 5, 3). Molto più frequente
è ì'sq tachigrafìco nella forma rappresentata dai
n.ì 132 e 136 {xa&ànsq e cóaneq dal Riccard. 64),
e appunto perchè frequente non ne ho tanti ap-
punti quanti potrei averne. Dirò ad ogni modo che
occorre nel Coisl. Gr. 249; nel Laur. 10, 4 (schol.
s. XI); nel Laur. 10, 18 s. X; nel Laur. 4,13 s. X ;
nel Paris. Gr. 1853. In questi tre ultimi codici la
nota è spesso soprapposta anziché giustaposta alla
consonante precedente : nel Paris. Gr. 1853 occorre
anche il nsq notato con una semplice lineetta che
traversa il prolungamento della sbarra del n (cf.
sopra p. 15 n. 1 e p. 32). Un solo esempio cono-
sce il Lehmann (p. 90) di un siffatto n adoperato
per naqà: posso aggiungerne esempii da due altri
codici (n. 79 naqa^àaswg dal f. 79r del Laur. Conv.
Soppr. 177; n.1 68-69 naqacpqo\vovvn e naqa\(ìXrj-
Dr^vai dagli schol. Aristid.4) f. 43r e 63r del Laur.
60, 3 s. X). Enigmatica è per me la notazione
(del resto di genere affatto diverso da quelle di
cui ora trattiamo) di naxéqa nel primo scolio ad
Aesch. Choeph. 368 Dind. del celebre Laur. 32, 9 :
è scritto h (sic). Eppure nello scolio immediata-
mente seguente è scritto regolarmente nqa.2)

Inoltre si sarà notato che ancora nel Riccar-
diano 46 occorre la nota xai3) in mezzo di parola
(n. 128): ciò è tutt' altro che raro quando xai è rap-
presentato, come nel caso presente, da un x cui
sia attaccato un cu (s) tachigrafìco, sia in forma
di lineetta ondulata, sia in forma di lineetta obli-
qua da destra a sinistra. Invece un xai rappre-
sentato da un compendio presso a poco identico
ad un S è, per quanto so, sempre la congiunzione
xca; e però mi sorprende trovarlo adoperato an-
che esso, una volta almeno, in mezzo di parola
nel Laur. Conv. Soppr. 177 (tav. n. 82 dixaiwg vùv).

9 Da questi stessi scolii (sec. X) sono tolti i n.1 72 e 73
(rttfw e ofioiov) della tavola. Notevole è il segno di cui
parla il Puntoni (Scolii alle oraz. di Greg. Nazianz. p. 6 sq.)
e che egli rettamente interpreta ó/iolas: ma nella sua ci-
tazione del Gardthausen invece di ' p. 256 ' leggi ' p. 259 ',
e invece di ' 3° segno ' leggi ' 2° segno '. Sarebbe dunque,
presso a poco, il solito segno ow con la nota tachigrafica
dell' <»s soprapposta.

2) Sotto il n. 40 è riprodotta una nota molto frequente
negli scolii Filoponei alla Fisica di Aristotele del Pari-
gino 1853: il contesto vuole che sia interpretata uaneQ.
Un sq è facile vedercelo; ma il resto? — Più sopra (p. 13 n.)
ricordai una strana legatura «?, di cui desidero ancora la
spiegazione. Me ne sono occorsi due altri esempii : n. 98
sIot (elg ró) negli scolii (s. XI) del Laur. 10, 4, f. 19r; e
analogamento sis avrò negli scolii del Parigino 1853 f. 39r.

La nota di ag fu adoperata in mezzo di parola
e di linea anche essa molto meno raramente *) di
quello che si crede: tav. n. 74 {anovdudf.ia negli
scolii ad Aristide del Laur. 60, 3 s. X, f. 174'),
n. 106 {Siddaxalov negli scolii [s. XI] alle Epistole
di S. Paolo del Laur. 10, 4, f. 10r), n. 60 {neXaayòg
xaì neXaiSyixós dal Laur. 5, 10 s. XIV, f. 18r). E ana-
logamente, per es. ^Vao^c» nel Laur. 28, 18
(S. X ineunt.), f. 263T; e ffv/.inéqaafia, neneqa^\iévov
e sim. molto spesso negli scolii (s. X) alla Fisica
di Aristotele del Paris. Gr. 1853 (f. 40r, 43r, 47r,
47T etc. etc).

10 non dubito che lo studio paleografico accu-
rato di molti manoscritti modificherà sensibilmente
le opinioni generalmente diffuse intorno all'uso di
sillabe abbreviate in mezzo di parole. Osserva il
Lehmann (p. 75) che 0 (= og), cosi frequente-
mente adoperato in manoscritti di ogni genere,
non è mai usato in mezzo di parola eccetto per
Yog della preposizione nqóg in composizione {nqdo-
xàv etc). Così anche per la nota abbreviazione ta-
chigrafica di wg (S) egli osserva (p. 82) di non
averla mai veduta adoperata in mezzo di parola,
eccetto nei composti con wg {waneq, (òcre). Nè il
Graux (Rev. Crit. 1880, 2 p. 408), che fa delle ec-
cellenti osservazioni generali in proposito, ne co-
nosce esempii. Eppure ne esistono. I n.1100-102
della tavola riproducono nàg 6 xóff^og, narra ròv
xóg/xov e tòv xóg/.iov dai ff. 15r e 4V degli scolii
(s. XI) del poco fa rammentato Laur. 10, 4; e
il n. 34 riproduce àveyCvwtìxov dal f. 158v del
Laur. 58, 30 s. XIV.

11 té tachigrafìco occorre anche esso più fre-
quentemente di quello che potrebbe sembrare dagli
esempii finora segnalati. Ai codici indicati più so-
pra (p. 11 e 32) si aggiungano per ora questi altri:

3) Frequente in codici varii per età e qualità è «t in
mezzo di parola presso a poco corno in èmavovfiev (n. 113,
dal Kiccard. 46). Cf. n. 76 rcàg àQSTrù; dagli scolii del
Laur. 60, 3. Più raro è l'«( tachigrafìco, sia in principio
che in mezzo di parola, staccato dalla consonante con
cui fa sillaba (Lehmann p. 38): n.' 64-67 e 69 (tiqotiv-
Xidotg, ùvma&ij\Tov, xoQvcpaìog, slvca, naQu\pì.r]&ri\i><u) dallo
stesso Laur. 60, 3. Cf. n. 146 eìvcu dal Paris. Gr. 1853.

*) Dal modo come più sopra (p. 12 n. 1) ho citato il
cod. Laur. 32, 9, si potrebbe supporre che in esso sia ol-
tremodo rara la nota «s in mezzo di parola e di linea.
Invece posso assicurare che soltanto negli scholii Eschilei
mi sarà occorsa almeno cinque o sei volte: per es. •#«-
Xaaat] (sic) Schol. Suppl. 178 Dind., e non diversamento
nella parola TaQctoaeTiu Schol. Pers. 10. Nello stesso co-
dice occorro anche la nota di ànó.
 
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