Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

DOI Artikel:
Comparetti, Domenico: L' iscrizione del vaso Dressel
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0192

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
- 181 -

torneremo su questo notevole errore e ne accen-
neremo la causa.

Finché l'epigrafe non ci forniva esempio della
forma dell'I si poteva concedere che in fine della
riga terza si leggesse vois, quantunque quel v si
mostrasse diverso da tutti gli altri. Ora però è
impossibile non avvertire che si deve leggere lois
e non vois, essendo quel segno esattamente eguale
all' l di malo, il quale offre la notevole caratteristica
di avere il tratto più breve quasi affatto verticale
ed il più lungo inclinato, come appunto si vede an-
che in lois ove la leggera curvatura del tratto più
lungo è da attribuirsi al deviare della mano di chi
scriveva. Si noti che dei quattro v che ci presenta
l'epigrafe nessuno ha un'asta più corta, neppure
quello di Bvenos che è men regolare degli altri.

Finalmente, là dove nella stessa terza riga è
stato letto pacavi e si è creduto ravvisare un k

Joveis at cleivos qoi med mitat

Joveis e cleivos non sono e, come la frase stessa
lo dice, non possono essere qui che due nomi-
nativi e come tali li ha giustamente riconosciuti
Bréal : essi funzionano qui però da nominativi quali
sono e non da vocativi come il Bréal ha pensato,
dividendo e quindi intendendo erroneamente quel
che segue. Nella forma di essi non vi è nulla di
strano. L'esistenza antica del nominativo Jovis
era già conosciuta per varie testimonianze e questo
monumento la conferma.2) Joveis poi è la forma
intermedia fra Joves e Jovis né presenta nulla di
strano né di irregolare.3)

Giustamente ha pur veduto il Bréal che qoi non
è che il ben noto dativo quoi — cui; e per tale
figura appunto nella frase secondo una costruzione
regolarissima e dando senso chiarissimo. Abbiamo
dunque anche qui un fatto ovvio che non ci pre-
senta nulla di nuovo. Non ripeterò quanto hanno
già altri osservato sul q usato qui con valore
di qu.

Dell'ai parlerò poi. Niente di nuovo c'è nell'ac-

4) Se il segno aggiunto all'estremità inferiore dell'asta
potesse dirsi casuale, come altri di cui sopra abbiam par-
lato, la lettera sarebbe certamente un k non corretto.
Qualche cosa di simile si può osservare nel k di un vaso
cinerario presso Bitschl Priscae lat. mon. epigr. tav. XIII,
n° 12.

2) Non si può tener conto dello strano idee del Pauli su tal
soggetto. Cfr. contro di lui Jordan Observ. rom. subsic. p. 9.

corretto poi in c io ho gravi dubbi, benché non sap-
pia quale altra lettera possa ravvisarsi in quel se-
gno. l) La correzione di k in c nel feced della 2a riga
è ben più evidente ed anche il procedimento nel
correggere sarebbe ben diverso nei due luoghi.
Rimane dunque per me incerta la lezione di que-
sto luogo, né per questa riga si può trar luce
dal senso come per le altre.

Le due righe parallele sono chiaramente latine.
Hanno ambedue per soggetto il vaso (med), ma
ognuna di esse costituisce una proposizione sepa-
rata e completa. Cominciando dalla prima e pro-
cedendo senza preconcetti che inducano a spezzar
malamente ciò che è intiero, la naturai distinzione
delle parole costituenti una frase ben costrutta e
completa è la seguente:

neited, endo cosmis virco sied.

cusativo med, come neppure in mitat ossia mittat,
com' è stato, con raro accordo, da tutti inteso. Non
c' è per noi bisogno di cercare in mittat un futuro
come ha tentato il Buecheler. L'uso del presente
cong. in una frase di questa natura ha_ la stessa
ragione di essere che il più comune uso del perf.
miserit; non è più strano che nella protasi condi-
zionale sì hoc dicas. Vedremo ora che seguono altri
due presenti. È anche superfluo rammentare il cor-
rispondente USO greco rj av nt'fim].

La parola neited è stata da tutti assai crudel-
mente spaccata in due, nei tecl; il solo Osthoff ha
inteso l'impossibilità di tal divisione, ed ha pen-
sato che qui si dovesse riconoscere un verbo. Spinto
da queir ei che secondo il comune uso pare im-
ponga un i egli ha pensato che qui sia scritto
neited — nlted ed ha creduto poter provare che
questo antico nìted potesse equivalere alla forma
classica nitetur. Anche qui avremmo una novità
troppo nuova e tanto più ripugnante quanto più
strano e violento è il procedimento che s'impone

3) Cfr. Buecheler Grundr. d. lat. Deci. p. 8. Notiamo che
l'i è certo e pare fosse aggiunto poi, ma capolvolto, ossia
tenendo il vaso in senso contrario a quello in cui fu te-
nuto quando si vergò l'epigrafe : perciò sorpassa le altre
lettere nella parte superiore come altri i o altre aste si-
mili le sorpassano nella parte inferiore. Non ha fonda-
mento l'idea del Dressel che debbasi riconoscere in quella
linea un segno di divisiono fra duo parole.

Museo italiano di antichità classica. — Voi. I. Puut. II.
 
Annotationen