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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Halbherr, Federico: Iscrizioni di Keos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0203

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- 192 -

Questo piccolo ma interessante monumento epi-
grafico non ci presenta un contratto di locazione
fatto in nome d'un affittaiolo particolare, ma pu-
ramente un quadro delle condizioni imposte dalla
città di Poiessa a chiunque tenga o sia per pren-
dere certi terreni del comune in qualità di locata-
rio (r]òv [ì]voixovvt[u 1. 3).

La pietra era posta senza dubbio in un luogo
evidente nei fondi ai quali si riferisce il contenuto
dell'iscrizione e forse era uno degli oqoi che divi-
devano questi dai terreni vicini. Nullameno ho pre-
ferito nella prima linea il supplemento &e]oi, come
quello che è in capo ad un frammento d'epigrafe
di natura non molto diversa e pure di Poiessa
nel C. I. Gr. Voi. II, Addenda: 2360\ ')

Le condizioni sono più o meno le solite che oc-
corrono negli altri documenti di simil genere: vale
a dire il pagamento di un fitto annuo (1. 4-6) alla
cassa del comune (1. 9-10) e gli obblighi relativi
al buon mantenimento della casa e dei terreni
(1. 11-14). Ad esse è aggiunta una clausola pel
caso di non pagamento (1. 7-9). Questo laconismo
che risalta più che mai se si pensa alle disposi-
zioni minute onde sono pieni i documenti di tale
specie arrivatici in numero abbastanza considere-
vole 2) è un carattere proprio a quasi tutte le epi-
grafi dell'epoca più antica.

Veniamo ai particolari.

Dopo la forinola invocatoria &soC e l'intesta-
zione che indica la proprietà dei terreni si stabi-'
lisce l'ammontare del fitto; che deve essere pagato
annualmente il 10 del mese Bax%ioóv. Pare che
tali terreni non fossero nè di grande estensione,
nè di molto prodotto, se questo non supera le
trenta dramme (1. 6) e non è accompagnato, come
in simili contratti3) da prestazioni in natura. Se
il luogo di ritrovo della lapide è quello ove esi:
steva in origine e non vi fu trasportata da un
altro punto del territorio di Poiessa, la cosa è fa-
cilmente spiegabile da chi getti uno sguardo sulla

l) La parola ooog o oqoi, è in generale accompagnata dal
nome dei terreni in genitivo.

s) Y. la prima tavola d'Heraclea, C. I. Gr. 5774; le iscr.
del C. I. Att. II, 600, 1055, 1059; Mittheil. d. deutsch. Ardi.
Inst. in Athen, I, p. 343, 344 (n. 11); le numerose epigrafi
e frammenti congeneri di Olymos e Mylasa nel Lebas
V. ardi. Ili, 1, p. 103 e sg. (Ili, 2, p. 99 e sg.), ecc.

3) V. Lebas, V. ardi. Ili, n. 323-324, 331, ecc.

4) In Iseo, Hagn. § 42, è menzione d'un fondo in Thria
del valore di 150 mine, il quale era affittato per 12 mine,
ossia all' 8 per cento. In una iscr. di Mylasa C. I. Gr. 2693°

contrada, che in quel punto è rocciosa ed assai
poco adatta a coltura. Del resto non conosciamo
quale fosse il valore del denaro nell'isola di Keos,
nell'epoca a cui risale la presente iscrizione, nè
dobbiamo dimenticare che l'interesse dei terreni
era in generale molto minore di quello dei capitali
che rappresentavano e qualche volta inferiore al 5
per cento.4)

Il Bax%iu>v (1. 5) è un nuovo mese da aggiun-
gere alla lista dei pochi che conosciamo di Keos:
Maif.iaxTrjQimy (C. I. Gr. 2360) e 'EqimxicÓv (Rhan-
gabé, Aut. MI. 677, lin. 33). Esso non ci era noto
fin qui se non per l'iscrizione imperfettamente co-
piata dal Lebas ( V. ardi. II, 2058) e pubblicata
poi con molta esattezza in caratteri corsivi dal
Kumanudhis neh' AS-rjvaiov (II, p. 237), come ap-
partenente al calendario di Mykonos, nel quale
figura dopo il Arjvcawv. Quale posto avesse nel
calendario di Keos o diremo meglio di Poiessa —
perchè non possiamo accertare che tutte e quat-
tro le città dell'isola, già nota agli antichi per la
negligenza nel calcolare le date,s) usassero in que-
st'epoca del medesimo computo — non sappiamo.
Il suo nome è collegato colle festività di Jióvvgoq
Bdx%iog o Bax%svg 6) e che nella vinifera isola di
Keos il culto di Dionysos fosse uno dei principali

10 sappiamo non solo dalle monete, che portano

11 grappolo d'uva e la testa del dio,7) e da un
luogo di Ateneo {Deipnos. X, 456, d), ma ben an-
che dalle epigrafi cee 2354 del C. I. Gr. e 3155
e 3267 dell' Ey>. Aqx-, nelle quali si ricordano agoni
e feste dionisiache.

Il fitto è chiamato (1. 9) col nome di cpóoog come
in molte iscrizioni di questo genere,8) ove qualche
volta è posto a significare le contribuzioni in de-
naro per opposto alle prestazioni in natura °) o
come in generale nei documenti enfiteutici, nei
quali l'uso di questa parola è pienamente giustifi-
cato dalla natura di tali contratti. Ad un'imposta
fondiaria per questo tempo non si può pensare,

(Lebas, V. ardi. Ili, 416) un terreno ò dato a ragione
del 4 % per cento. Cfr. anche l'epigrafe di Gambreion 3561
del C. I. Gr. e Isocr. Areop., p. 12.

5) Hesych. s. v. èv Kéu> zig rjfiéQa; e Append. Proverb.
Vat. I, 66.

o) Aiovvaia Bccx/eì nelf iscr. di Mykonos lin. 27.

') V. Brondsted, Reis. u. Untersusdi. in Griedi. I Uéber
die Iìisel Keos: Tav. IV, pag. 3 e 123 (1 e 2) e Tav. XXVII.

s) C. I. Gr. 2693e, 3561; Lebas, V. ardi, in, 404, ecc.

9) Lebas, V. ardi.Ul, 323-324: cpÓQog ùqyvqixóg e lipavmóg-
Ibid. 331 (1. 8): yÓQog e Girella.
 
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