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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Halbherr, Federico: Iscrizioni di Keos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0205

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- 194 -

vi porta dei Parrasii d'Arcadia,') il secondo, die-
tro la tradizione locale, dei Locri di Naupaktos.2)
Quali fossero i caratteri della lingua di queste due
primitive popolazioni elleniche non ci è noto ; solo
sappiamo che nei tempi storici i Locri ci si pre-
sentano nei monumenti con una lingua dorica, gli
Arcadi con un dialetto eolico o pseudo-eolico. Oltre
di ciò vi troviamo traccie di elementi cretesi, come
il culto di Apollo Sminteo nella città di Koressos
e nello stesso territorio di Poiessa *) e il nome di
Koressos o Koressia che si ripete in un luogo di
Creta {RoQ^aCa h'fivrj) ;4) alle quali dà consistenza
l'antica e diffusa tradizione del dominio di Minosse
e dei suoi Agli nelle Cicladi.8) Il Mùller (Dorier I,
p, 33) non dubita d'affermare che la personalità
mitica di Minosse rappresenta nè più nè meno il
primo sviluppo della potenza dorica di Creta.

Tutto questo prima dello stabilimento definitivo
della popolazione ionica. In tempi più storici, verso
il VI secolo a. C. l'isola è in condizioni di dipen-
denza dalla potente Eretria.G) Ma Eretria quantun-
que città ionica contiene degli elementi eolici, come
quella che ricevette secondo Strabone (X, p. 448)
una colonia di Elei. Anzi v' ha alcuno 7) che so-
stiene che il duce eretriese Eualkidas, caduto se-
condo la testimonianza di Erodoto (V, 102) nella
battaglia eli Efeso (01. LXX, 2 - a. C. 499) e
lodato dal ceo poeta Simonide, fosse quell'Eualki-
das eleo che nomina Pausania (VI, 16, 4) come
olimpionica nel pugillato dei giovanetti. Non è
improbabile che questa dominazione eretriese su
Keos avesse avuto qualche influsso anche sulla
popolazione dell'isola e specialmente di quella
parte della costa che guarda l'Eubea.

Dunque prima dell'elemento ionico ed anche
dopo che questo s'era impossessato dell'isola tro-
viamo delle tracce d'elementi stranieri, i quali si
collegano al ramo dorico ed all'eolico.

Il nome Poiessa non è che il femminile del-
l' aggettivo noirjsig (erboso, verdeggiante) in forma
sostantiva. Pare che gli antichissimi Elleni amas-

1) Apoll. Rhod. II, 520, 521.

2) Heracl. Pont. fr. IX, nel Mùller, Fragm. Historicor.
graecor. II, p. 214. — Il Boeckli non esita di ritenere
ambedue queste migrazioni, l'Arcadica e la Naupattica
come storiche: scritto citato p. 340.

a) Strab. X, p. 486-487.
*) Steph, Byz. s. v. kóqiov.

6) Thuc. I, 4 e 8; Diod. V, 84; Aristot. Polit. II, 7, 2;
cfr. Apollod. Ili, 1, 2.
c) Strab. X, p. 448.

sero molto denominare le località ed i paesi dalle
circostanze naturali che li distinguevano. Per non
parlare degli epiteti omerici, fra i quali troviamo
anche questo applicato a città ClQrjv noii^aaav,
II. IX, 150; JovXi%tov jto'Ivtivqov TcorijsvToq Od. XVI,,
396), ci basti osservare come l'isola di Tenos fosse
chiamata col nome di ^Yóqósaaa e 'OyiovcHfa,8)
Keos egualmente con quello di 'YdQovctaa,9) Paros
con quello di 'F^Wo-a,10) ecc. L'esempio più vi-
cino al caso nostro è la denominazione di noir^aacc
data in epoca assai remota all'isola di Rodi. ")

Il nome Iloiàaaa dell'epigrafe non è che la con-
trazione della forma noiàsaaa, la quale è comune al
dialetto dorico ed all' eolico, perchè anche in que-
st'ultimo Vrj degli Ioni è reso dall' «.12) Se si debba
riferire all'influsso di stabilimenti cretesi (dorici),
a quello dell'elemento eolico d'Eretria, oppure alla
lingua delle popolazioni primitive dell'isola non si
può dire. Quello che è certo si è che spetta al
periodo pre-ionico e che non vi son fonti per farlo
dipendere da influenze doriche del Peloponneso.

Nell'ortografia l'epigrafe ci presenta le stesse
particolarità, che furono osservate la prima volta
dal Kòhler nella legge di Iulis sui funerali ed in
tre altre piccole iscrizioni votive eli Keos 13) e stu-
diate dal Dittenberger nel suo interessante arti-
colo " Zum Vocalismus des ionischen Dialekts „
pubblicato nel XV volume dell' Hermes;14) cioè che
mentre i tre suoni dell' o son già distinti con se-
gni speciali d O, o Q. ed ou OY e mentre esiste
il segno dell' H non più come aspirazione, ma come
vocale; l'E vale ancora non solo per significare
l'« non dittongo p. es. nelle terminazioni degli
infiniti {(féqsv, 7raQè'x£v, xotitsv), ma ben anche in
molti casi per indicare Feo H: e precisamente
ogni é che ha origine da e, o corrisponde all' rj in
tutti i dialetti, è reso da E; ogni e che è nato
da «, o corrisponde all'a dei dialetti non ionici
è dato da H.

La nostra iscrizione ci dà per il primo caso
l'esempio pEvóg (1. 4-5); pel secondo: H, yH (1. 2);

7) Brondsted, op. cit. p. 69; cfr. anche Boeckh scr. cit.
p. 351.

8) Steph. Byz. s. v. Tijvoe.

9) Heracl. Pont. 1. c.

10) Steph. Byz. s. v. Udqog.

") Poeessa, Plin. N. H. V, 31 (36).

12) Cfr. Ahrens, I, § 13 e l'analoga forma eolica qxavaeaaa
in Saffo, fr. 45 (24). P. Ili, p. 892 dell'ediz. del Bergk.

13) Mittheitungèn d. devi. Arch.Inst. in Ath. I, p. 146,147.
") P. 225 e sg.
 
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