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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Halbherr, Federico: Iscrizioni di Keos
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0228

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- 216 -

di Simonide;1) la menzione delle altre è di par-
ticolare importanza, perchè accerta esservi stato
un culto ed un santuario di Asklepios del quale
s'era già sospettata l'esistenza dopo che, pochi
anni or sono, furono scoperte nel letto del Bathy-
potamos al S-0 dell'antica città le rovine d'un
tempio con sette colonne di marmo ancora in piedi
ed in esso l'iscrizione pubblicata, prima in carat-
teri corsivi dal Miliarakis nella sua monografia su
Andros e Keos (p. 254), poi dal Ròhl nelle I. Gr.
Ant. n. 398:

GsojxvdrjS 'AQiGTaixfiov '' Atìxklrjmoi. 2)

Si vede che l'amministrazione delle sostanze dei
due templi era comune.

Il testo di questi articoli racchiude una serie
di nomi di località il cui stato deplorevole di mu-
tilazione è una vera perdita per la topografìa an-
tiquaria dell'isola di Keos. Non più di sei sono
quelli conservati per intiero od almeno leggìi >ili
con sicurezza : Kótiqoc {B, 4), IlQo^ahvO-ovg {B, 55
e [B, 7]), Méhaaoq o Méhvaov {B, 54 e [B, 6?])
'Axtì) (B, 56), 'Isqos AifU]v (5, 57 e [C, 6?]) e néxqag
{B, 63) ; due quelli pei quali il supplemento è assai
probabile: &qycòvsg {B, 12) e (DwxeTov {B, 52). L'ana-
logia che mostrano i due primi coi nomi dei demi
attici KórcQog della Tribù Hippothoontis e IlQo(3d-
hv&og della tribù Pandioms è degna di nota e
muove a pensare ad antiche relazioni fra l'isola
ed il continente vicino. Anche Wr^mveg da un sin-
golare (Prjywv ha radice comune con quella dei
demi attici (Prjyoiìg e d>rjyai'a, ma per questi la co-
munità d'origine è meno supponibile, giacché la
denominazione può dipendere unicamente da eguali
circostanze locali, (pijywv non indicando che un ter-
ritorio piantato a " cprjyoi „ (aesculetum).

Nel nome Jlérqag (su Jlt'rQavTi B, 63) ravviso
quel territorio roccioso, spettante appunto a Kar-
thea, che forma la punta meridionale dell'isola e
si chiama oggigiorno nsTQovaaa.

Alla lin. 5 (col. B) ho tentato il supplemento

1) Cfr. Bròndsted, op. cit., Vili Beilage: Simonides in
Karthaea. Chorschule am Apollonstompel.

2) Il piccolo scavo intrapreso dal Dimarchos di Tzià col-
l'approvazione del consiglio municipale e fatto poi sospen-
dere per ordine dell'autorità superiore fu ricolmato di
terra dalle intemperie ed oggi non ne appare più segno.
Cfr. anche 'A. MrjliciQaxrjg, 'Ynofxvij/jccTa nsQiyqacpbxà tùv
KvxXddwv yijamv xaxd fiéqog' A"" 'Avdqog, Kéoig. — 'Ei> A&ij-
vcug 1880, p. 213 e 254. — L'iscrizione in discorso fu por-
tata poi in Atene.

tfi MiTuXXoig, pensando che in tal modo poteva
benissimo chiamarsi qualche località ove esiste-
vano cave di minio, prodotto di cui l'isola faceva
grande commercio, specie con Atene. Non sappiamo
però se Karthea ne possedesse di proprie o se avesse
soltanto un diritto in quelle tuttora riconoscibili
sulla collina " zov KaXcctuov xal tov '1 Ayiov Muqtì-
vov „ sopra il piccolo golfo di " O&àg „ nell'an-
tico territorio di Iùlis ;3) del resto nulla si oppone
a credere che il tempio di Karthea, principalissimo
fra quelli di Keos, avesse dei diritti e ricevesse
offerte anche da terreni situati nel circondario delle
tre altre città. MéraXlov e MéxaXla come nomi
di luogo non sono un'apparizione nuova, ma ri-
corrono anche altrove.

La colonna laterale A e, con qualche impor-
tante variazione, la seconda parte della facciata
principale C contengono una lista delle corone of-
ferte da un ordine di persone che rivestirono le
cariche di coregi e strategi. *)

Il Boeckh nel pubblicare l'iscrizione n. 2363 del
C. I. Gr. che è il principio di questa colonna e
nella critica altrove, citata dell'opera del Brònd-
sted 5) ha già illustrato in parte questo catalogo
e rimarcato la sua relazione colle feste pythie di
Karthea e coi noti cori lirici annessi al culto locale
d'Apollo. La scoperta di quest'altro frammento ci
mette in grado di osservare qualche nuova par-
ticolarità e — credo — di modificare l'idea espressa
dal medesimo riguardo all'origine di tali corone.

Egli qualifica l'offerta come fatta da magistrati
e liturgi i quali solevano intervenire alle pompe
col capo coronato. Però la carica collegiale degli
strategi composta di tre membri,c) offrendo sem-
pre una corona sola, mostra che non si tratta di
corone usate nelle feste, ma piuttosto di una co-
rona che il collegio di tali magistrati soleva rice-
vere in fm di carica dallo stato in riconoscenza
dei suoi servizi.7) Lo stesso pare si deva dire dei
coregi. L'Aristopeithes almeno della lin. 36 (col. A),
pel quale la formola dedicatoria ci è data nella sua

3) Cfr. anche 'A. Mìfuaquxiis, op. cit., p. 261-265.
*) Nel primo frammento della colonna A (C. I. Gr. 2363)
ricorrono offerte da arconti.

5) Kleine Schriften VII, p. 354-355.

6) Soltanto alle lin. 3-5 (col. A) appaiono due soli stra-
tegi. Pare che il terzo fosse morto prima di finir la ca-
rica senza essere stato sostituito.

7) Come esempio di corone decretate ad un intero col-
legio basta citare quella che si soleva concedere in Atene
al senato specialmento al tempo di Demostene.
 
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