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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: Monumenti etruschi iconici d'uso cinerario: illustrati per servire a una storia del ritratto in Etruria
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0305

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Scavi 1881, p. 20. Quest'ultimo vaso potè essere
acquistato dal Museo di Firenze, dopoché la rima-
nente suppellettile di quella tomba era ormai an-
data in America nel Museo di Boston; ed è appunto
l'ossuario di bronzo dorato che stava sopra la sedia
quadra a spallette menzionato dal Gamurrini. ')
Come si può vedere dal disegno che ne esibiamo,

la forma di questo vaso corrisponde al tipo dei
citati ossuari di Corneto, e specie si riscontra
con quella dell'ossuario senza labbro edito nei
Moti. Ist. X, tav. XXIVa n. 7. L'offerto disegno
serve a dare ancora un' idea abbastanza esatta del
vaso Servadio, il quale, simile di forma, è simil-
mente composto di due lamine principali liscie,
l'inferiore battuta in forma conico-emisferica, la
superiore tirata a tronco di cono con base curva
ripresa e fissata mediante i soliti chiodi a capoc-
chia conica. Ambedue questi vasi poggiano sopra
base conica, e sono coperti e sormontati da una
callotta perfettamente eguale alla suddescritta. La
callotta che forma insieme testa e coperchio al vaso
della vignetta combacia ermeticamente con il collo
del recipiente, senza esser altrimenti fissata al me-
desimo ; invece la callotta del vaso Servadio era
stabilmente fissata al collarino sottostante me-
diante un asse di filo di bronzo che l'attraversava
ribadito per di fuori. L'asse ora manca, ma quattro

») Il peso delle ossa contenute nel vaso squarciò la
parte inferiore del medesimo, onde fu dato a ristaurare
e non figurò fra gli oggetti venduti nell'atto della sco-
perta al console degli Stati Uniti.

*) V. le citate relazioni del can. Brogi.

3) Non è improbabile che anche sul vaso di cui abbiamo
esibito il disegno fosse congegnata la maschera del de-
funto. Gamurrini nota eh' esso era cinto nel corpo da una
fascia di bronzo vestita un tempo di cuoio, la quale si
allacciava colle sue fibbie (v. Noi. degli Scavi, 1881, p. 20).

fori praticati, due sulla periferia della callotta, e
due sotto l'orlo del collarino, mostrano d'aver ser-
vito per il passaggio dell'asse suddetto. - Que-
st'asse si conserva intatto al suo posto nella cal-
lotta che noi pubblichiamo con la maschera, nè
senza romperlo la nostra callotta potrebbesi anzi
staccare dal collo del rispettivo ossuario. Così non
si può dubitare che la nostra callotta sia la coper-
tura fissa, ossia la testa d'un ossuario della forma
di quello della vignetta; e a questo ossuario, se-
condo ogni probabilità, appartenne la maschera
trovata con esso. Come la maschera fosse conge-
gnata sopra l'ossuario si può arguire, e da certi
buchi praticati intorno al margine di quella e dalla
convessità datale. Tale convessità corrisponde per-
fettamente con lo sviluppo del collo frammentario
dell'ossuario ; e i buchi in numero di nove, girando
intorno al margine senza alcun ordine e corrispon-
denza fra loro, fanno vedere che la maschera in-
vece di essere rattenuta con catenelle,2) dovea es-
ser piuttosto fermata con piccoli chiodi o con fili
metallici.:i) La maschera è coperta attualmente da
un denso strato di tartaro azzurrognolo eguale a
quello onde è rivestito il descritto avanzo d'ossua-
rio, ed è fatta di una sottile lamina ovale, largh. 0,19,
alt. 0,23 ; sulla quale sono espresse a sbalzo molto
artificiosamente le sopracciglia, gli occhi, il naso,
le guancie, la bocca e il mento barbato di un uomo.
La barba, rasata nettamente poco sopra il mento e
in giro dietro le guancie secondo il costume proprio
dei Fenici e dei Greci antichissimi,4) ricontorna
il viso fino a congiungersi con le sopracciglia, le
quali, trattate come la barba a sbalzamento liscio,
sono aggiogate al naso e riunite con esso. I peli
della barba e quelli delle sopracciglia sono resi al
graffito appena visibilmente con linee parallele tirate
a distanza in senso verticale.5) Una cornice sbal-
zata serve a rilevare il contorno degli occhi ; indi
le palpebre chiuse sono sbalzate dentro quel con-
torno. 6) Le ciglia sono indicate con brevi linee graf-
fite, ed è per quelle linee che noi siamo fatti certi

*) Cfr. Helbig, Sull'uso di radere la barba negli Atti
della K. Accademia dei Lincei, e Das Jwmerische Epos,
p. 173 sgg.

8) Queste linee si vedono abbastanza bene sull'originale
nei punti dove la crosta verde smeraldina della patina
non è ricoperta dai bitorzoli azzurrognoli del tartaro.

e) Nella più bella maschera d'oro di Micene gli occhi
sono espressi in modo del tutto analogo (v. Schliemann,
n.474, p.332 e 357 riprodotta e descritta anche da Overbeck,
Gesch. d. griech. Plastik, 3* ed. p. 34).

Museo italiano di antichità classica — Voi. I. Punt. III.

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