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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Milani, Luigi Adriano: Monumenti etruschi iconici d'uso cinerario: illustrati per servire a una storia del ritratto in Etruria
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0335

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- 323 -

z") Testa d'ossuario in terra rossa avente il viso
oblungo, le sopraciglia poco prominenti, gli occhi
cavi fatti in forma di losanga (cfr. v), la bocca
semiaperta, il naso quasi schematico, le orecchie
a elice. I capelli sono espressi tutti in graffito,
corti di dietro e pioventi davanti sulla fronte, dove
finiscono in tanti circoletti concentrici ottenuti col
punzone. Questi circoli, fatti eguali a quelli che
decorano gli ossuari n, o, corrispondono certa-
mente ai ricci degli ossuari virili ascritti al terzo
gruppo (cfr. p. 326). L'espressione del ritratto è in-
certa; il tipo molto arcaico.

[Chiusi, presso il sig. Gio. Paolozzi].

z'") Tav. Villi, 10. Sedia di tipo arcaico in terra
rossa già colorata, appartenente ad un ossuario
a testa umana andato perduto. Alt. 0,50; circonf.
m. 1,30. La base conica è ornata sul davanti di
quattro file di borchie tonde (cfr. la decorazione
a borchie sulle sedie, c, i, n, o, p, s ecc.) e di due
bastoni con l'estremità superiore avvolta a spira,
simili a due litui. Intorno al sedile gira un dop-
pio cordone ritorto, il quale corrisponde con quello
delle sedie e, p; sotto quel cordone sono graf-
fiti dei raggi simili a quelli con cui è ornata la se-

») Sull'origine e il vario significato della voce latina
bustum veggasi Forcellini — De Vit, Tot. lat. lexicon, e
Diez, Wórterbuch 4, p. 75. La voce bustum, con cui Cicerone
{Leg. II, 26) credette di poter tradurre l'espressione tvpflos
delle leggi soloniche, vien dichiarata esattamente da Isi-
doro in relazione con i nomi affini sepulcrum, tumulum,
monumentimi (Ved. Diss. Append. 216). " Sepulcrum inquit
est locus in quo corpora sepeliuntur : tumulus qui cineres
tegit, monumentum quo sepulcrum circumdatur, dictum a
munitionibus; bustum in quo ossa sunt, quasi bene
ustum. „ Giudico che il senso originale della parola bustum
sia quello datole da Lucrezio, HI, 906 (Lachmann), sepol-
cro o urna col cadavere bruciato: cfr. Cicerone,
Leg. 26, Tusc. V, 35; Properzio H, 7, 75; Seneca, Troad. 663,
1150 (cfr. nel Mlat. busta, bustula, busterna). Indi la stessa
parola sarebbesi estesa tanto al luogo dove si bruciavano
e seppellivano i morti (Festo presso Paulo Diac, p. 26;
Servio ad Aen. X, 519), come al cadavere stesso bru-
ciato (Stazio, Tìieb. 247, Stjlv. 1, 226), e al rogo (Virgilio,
Aen. XI, 201). Siccome poi i più antichi monumenti cine-
rari usati a Chiusi, Cere, Veio e in altre città dell'Etru-
ria vicine a Poma (cfr. p. 325), avevano la vera forma
d'un busto umano (cfr. specialmente q, r, s), niente ci
vieta di supporre che i busta-sepulcra fossero al tempo
dei re di Roma dei vasi cinerari simili a questi con le
reliquie e le maschere degli antenati {imagines majorum).
La spiegazione dei bustuarii data da Servio, Ad Aen. XI, 201,
si riferisce probabilmente ad un antichissimo rito san-
guinario degli Etruschi (cfr. le urne etnische rappresen-
tanti i bustuarii); d'altro canto la legge deljus imaginum
prova l'antichità a cui rimonta l'usp romano delle ima-

dia e; e lateralmente sulle pareti esterne del dos-
sale spiegato a cartoccio sono espressi in rilievo
due altri bastoni curvi ed avvolti a spira.
[Chiusi, Museo degli Asili].

Terzo gruppo

Visto come dalla maschera cineraria (voltus) si
è svolto il vaso cinerario a testa umana, imago del
defunto ; e dal vaso a testa umana quello a torace
umano, thorax, bustum (?), *) ci resta a vedere nei
vasi del terzo gruppo l'ulteriore- sviluppo della
testa come ritratto del morto. I vasi del terzo
gruppo rappresentano a punto l'ulteriore ultimo
sviluppo della testa nei canopi, imperocché dopo
di essi noi troviamo prevalere in tutta l'Etruria
l'uso dell'umazione, con cui il concetto originario
dell' imago religiosamente ed artisticamente venne
a risolversi applicato alle figure recumbenti dei
sarcofagi, ancora avanti di passare alle statue e
alle urne cinerarie. In che modo sia avvenuto que-
sto passaggio ci proponiamo di dimostrare in al-
tra occasione, studiando i più antichi ritratti se-
polcrali spettanti al rito della umazione. Che se
intanto limitiamo il nostro campo di osservazione

gines (Mommsen, Staatsrecht I2, p. 436 sgg). Si badi altresì
alla usanza significativa di portare trionfalmente nel fòro
i busti degli antenati sopra le sedie curuli. Lo stretto
nesso fra le imagines e i busti, notato già da Visconti
(Mus. Pio Glem. VI, pref. p. XXI, cfr. Icon. Or. I, p. 285
nota 2), e rilevato di nuovo dallo Schohne {Bull. Ist. 1866,
p. 99, e Lat. Mus. p. 209, a proposito del monumento degli
Haterii), troverebbe la sua migliore conferma nei monu-
menti cinerari etruschi col ritratto del defunto (cfr. anche
l'urna perugina citata più oltre p. 325 nota 1). I Eomani
chiamavano imagines i busti degli antenati, e contrappo-
nevano le imagines sepolcrali alle statue civili (v. Plinio,
N. H, XXXIV, 4 (9), 18; cfr. Sidonio Apoll. I, 6 " trabeatis
proavorum imaginibus „ e ciò che osservava Henzen nel
Bull. Ist. 1866, p. 100). Io non credo improbabile che la
formazione del busto romano sia di origine etnisca e che
siasi conservato cavo nell'interno con un piede
quasi vasculare (cfr. q), perchè derivato non dalle
maschere mortuarie di cera {voltus, facies, effigies) con
l'aggiunta del petto, secondo ha pensato lo Schohne 1. e;
bensì dai vasi fittili a busto umano {imagines = busta).
L'uso delle maschere formate in cera e in gesso sembra
non essere anteriore a Lisitrato (cfr. sopra p. 297 nota 2).
Intorno a codesta questione ritorneremo del resto in altra
occasione ; intanto vedasi per la letteratura, oltre gli autori
citati : Quatremère, Jupiter Olympien p. 14, 26, 37; Hùbner,
Beri. Winckelmannsprogr. p. 24, Helbig, Camp. Wandge-
ma^.p.49; Furtwangler, Mittheil. d. Athen. Instili, P-158;
Eichstadt, De imaginibus Bomanorum, Petropoli 1806; Benn-
dorf, Antike Gesichtshelme und Sepulcralmasken p. 76 sgg.;
Marquardt, Handb. VII, Bóm. Privatleben I p. 235 sgg.
 
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