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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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De Petra, Giulio: Gli ultimi ripostigli di denari
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0358

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- 346 -

in riguardo a Malies, la mia congettura mal si reg-
gerebbe, se fosse Malies = Malósig = Maluon-
tum = Beneventum ; in quanto che risalendo que-
st'ultimo nome alla colonia latina del 486, cioè ad
un tempo precedente la coniazione del vittoriato,
questo dovrebbe aver la iniziale non del nome ar-
caico già fuori d'uso (Malies), sibbene del nuovo (Be-
nuentum). Ma il Mommsen {Corp. Iscr. IX, pg. 136)
ha osservato : Nummi aenei iscripti MALIES vix
sunt eius oppiali (Maluentum); e infatti non con-
venendo la L quadrata al quinto secolo di Koma,
la leggenda MALIES dimostra che una città così
chiamata, e diversa dalla colonia di Benuentum,
esisteva nel sesto secolo di R., cioè al tempo di
questi vittoriati.

Le lettere e i monogrammi, che si trovarono a
Taranto, spettano dunque alle zecche della circo-
scrizione consolare d'Italia. A fronte di essi la
zecca urbana può contrapporre emblemi soltanto,
ma nessuna lettera o monogramma; nè può la
stessa serie col monogramma di ROMA contendere
per antichità con C, M ed IW. Difatti il vittoriato
con la clava, mancando a Taranto e trovandosi
nel deposito tanto più piccolo di Pisa, fu coniato
dopo 'il seppellimento del tesoretto tarantino ;l)
or se questo vittoriato, che si collega ad un asse
di gr. 49,84 (quasi il sestantario giusto) è poste-
riore a C, M ed IVP, tanto più tardi dee venire il
monogramma ROMA, il cui asse è un sestantario
debole. -)

Senza dubbio i nomi segnati dalle zecche ita-
liche non sono tutti anteriori alle lettere ed ai
monogrammi della zecca urbana; specialmente
il n. 18 Blacas niun dritto ha di aspirare al pe-
riodo dell'argento primitivo, e molto meno ad una
priorità su alcuni monogrammi della zecca di Roma.

assicura ad una città, il cui nome principia con c (Capua)
il privilegio della monetazione co'tipi di Eoma; e non so-
lamente lo stile è identico in c, m ed in c, ma anche il
posto di c, dietro la testa di Giove, è lo stesso in en-
trambi i vittoriati. Per altro, non avendo io difficoltà ad
attribuire alla zecca di Roma la fabbrica grossolana e
talvolta barbara del denaro c, propendo a distaccarlo dal
vittoriato; e mentre questo, per le ragioni ora dette, re-
sta assicurato ad una zecca secondaria, il denaro e la se-
rie del bronzo (che hanno entrambi la c sul rovescio)
andrebbero di dritto alla zecca di Roma.

») " Wahrsheinlich sirici die Sorteti mit Wappen und
Namen, die in Tarent fehlen und in Pisa erscheinen, nach
der Vergrabung des ersten Schatses geschlagen. „ Mommsen,
Sitzungsber. Berlin 1883, pg. 1156.

2) Stabilita la cronologia relativa della serie col mono-

Tuttavia stimo che l'ordinamento ne guadagni in
semplicità e chiarezza, se qui la ragione stretta-
mente cronologica cede alla geografica, appunto
come in Mommsen-Blacas sono riuniti i n.1 8, 9,
10, 11, 12, 13, fino a 18. E così tutti i nomi delle
zecche secondarie dovrebbero prender posto in-
nanzi al n. 6 (serie con À$), perchè s.e non tutti,
certo per la più parte, sono i più antichi.

Il vittoriato con la cuspide di lancia trovato a
Taranto deve staccarsi dall'oro e dal bronzo, che
hanno lo stesso emblema. Dall'oro, perchè l'emis-
sione di questo metallo venne certamente dopo la
riduzione dell'argento, e invece nel ripostiglio di
Taranto il vittoriato dimostra il peso primitivo non
diminuito. Dev'essere staccato dal bronzo, tanto
perchè questo ha un peso medio (asse gr. 31,91
D'Ailly pg. 414), che risponde più al tempo del-
l'oro, che al primo periodo dell'argento, quanto
perchè se il vittoriato con la cuspide s'avesse a
riunire all'asse con lo stesso emblema, che è on-
ciale forte, dovrebbe quel vittoriato venir dopo
tutti gli altri, che si collegano all'asse sestan-
tario giusto ed al sestantario debole. Or com'è
che niuno di tali vittoriati sia occorso nel riposti-
glio di Taranto? eppure questo è relativamente
assai numeroso, avendo non più di 4 specie su 191
monete. Dunque la cuspide essendo il più antico
degli emblemi messi sul vittoriato, nulla ha che
fare con l'altra serie battuta col medesimo em-
blema al tempo della emissione dell'oro. Con tutta
sicurezza si può al vittoriato collegare il quinario,
che in D'Ailly (pg. 414) ha il peso medio di gr. 2,02;
e il denaro (pg. 413), che ha esemplari di gr. 4,58;
4,28; 4,26 e di gr. 3,96; 3,95; 3,58; 3,55 si ran-
noda forse tanto alla coniazione del vittoriato,
quanto a quella dell'oro e del bronzo.

gramma roma, essa benissimo si spiega come imitazione
delle lettere e monogrammi delle zecche secondarie. Poi-
ché se i tipi e il nome di Roma erano adoperati in altre
zecche fuori di' Roma, e se queste succursali, per far ri-
conoscere i loro prodotti, ponevano la lettera o sillaba
iniziale della città, potè venire in mente a un monetiere
della zecca urbana di controsegnare il prodotto della of.
ficina principale col monogramma di roma. Non si può
pensare ad un cognome rommius, perchè i monogrammi
de 'monetieri cominciano a vedersi ne'denari spezzati su g<j
della libbra ; e non trovandosi in quelli che rispondono al
peso di ffo, sarebbe assurdo farli risalire fino al denaro
pesante -fe. Il Mommsen (Miinzw. pg. 373) anche ammette
che il monogramma roma sia nato sull'esempio de' nomi
delle zecche secondarie; ma il posto datogli nell'ordina-
mento Mommsen-Blacas non esprime questa derivazione.
 
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