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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Poggi, Vittorio: Iscrizioni etrusca su di un vaso fittile a forma di uccello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0379

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- 367 -

tazione del sistema romano. La citazione della
maternità nella nomenclatura personale, mentre
era riguardata dal Maury come indizio di una
grande corruttela dei costumi presso gli Etruschi,
arguendo che la madre fosse nella maggior parte
dei casi il solo genitore che all'Etrusco fosse dato
conoscere, veniva da altri più generalmente rife-
rita ad un sentimento nobilissimo che ebbe radici
profonde ed estese nel popolo etrusco, a preferenza
di ogni altro dell'antichità, sentimento atto più di
qualsiasi altra caratteristica a porgere un simpa-
tico concetto della fisionomia morale di questo
popolo, cui la pietà verso i suoi morti, l'amore
della famiglia, il rispetto e la deferenza per la
donna, in genere, la sposa e la madre in parti-
colare, hanno a buon dritto procacciato fama di
pio, affettuoso e cavalleresco. ') In relazione a
questo modo di vedere, era naturale che si at-
tribuisse al matronimico una peculiare importanza,
e lo si presumesse anche dove non era.

Tutte le teorie ora accennate si sono in questi
ultimi tempi per nuovi studi singolarmente mo-
dificate. Ulteriori investigazioni posero in sodo che
lar#i e arn^i sono di regola maschili, sebbene
per eccezione funzionino talvolta come espres-
sione sincopata delle forme femminili lar->9-ia e
arn^ia. Dicasi lo stesso delle forme flessionali
lar^ial e ambiai, che accuratissime indagini
dimostrarono essere quasi sempre maschili. Circa
ai nomi con desinenza in - sa, si ammette oggidì
con maggior probabilità che il suffisso -sa (-sa),
talvolta sincopato in - s (- s), costituisca una sem-
plice desinenza di flessione e rappresenti la forma
genitivale del nome a cui è innestato, indipen-
dentemente dal genere di questo. Per quanto con-
cerne, finalmente, i nomi propri di persona con
uscita in - si, questi sono oggi ritenuti più gene-
ralmente come dativi, o come genitivi speciali (ge-
nitivi-dativi), ma in ambedue i casi gli esemplari
conosciuti si giudicano quasi tutti di genere ma-
schile. 2)

Dal sin qui detto si evince come nel campo del-
l'epigrafia etrusca l'elemento femminile, già pre-
ponderante, sia andato di più in più perdendo ter-
reno, tanto da trovarsi oggi ridotto entro confini
assai modesti.

*) V. Poggi, Contribuzioni allo studio ddl'epigr. etr. n. 13,
p. 44.

2) Il solo E. Lattes (Appunti etruscol. n. IV) propugna

Sarà ora piuttosto il caso di guardarsi dalla ten-
denza ad eccedere nel senso di restringere vieppiù
questi limiti.

Son trascorsi pochi anni da che il Corssen rife-
riva ad una donna perfino l'iscrizione dell'Arringa-
tore. Oggi vediamo il Pauli contestare il carattere
femminile di tre titoli funerarii della necropoli
Mancini (F. Ili Suppl 293, 297, 305), sul riflesso
che troppe sarebbero in proporzione le tombe mu- 1
liebri nella eletta necropoli (Etr. Stud. II, p. 55).

Ora, la necropoli Mancini consta di 13 tombe,
delle quali una soltanto è dal Pauli riconosciuta
come spettante a donna: aggiungendo a questa
le tre da lui contestate per l'anzidetta ragione, il
rapporto che ne risulterebbe sarebbe di 4 :13. Non
sembra egli esagerato conchiudere che in tali pro-
porzioni l'elemento femminile sarebbe troppo lar-
gamente rappresentato ?

Nè meno esorbitante apparisce per avventura
il canone proposto dal Pauli per eliminare vieppiù
l'elemento femminile, e giustificare il processo onde
egli spiega le forme lar-5-ia e ara-^ia di dette
iscrizioni per genitivi maschili, considerandoli quali
abbreviazioni di lar^ial e ara^ial; che, cioè,
giusta le regole della nomenclatura etrusca, la
moglie allora soltanto è contrassegnata col sem-
plice prenome quando sia di condizione servile
(ib. p. 8).

Generalizzando, conchiuderemo che l'etruscolo-
gia è finora un po' come la Filosofia della storia,
dove si accomodano facilmente i fatti alle esi-
genze di idee preconcette. Nel caso concreto c
certo che la teoria del mi — Me (haec, hoc) esige
che si presuppongano nei testi epigrafici frequenti
omissioni di lettere, abbreviazioni di voci e altri
errori di scrittura. Ma quando pel sostegno di una
teoria è d'uopo ricorrere a tali espedienti, si af-
faccia spontanea la presunzione che questa teoria
non sia per sè stessa così vera come piacque al
suo autore di presentarla.

L'illustre D.r Pauli della cui personale amicizia
mi onoro, vorrà perdonarmi se, pur rendendo il
dovuto omaggio ai talenti veramente superiori che
egli impiega con tanto frutto al servizio degli studi
etruscologici, io oso ribellarmi a taluno dei suoi
pronunciati. Amiciis Plato, secl magis amica veritas.

oggidì la dottrina Corsseniana che i - si etruschi siano no-
minativi, però in senso più largo del Corssen, ammettendo
cioè che tali formo possano essere anche maschili.
 
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