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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Poggi, Vittorio: Iscrizioni etrusca su di un vaso fittile a forma di uccello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0381

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- 369 -

la quale veramente in nulla differisce dalle citate
" Ego Larthia „ " Ego Selenici. „ ')

Adotterò per l'iscrizione in corso d'esame la 3a
interpretazione nel senso di me, come quella che
panni meglio convenire al caso pratico. Ammetto
peraltro che l'ipotesi di un pronome dimostrativo
calzerebbe qui ugualmente, e che l'hoc, beninteso,
come accusativo, potrebbe in deteriore ipotesi ve-
nir sostituito assai bene al prescelto me, senza
che ne rimanesse menomamente alterata l'ordi-
tura logica della proposta dichiarazione.

Venendo al 2° membro dell'iscrizione, cioè alla
voce mulu, che trovasi qui nella stessa posizione
ed ufficio come nella precitata cornetana mi mulu
kaviiesi, lascierò anzitutto in disparte l'opinione
di coloro che vedono in essa nulla più che un
nome proprio di persona = Mulus,9) giacché que-
sta supposizione rimane esclusa dal fatto che la
voce stessa serve di tema a note forme come
mulenike (F. 355), mulveneke (F. 2614), mu-
luevneke (F.ISuppl. 234), mulvunuke (G-. App.
607, 608), mulvuneke (Deecke, in Bezzenberger's
Beitr. 1877, p. 102, n. Villa), mulune (F. 429 bis a) ;
mulvannice (F. Ili Suppl. 391), mule# (F. 2059),
le quali hanno tutto l'aspetto di forme verbali, e
più precisamente di preteriti. Anche queste voci
furono in tempi non lontani assegnate all'Onoma-
stico, e tradotte in Mulenicius, Mulvinicius, Mul-
vanicus 3) ecc. ; solito ripiego a cui si ricorre in
etruscologia quando non si riesce a determinare
in modo più soddisfacente il valore di un voca-
cabolo: però quasi unanime è oggi il consenso
degli specialisti neh'attribuir loro il carattere di
forme verbali. Al Deecke spetta il merito d'aver
sottratto queste voci dalla immane bolgia dei nomi
propri personali a cui erano state indebitamente
relegate dal Corssen, ') e dove tante altre infelici
aspettano ancora il loro liberatore : senonchè ho io
pel primo combattuto la congettura da esso lui
in proposito formulata, che cioè tali diverse espres-
sioni debbano riguardarsi come semplici varianti
di una stessa voce cui egli qualificava per un ag-

») Nella prima orditura di questa memoria mi era ve-
nuto sotto la penna, come altro esempio di questa stessa
forinola, il graffito di vaso Ardeatino letto dal Dressel
EQO K ANAIOS (Bull. dell'Inst. di corr. ardi. 1882,
p. 72) ; ma correggendo ora le bozze, ne sopprimo di
buon grado la citazione, in base alla nuova edizione
che di detta epigrafe ha proferto il eh. prof. Comparetti
a p. 231 di questo Museo.

2) Il Gamurrini tradurrebbe la più volte riportata Cor-

gettivo col significato più probabile di " sepulcra-
lis. „ 6) Posso ora aggiungere un altro argomento
ai già addotti, ed è che se le voci affini mulenike,
mulveneke ecc., fossero espressioni di uno stesso
aggettivo equivalente a " sepulcralis, „ la forma
mulu dovrebbe a sua volta esserne il sostantivo
e significare di necessità " sepulcrum. „ Ora il ca-
rattere dei due monumenti su cui la medesima è
inscritta osta recisamente ad una simile attribu-
zione, non potendo a patto alcuno convenire la
qualifica di " sepolcro „ ad un vasetto fittile in
forma di uccello.

Considerazioni analoghe, dedotte cioè dalla na-
tura e dall'indole dei relativi monumenti, consi-
gliano similmente a respingere la congettura, del
resto assai più seducente, del Lattes (op. cit.
p. 19 sgg.), che nell'etrusco mulu debbasi rav-
visare il lat. " mei, „ o alcun che di simile a
" mulsum, „ e nelle forme veneke, vunuke,
evneke ecc. con cui quella voce si trova accop-
piata, altrettante corruzioni e pronunciazioni etru-
sche del vocabolo greco " olvo%órj „ °) con cui si
designava il vaso donato col miele per le liba-
zioni sepolcrali.

Che possa riscontrarsi una lontana rassomi-
glianza fonetica fra le voci etrusche vunuke,
veneke, vuneke, evneke e la greca oìvo%órj,
sia pure; ma non è, per contro, men vero che
nel campo della realtà i vasi su cui dette voci
trovansi inscritte non presentano generalmente
alcuna analogia colla ben nota forma dell'oenochoe ;
sebbene questa forma si trovi spesso riprodotta
nella ceramica etrusca. Oltreché non tutte le voci
che si conoscono accoppiate a mulu potreb-
bero venir riferite allo stesso tipo : prova ne sia
mulvannice, il cui secondo membro non offre la
menoma analogia di forma o di suono con oho%&q,
neppure a squadrarlo cogli occhi della più viva'
fede. Che dir poi della nota iscrizione : mi aviivs'
tite ... u^sie mulenike di stela o cippo vol-
terrano in pietra arenaria, su cui incisa a basso-
rilievo di stile arcaico la rappresentazione di un

netana: sum Mulus (o Mulvius) Cavii filius {App. 771).

s) Corssen, Ueb. ci. Spr. d. Etr. I, p. 548, 775; II, p. 628.

*) Neugefundene etruskische Inscìiriften, nei " Beitràge
zur Kunde der indogermanischen Sprachen „ del Bezzenber-
ger, I, p. 104.

s) V. Poggi, Contribuzioni allo studio dell'epigr. etr. ecc.
n. 36, p. 80 sg.

c) Quest'ultima proposizione era già stata sostenuta
dal Gamurrini (App. 608).
 
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