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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Poggi, Vittorio: Iscrizioni etrusca su di un vaso fittile a forma di uccello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0383

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- 371 -

con ciò di muovere il menomo appunto ad uno
scienziato del merito di Sophus Bugge, il quale,
anzi, si distingue non soltanto per la vasta e pro-
fonda dottrina che in lui si accoppia ad un sin-
golare acume; ma eziandio per la ponderatezza
delle induzioni dovuta alla riservatezza ed alla
circospezione con cui suol procedere nelle sue in-
vestigazioni. Dico, bensì, che nella pratica l'appli-
cazione del metodo etimologico (il quale, del resto,
ha fatto ottima prova in altri campi d'azione) alla
interpretazione della lingua etnisca, non è per ora
scevra di pericoli più di quanto lo sia quella del
metodo rivale così detto delle combinazioni logi-
che, o della evidenza ermeneutica ; conoscendo io
stesso per dura esperienza quanto torni difficile
difendersi dalle attrattive che esercitano sopra una
mente non sempre spoglia da ogni preoccupazione
certe somiglianze di forma e di suono che qui si
affacciano ad ogni piè sospinto; ammaliatrici si-
rene di un mare infido, contro cui non bastano a
gran pezza le precauzioni di Ulisse. ')

Il significato di dono, 8 in dono, „ attribuito alla
voce mulu trova appoggio nel riscontro dell'epi-
grafia latina arcaica, ciò che è sempre di un gran
peso nella soggetta materia. Ricorderò in propo-
sito l'iscrizione di patera in bronzo A • SEPTVNV-
LENA ■ PETR • MAISIO • DONO ■ (Garr. Syll. 555),

va intesa in senso assoluto: ma ben si può affermare
senza taccia di esagerazione che certe etimologie di voci
etrusche, esposte con grande apparato di dottrina da au-
tori che vanno per la maggiore in questa materia, accusano
se non l'insufficienza dei metodi scientifici, un vizio, al-
meno, nel modo onde i medesimi vengono finora apphcati.

q Nelle poche pagine che servono di prefazione ai miei
recenti Appunti di epigrafia etnisca, Parte la, Genova 1884,
ho tratteggiato brevemente l'indole e i caratteri dei due
metodi che vengono oggi applicati alla interpretazione
della lingua etrusca. Uno è il metodo etimologico, di cui
si serve più particolarmente la scuola capitanata dal
Deecke, e che ha condotto ultimamente questo scienziato
a ripudiare in gran parte le dottrine da lui già propugnate
contro il Corssen e a riconoscere nell'etrusco un idioma
ariano-italico ; dottrina che è in sostanza quella del Lanzi,
continuata dagli etruscologi nostrani venendo fino al Fa-
bretti e al Gamurrini, ampliata dal Corssen e da altri
illustri linguisti stranieri e italiani. L'altro è il metodo
delle combinazioni logiche, o dell'evidenza ermeneutica
che dir si voglia, maneggiato con somma finezza e abi-
lità dal Pauli. Questi che sostiene non potersi a tuttoggi
asserire alcun che di positivo circa alla questione delle
affinità dell'etrusco, a cui intanto non riconosce alcun ca-
rattere italico e nò tampoco ariano, ritiene perciò questa
lingua non suscettibile per ora di altro trattamento er-
meneutico che quello da lui posto in opera.

Quale dei due metodi dovrà dirsi il migliore? Certe in-

dove quest'ultima voce esercita precisamente l'uf-
ficio che da noi si assegna al locativo mulu. Noi
siamo ora finalmente in grado di dare una spie-
gazione plausibile alla controversa Cornetana mi
mulukaviiesi, traducendo Sum dono (dcdum)
a Gavio, oppure Gavio, 8 sono (dato) in dono eia
Gavio „ oppure 8 a Gavio, „ rimanendo soltanto
indeciso se kaviiesi sia dativo o ablativo.

Passo al 3° membro della leggenda, ossia a
larile, voce evidentemente scomponibile in due
elementi, cioè in lari nom. propr. person. masch.
nominat. sing., e -le suffisso diminutivo. Trattasi
qui senza dubbio del prenome etrusco lari, -)
genit. laris,3) che non si vuol punto confon-
dere, come accade al Fabretti, 4) colle forme af-
fini larn-5-, genit. lar#s, lat. Lars;*) lar^i(es),
genit. lar^isa, lar#is'; lar-#, genit. lar#alisa,
lardai; lar#i, genit. lar^ialisa, lar-^ial, lat.-
etr. Larth; lar, genit. larus', lat. Lar; laris,
genit. larisal (cf. lat. Larisius). È agevole inten-
dere come da lari, mediante l'aggiunta del suffisso
diminutivo -le, siasi formato il vezzeggiativo
larile = lat. Larillus, quasi " piccolo Lari, La-
ruccio, „ e che tale appunto sia il prenome del
personaggio che ha dedicato il titolo in esame.

Questo prenome foggiato in diminutivo sembre-
rebbe indicare che l'individuo così designato si

terpretazioni discrepanti e spesso contradditorie di una
stessa iscrizione, proposte da etruscologi di una medesima
scuola, non debbono per avventura imputarsi all'insuffi-
cienza dei metodi scientifici, ma sì piuttosto alla maniera
di applicarli. Tutto sommato, il pubblico colto che assiste
non senza interesse alla gara, si limita a ripetere: vide-
bimus infra. Infatti, i metodi si giudicano dai risultati,
come dai frutti l'albero. Quanto a me, non potrei qui che
riassumere il giudizio da me formulato nella citata pub-
blicazione, cioè che nella pratica un metodo non esclude
l'altro in modo assoluto, e per conseguenza nulla osta a
che le indagini dirette a rintracciare le affinità di un vo-
cabolo e a determinarne il valore etimologico, procedano
di pari passo coll'analisi dei rapporti logici che il voca-
bolo stesso ha col testo epigrafico di cui fa parte, tenuto
il debito conto della natura, dell'indole e della destina-
zione del monumento a cui spetta l'iscrizione.

a) Trovansene esempi accertati in note iscrizioni, F. 149,
1656, 2422; USuppl. 71; ecc. Deriva da uno stipite lari(e)
Cf. lat. gentilizio Larius.

') F. I Suppl. 308; III, 320, 371. G. App. 46, 48; ecc.

4) L'autore del Glossarium fa un sol fascio di tutte quante
le forme affini da me enumerate, e non vede in esse che
semplici varianti ortografiche del più ovvio lar#.

s) larn#- corrisponde probabilmente al latino Larent-,
o lar#i a Larentius, rapporto che connette l'ovvio pre-
nome etrusco ai nomi latini delle mitiche Acca Larentia e
Larentia Fabula.
 
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