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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Poggi, Vittorio: Iscrizioni etrusca su di un vaso fittile a forma di uccello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0387

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- 375 -

al genitivo esprimente il prenome, o cognome
(ogniqualvolta l'individuo fosse conosciuto pel suo
cognome anziché pel prenome) del padre un altro
genitivo enunciante il prenome o cognome del pa-
dre di quest'ultimo, che è quanto dire dell'avo del
titolare. A questo secondo genitivo dipendente dal
primo (genitivo di genitivo) davasi la desinenza
caratteristica in -sia.

Così nell'iscrizione: lar^i ]| vel^urus [| sex
|| velus'la (F. I Suppl. 430), la titolare Larthia
(Velchaia) si dichiara per figlia di Velthur, il quale
a sua volta viene indicato come figlio di Vel.

La lingua etrusca permetteva dunque di indi-
care per mezzo del suffisso genitivale -sia il terzo
grado di discendenza. Infatti, se il genitivo v elusa
equivaleva a " figlio di Vel, „ ed esprimeva così
il 2° grado, il genitivo di genitivo velusla si-
gnificava " nipote di Vel, „ e veniva a deno-
tare il 3°.

Il Deecke ha voluto andare più in là, e ha
creduto trovare una forma esprimente il 4° grado
di discendenza nel titolo

vi • sepiesa • vi • cuislanias — F. 708

" Vel (Remnza), di Vel (e) di Cuislania (figlio). „

Ponendo come 1° grado il cognome cuie dato
dalla F. 1652,1 ) il 2° sarebbe rappresentato da
cuiesa2) == " figlio di Cuie; „ il 3° da cuisla 3)
= " figlio di Cuiesa, o nipote di Cuie, „ e final-
mente il 4° da cuislania, o cuizlania4) —
" figlia di Cuisla, o pronipote di Cuie. „

Nella Cuislania della anzidetta iscrizione il Deecke
vede dunque una " figlia di Cuisla, nipote di Cuisa,
pronipote di Cuie; „ e siccome il titolare Vel
Remzna si qualifica per figlia di questa Cuislania,
ne consegue che verrebbe ad essere qui rappre-
sentato il 5° grado di discendenza!

Non essendovi altri esempi a sostegno di simile
teoria, mi permetto di dubitarne, tanto più che
il suffisso sia va mai sempre accoppiato a geni-
tivi maschili, mentre la forma cuislania è in-
dubbiamente femminile; laonde il titolare Vel
Remzna non citerebbe qui l'avo paterno, giusta
lo stile nobiliare, ma bensì un proavo materno.

Senonchè è ormai tempo che io faccia ritorno

!) aule - cuies'

" Aulo, di Cuie (figlio). „
5) la - cuiesa - petui - G. App. 692

" Larth Petuie, di Cuie (figlio). „

al punto d'onde presi le mosse per questa lunga
escursione in territorio limitrofo, dico alla que-
stione relativa all'omonimia fra padre e figlio, e
più precisamente ai casi in cui la mancanza del
prenome paterno possa indurre la presunzione che
questo fosse uguale a queUo portato ed enun-
ciato dal figlio.

Certamente, allorché ci imbattiamo in titoli
come questi

vipes lar^ial — F. Ili Suppl. 349
" Di Larth Vipe (sepolcro) ; „
artnie arn-^al — ib. 342
" Di Arnth Artnie (sepolcro) ; „
avles' lar^ial - F. 2631
" Di Larth Avle (sepolcro); „
manial || #anas — F. 2127
" Di Thana Mania (sepolcro); „

dove il prenome del titolare è posposto al gen-
tilizio, senza il menomo accenno al prenome pa-
terno, è difficile difendersi dal sospetto che il pa-
dre portasse lo stesso prenome, e perciò questo
venisse così posposto quasi a duplice ufficio. L'ul-
timo titolo essendo femminile, induce analogo so-
spetto riguardo al prenome materno.

Uguale se non maggiore è la presunzione emer-
gente dal contesto di certe iscrizioni in cui al
nudo prenome del figlio va accoppiato il nudo gen-
tilizio o cognome del padre al genitivo, come

lar-# : anesa — F. 114

" Larth, di Ane (figlio); „

aule • cuies'- — F. 1652

" Aule, di Cuie (figlio) ;

aule aclis' cue^nal cla[n] — F. 1123

" Aule, di Acli (e) di Cuethneia figlio; „

aule • patlnis'- rupenial • clan — F. 1697

" Aule, di Patini (e) di Rupenia figlio. „

Questa formola onomastica al cui contesto il
figlio contribuisce col prenome e il padre col gen-
tilizio o col cognome, accenna evidentemente ad
un rapporto di uguaglianza fra i rispettivi ele-
menti, non pur del secondo ma eziandio del primo
membro della formola stessa, ossia del prenome.

Veniamo ora alla teoria di cui abbiamo più sopra

') la: seiate: cuisla: marcnafl] — F. 707

" Larth Seiantie, di Cui(e)sa (e) di Marcnaia figlio. „
Cf. F. 701 bis e 891 bis (cuisla).
*) -9-ania: sentinati: cuizlania — Gr. App. 127.
 
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