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Museo italiano di antichità classica — 2.1886/​88

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Tomassetti, Giuseppe: Silloge epigrafica laziale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9012#0266
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silloge epigrafica laziale

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un altro, ma di forma quadrata, è nella parte in-
feriore dell' ara. Probabilmente il primo incavo era
destinato a fissare la statua, il gruppo od altro
oggetto votivo ; l'inferiore serviva a tener salda in
terra la base stessa. Passando ora all' epigrafe, io
dirò che la importanza di essa consiste nella sin-
golarità del home Cattelia, e nella voce charitis.
Quel nome della dedicante non potrà dirsi ignoto,
perchè non abbiamo sott'occhio tutti gì' indici ono-
mastici del C. I. L., ma come tale finora può rile-
varsi dai dizionari. ') Può sospettarsi che sia scam-
biato per Gatteclia, nome già noto, poiché lo scambio
della l colla d non è nuovo ; e lo si trova in qual-
che iscrizione, anche senza uscire dalla Sabina.2)
Del resto a chi ha familiarità coli'onomatologia
epigrafica non sembrerà strana l'idea, che ora mi
viene, di riconoscere in questo nome proprio un'ori-
gine locale, cioè Sabina od almeno Sabellica. »)

Il secondo nome Charitis presenta una difficoltà
d'interpretazione. Può essere un cognome greca-
nico della dedicante; può credersi il nome delle
Grazie, alle quali sarebbe, in tal caso, dedicato

<) De Vit, Onomasticon pag. 182.
2) C. I. L. IX, 4860 a.

*) Volendo per la prima volta riunire gli elementi op-
portuni per confortare la nostra ipotesi, collochiamo sot-.
t' occhio ai lettori questa piccola serie :

Gatius e Cattius SaUnus (C. I. L. Il 2221, III p. 891, VI 313)

Cattius Aeseminus (C. I. L. IX 2711)

Cattius Puteolanus {Notizie scavi 1884 p. 358)

G. Gatius Balbus (Mommsen, Inscr. E. N. 1502) Beneventi

C. Gatius Gallus ibid.

Gatilius Sabinus (C. I. L. IX 939).

Catta (Momms. I. R. N. 1476) Beneventi

Cattia Sabina (C. I. L. IX 2712)

Cattia Sabella (C. I. L. IX 2587).

Ora tutti questi nomi, come anche i cognomi Cato, Ca-
tulus, Catullus e derivati, mi sembrano risalire alla radice
sabellica cat, che si ravvisa neh' antico catus (astuto) dei
latini e nel genio omonimo maschio e femmina (caia.,
acuta... hoc enim verbo diami Savini. Varrò, de l. I. ed.
Spengel, pag. 136. s. Augustinus, de civit. Dei IV, 21. Lan-
ciani, in Bullettino Coni. 1875, pag. 49. Garrucci, Sylloge
iscr. lat., 2307). La conferma della origine Sabina o Sa-
bellica dei Catii e dei Cattii la trovo nei cognomi Sabi-
nus, Sabina, Sabella, Aeseminus ec. e nella provenienza
dello altre iscrizioni di omonimi o dal Sannio o da regioni

il monumento. Nella prima ipotesi non dissimulo
che la desinenza di tal nome è diversa da quelle
conosciute e derivanti dal greco cioè Charis,
Charito, Charite, Charita, Charite, Charìtina, Cita-
ritosa, e quindi abbastanza singolare. *) Alla ipo-
tesi delle Grazie si oppone il fatto generale che
il nome della divinità suol precedere gli altri, nelle
iscrizioni votive. Ma questo fatto soffre parecchie
eccezioni, e quindi non ha gran valore. Vi si op-
pone anche la forma grammaticale, che sarebbe
una non frequente abbreviazione o contrazione.s)
Ora dovendo concludere di fronte a due idiotismi,
più volentieri preferisco quello onomatologico, in-
vocando il confronto Erotis (da £Qwg) che si trova
in più iscrizioni.6) Escludendo le Grazie, noi tutta-
via non sappiamo a quale divinità sciolse il voto
Cattelia, e dobbiamo supporre che il nome della
divinità fosse scritto sul plinto di una statua o di
altro donario, che era sostenuto dalla base stessa.

G. Tomassetti.

vicine come la Campania e l'Umbria. (C. I. L. IX 4627).
Potrebbe cadere qui opportuna un' altra quistione, se cioè
la Catia e la Cattia fossero due genti distinte, come al-
cuni pensano (cf. De Vit, s. v.). Quantunque tale distin-
zione non danneggi la mia ipotesi, nondimeno io mi di-
chiaro poco disposto ad accettarla. Forse in alcuno dei
rami si conservò 1' antica forma ; ma neppure in quello
del Gatius noto console dell'a. 216, che comparisce colla
forma Cattius in una lapide di Cordova (C. I. L. II, 2221).
La duplicazione della t è ovvia (Atius divenne Attius, Sta-
tius divenne Stattius, in una medesima lapide C. I. L. VI 2753
anche Tidlius ebbe la forma primitiva Tulius C. I. L. 11148,
1498. De Rossi in Annali Istit. 1873 pag. 216 ec".) ed è pro-
gressiva in modo che, quando il materiale epigrafico sarà
compiuto, si potrà determinare in ragione composta del
tempo e del luogo respettivo.

*) Non credo degna di discussione la congettura, che vi
si abbia un caso genitivo, che, a prescindere dalla forma,
non avrebbe un giusto significato epigrafico.

•"■) Se fosse un' ara dedicata alle Grazie sarebbe rara. Un
epitafio metrico di Moderndorf nomina le charites ma in
senso poetico (C. I. L. Ili 4910, meglio in Wilmanns Ex. 597).
Un' ara alle Grazie potrebbe interpretarsi come un segno
di riconoscenza verso un patrono od altra persona ; poiché
non è nuova la espressione delle Grazie per l'idea della
gratitudine (Annali Istit. 1837 b pag. 182).

«) Bull. Ardi, Com. 1880, p. 321, Garrucci, Syll. 2111, ecc.
 
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