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Micali, Giuseppe
L' Italia avanti il dominio dei romani (Band 4) — Firenze, 1810 [Cicognara, 2604-4]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28920#0227
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CÀPO DECIMOSESTG 3ig

la guerra Gallica , per volgere tutto il coraggio
pubblico alle cose cartaginesi . Per tal modo ì
Galli lasciati padroni nei lor consini, si credet-
tero sicuri abbastanza onde potere di propria
volontà riassumere Y antica forma di governo ,
insieme con le lor selvagge costumanze (i). Le
attrattive dell’oro cartaginese , come già dicem-
mo, sollecitarono molti de’loro nazionali a se-
guire le insegne d’ Asdrubale e di Magone ; ma
tanto adessi quanto ai Liguri lor vicini mancò
certo la previdenza , o più veramente la voglia,
d’ approsittarsi in compagnia della superiorità
clie poteano ripromettersi le loro armi, se con
rapida invasione inoltrate si fossero di quà daì-
l’Appennino, in tempo che Annibale travagliava
l’Italia inferiore . Per buona fortuna gli sforzi
venali ch’ eglino fecero durante la guerra , ap-
pagarono a sufsicienza il lor temperamento armi-
gero , e in un la comune avarizia , fìntanto che
il sentimento del proprio pericolo eccitò di bel
nuovo il coraggio, ed accrebbe 3a 3oro ostina-
zione in difendere que’recuperati diritti, clie
i Romani s’ afsrettarono di reprimere e punire .

(i) In ogni parte i Galli ristahilirono i loro regoli
capi delle tribù, conae appare chiaramente nel corso
della guerra Gallica (Liv. XXIII , 36). II teschio
di Postumio fu convertito da’Boj in vaso sacro , per
valersene ad uso de’ sacrifizj nelle lor feste solenni.
 
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