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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Halbherr, Federico: Relazione sugli scavi del tempio di Apollo Pythio in Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0013

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DEL TEMPIO D APOLLO PYTHIO IN GORTYNA

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un basamento o stereobate di un' elevazione di 0,61m che
in realtà non esiste, il pavimento interno trovandosi
allo stesso livello del suolo esterno e solo la cella
essendo rialzata di qualche centimetro per effetto di
modificazioni posteriori di cui si parlerà a suo luogo.

Il muro divisorio interno ed i muri della parte ante-
riore o vestibolo sono costruiti con grandi blocchi di
poros riuniti insieme senza cemento, e mentre il recinto
della cella è di opera cementarla e fabbricato con ma-
teriale di seconda mano, composto di grossi quadri
nei muri e di pietre più minute nell'abside, tutto il
fondamento e le serie inferiori costituite dalla crepis
presentano la stessa costruzione di grandi blocchi a
secco e di epoca preromana: segno evidente che il
rimaneggiamento posteriore della cella non si è esteso
agli strati inferiori all'ultimo scalino della gradinata
e che queste opere cementarle non hanno alterato nel
Piano l'edilizio primitivo se non per aggiungervi un' ab-
side la quale ha coperto colla sua curva e nascosto
sotto il suo pavimento di calcestruzzo tutta la parte
centrale della crepis del muro occidentale. Aprendo
il pavimento di questa abside, e procedendo in pro-
fondità collo scavo, i gradini della scalinata ellenica
si sono trovati perfettamente conservati.

Nei primi saggi d'esplorazione di questi muri fatti
due anni prima non s'era potuto chiarire la provenienza
dei quadri antichi in gran parte iscritti onde essi erano
composti. Oggi però siamo in grado di affermare che
il materiale usato in queste costruzioni cementarle è
quello medesimo dei muri primitivi di questa parte
dell'edifizio che venne rifabbricata all'epoca romana ed
anche di determinare il modo di costruzione dei muri
stessi, la serie o gli strati che alcuni blocchi iscritti
occupavano originariamente, nonché il posto esatto di
taluno fra essi. A questa scoperta siamo stati avviati
dalla fortunata circostanza che nell'antichissimo edi-
ficio le numerose iscrizioni non solo erano venute occu-
pando le facciate dei muri poi abbattuti, ma si erano
estese fino al primo gradino o strato superiore della
crepis, la quale, essendo rimasta intatta, conserva tut-
tora in silu 23 blocchi iscritti sulla faccia verticale,
e ne conserverebbe di più se molti di" questi non fos-
sero stati sconnessi e forse segati e venduti negli scavi
tumultuari del 1885.

La parte romana dei muri si poteva or dunque
disfare e levar via senza scapito del piano primitivo

dell'edifizio e però arrivati a questo punto dello scavo
ed eseguitone il rilievo, si passò a scomporla blocco
per blocco trasportando in un luogo i quadri non iscritti
e raccogliendo nella cella quelli coperti d'iscrizioni.
Il disegno che offro alla Tavola I presenta la pianta
di tutto l'edifizio col suo piazzale esterno. Le parti
segnate in nero indicano le costruzioni preromane non
cementate, le parti eseguite in rosso le costruzioni ro-
mane. Le linee e i tratti interrotti nell'edificio antico
designano quelle parti che furono scoperte in istato più

0 meno frammentoso e vennero in parte supplite; le linee
e i tratti interrotti nelle costruzioni romane, quei muri
che o furono distrutti dal Darivianò o si dovettero scon-
nettere per raccogliere il materiale epigrafico arcaico che
contenevano. L'abside non presentando blocchi antichi
iscritti si lasciò intatta dalla linea della antica erepis
in là, cioè in tutto il culmine della curvatura. Gli
stessi colori per le diverse specie di costruzioni sono
adottati nel disegno della sezione longitudinale del-
l'edificio eseguito dall'architetto C. Tzandiraki di Candia
e riprodotto alla Tavola II.

I quadri iscritti nuovamente venuti in luce, di cui
il chmo prof. Comparetti, comunica i facsimili a l/io del
naturale nel suo articolo aggiunto alla fine di questa
relazione, sommano in tutti a 72, più alcuni frammenti
minori. Meno due (n. 65 e framm. y) che spettano al
periodo della grande epigrafe scoperta presso il Letheo,
tutti gli altri appartengono a quello stadio antichis-
simo della scrittura gortynia che è rappresentato dalla
grande maggioranza dei frammenti del 1885. La classe
più numerosa è sempre quella dei blocchi di taglio
a lettere cubitali: sono 13 nuovi pezzi ed alcuni mi-
nuti frammenti da aggiungere ai 37 pubblicati nel 1886.
A questi s'accostano per carattere alcuni quadri e fram-
menti di quadri (n.s 19, 20, 21, 23, 26, 27 ecc.) con
lettere enormi (alte 0,29m-0,36m), dei quali un solo
saggio avevamo l'anno precedente sotto il n. 32. I massi
con una sola linea di scrittura nel bel mezzo del taglio
come i n.' 39-46 della raccolta precedente sono 7;
13 quelli scritti sulle facce maggiori e con testi di
due, tre o più linee e fra questi di particolare rilievo

1 n.' 62, 63, 64, che formano un gruppo col fram-
mento 56 e probabilmente con qualche altro (55, 58)
del primo scavo, i n.' 56 e 57 contenenti squarci di
leggi relative come pare ai sacrifici ed il n. 59 che
insieme col frammento 79 dell'anteriore pubblicazione,
 
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