Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

DOI Artikel:
Halbherr, Federico: Relazione sugli scavi del tempio di Apollo Pythio in Gortyna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0014

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
15

RELAZIONE SUGLI SCAVI

16

ci presenta un nitido e bellissimo saggio di scrittura.
Sei altri blocchi (n.1 39, 40, 41, 42, 43, 44) portano
una sola linea di scrittura a caratteri alquanto allun-
gati, poco accurata e a tratti sottili, che corre lungo
il margine superiore del taglio. Questi acquistano una
particolare importanza per la scoperta d'un altro blocco
di taglio, il n. 50, il quale presentando sotto una
prima linea di eguale scrittura la fine d'una seconda
linea bustrofeda a caratteri un pò più ingrossati, con-
giunge questi massi con un gruppo ben più numeroso
e bilineare che è rappresentato dai n.' 45, 46, 47,
48, 49, 51 di recente trovamento e dai quadri 74,
76, 77, 78 e forse anche 75 dell'anno precedente. Sono
ora in tutto 16 o 17 frammenti che in parte già tro-
vano continuità e spettano ad un testo che correva con
una lunga linea retrograda sopra buon numero di bloc-
chi d'una serie alta 0,29m e poi si ritorceva in una
seconda linea da sinistra a destra la quale non arrivava
però fino al blocco di partenza.

Il numero complessivo dei blocchi iscritti raccolti
nei due scavi ammonta a 156 senza contare le scheggio
ed i pezzetti minori, ma quantunque non dispregevole
in sè è ben lontano dal rappresentare una parte con-
siderevole degli antichi testi, dei quali disgraziata-
mente siamo tuttora ridotti ad un nucleo di frammenti
quasi tutti sconnessi. Questi muri romani conservati
(e non in tutta la loro estensione) solo fino all'altezza
di 2,80m dal pavimento devono aver servito per molto
tempo di miniera ai cercatori di pietre da fab-
brica, e però la maggior parte del materiale iscritto
mancante si deve pur troppo considerare come irre-
parabilmente perduta. Ma non è improbabile che pa-
recchi altri blocchi siano tuttora disseminati nei pressi
dell'edifizio o messi in opera nelle costruzioni che sor-
sero posteriormente all'ingiro. Pietre provenienti dalla
facciata del tempio e coperte con iscrizioni non ar-
caiche si rinvennero anni or sono murate in una costru-
zione circolare entro un piccolo podere che confina a
settentrione coi campi delle Vigle e forse uno scavo
generale di quello e di questi potrebbe metterci in
possesso di quanto ancora rimane di questi antichi
frammenti.

Ho già adoperato le parole cella,, pronaos e tempio
per designare le due parti e la destinazione di questo
antico fabbricato, precorrendo in gran parte i risultati

ai quali ci deve condurre lo studio dell'edifizio stesso.
A giustificare l'uso di queste espressioni basta per ora
il cenno che ho fatto della scoperta della %>vir.éXr)
che col suo altare si stende davanti alla facciata. Quello
che, oltre al convenzionalismo nelle espressioni di certi
caratteri, ci sorprende in questo vaóg è sopratutto la
forma. Mentre le iscrizioni dei suoi muri accennano
ad un'epoca assai arcaica, epoca nella quale il pre-
dominio piuttosto eccessivo della lunghezza sulla lar-
ghezza è un carattere speciale delle costruzioni tem-
plari elleniche, questo ha una forma molto meno lontana
dal quadrato, non presentando i suoi muri laterali che
un eccesso d'un terzo circa sulla misura della larghezza.
Dovremo vedere in questo fatto una particolarità del
tempio cretese ? Ciò si potrà forse appurare quando
più ampie ricerche si verranno facendo in quest'isola
ricca di città cospicue, della quale questo è il primo
edifizio del culto messo allo scoperto.

Mi affretto però a notare che neppure il piano pre-
romano del fabbricato è primitivo.

Basta osservare attentamente l'edifizio nelle sue
due parti, per vedere anzitutto che quanto rimane del
recinto della cella, cioè la base dei muri conformata
a crepidoma, mostra un materiale di poros molto più
antico e consumato di quello della gradinata e dei
muri del pronaos. In questi muri i grandi blocchi sono
così levigati alla superficie e così strettamente ade-
renti nelle commessure da non lasciare passare nei più
degli interstizi neppure un foglio di carta sottilissima
e da mostrare un' apparenza di novità che contrasta
singolarmente cogli avanzi corrosi delle costruzioni
dell'ambiente maggiore. Si vede chiaramente che queste
furono esposte alle intemperie ed all'uso alcuni secoli
più di quelli (')• Ma v'ha di più. La parte inferiore
al primo gradino della crepis cioè lo strato costituito
dallo zoccolo e tutto il fondamento, che si è messo
allo scoperto in vari luoghi, sono diversi nella cella
e nel vestibolo. L'euthynteria o zoccolo del sekós è com-
posta di una serie di blocchi dell'altezza di 0,16m ada-
giata sopra un fondamento costituito di piccole pietre
disposte a due strati nei luoghi esplorati del muro
settentrionale ed a tre in quelli del meridionale presso

(') Nel pronaos soltanto la crepis meridionale è alquanto
guasta, forse per ragioni diverse, e l'orientale in qualche punto
usata specialmente intorno alle stele, di cui parleremo a suo luogo.
 
Annotationen