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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Caetani-Lovatelli, Ersilia: Di una mano votiva in bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0102

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DI UNA MANO VOTIVA IN BRONZO

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e i quali con la sola forza della volontà esercitavano
sugli altri un'influenza benefica ('). In quanto alle mani
congiunte, che oggi si direbbero in fede, queste erano
si dai greci come dai romani tenute per un nodo
magico, xttTdóiGfiog; laddove le dita incrocicchiate
le une sulle altre, stimavansi essere una specie di sor-
tilegio, sopra tutto fatale nei parti (2). Il che dice-
ssi aver fatto per la prima volta Lucina presente a
quello di Alcmena, a fine di osteggiare la nascita di
èrcole; onde ne seguitò che cotesta dea, protettrice
dei parti e del puerperio, fosse simboleggiata con la de-
stra aperta, gesto in ispecial modo propizio alla faci-
lità del parto.

Con tre dita in vece della mano sinistra, credevasi di
Poter guarire un orzaiuolo o piccolo ascesso che soprav-
venisse all'occhio destro, purché toccandolo si sputasse
e per tre volte si ripetesse : nec mula parti, nec la-
pis lanam fert, nec huic morbo caput crescat, aut
si creverit, tabescat ('). La quale arcana e magica
potenza, viene a noi certificata dalla testimonianza di
un passo di s. Agostino (4), in cui è detto come nel
Foro di Madaura in Numidia vi fossero tre statue;
l una di un Marte ignudo, 1' altra di un Marte armato,
ed una terza di un uomo porrectis tribus digitis, che
appunto con sì fatto gesto dava vista di tenere a freno
la minacciosa forza del belligero dio.

Il gesto delle mani aperte e supine verso il cielo,
manus supinae, era proprio della preghiera e dell'ado-
razione, secondo che è reso cognitissimo da molti
monumenti e luoghi di scrittori. A me basterà sol-
tanto allegar Quintiliano, il quale enumerando i diversi
movimenti della mano che accompagnano e sostengono
la declamazione, ricorda pure l'atto al tutto speciale di

(') ffist. Nat. XXVIII, 6, c sgg., cfr. VII, 2, 5. S. Agostino
(De Civ. Bei XIV, 24) parla di gente che risanava collo sguardo
e col respiro.

(2) Assidete gravidis, vel quum remedium alieni adhibea-
tur, digitis pedinativi inter se implexis, veneficium est. Plinio,
Bi»t. Nat. XXVIII, 17.

.....digitis inter se pectine iunctis.

Ovidio, Metani. IX, v. 299.

(3) Dilthey, Drei Votivhànde aus Bronze, nelle Archaeo-
l°gisch-Epigraphische Mittheilungen aus Oesterreich, 1878,
P- 49. Se all'incontro l'ascesso era all'occhio sinistro, allora
tastava toccarlo con le punte di nove grani d'orzo, e dire:
Vtvye, cpevye, xQihrj oc ifiwxsi.

(4) Ep. 49. Il dito mignolo ò un demone molto antico, in-
torno al cui mito può vedersi lo scritto di Gaston Paris sul
Conte du Petit Poucet.

chi fa voti agli dèi, che consiste appunto nel serrare o
incurvare lievemente la destra: manus leviterpandata
voventium est (').

Eschilo chiama cotal gesto vmiaapa ye^mv (2);
e Virgilio ed altri manus supinae (3). Esso ne ricompari-
sce medesimamente su di un medaglione rappresentante
la festa asiatica dei Panioni, celebrata a imitazione delle
Panatenaiche, ove tredici figure assistenti al sagrificio
alzano tutte verso il cielo una mano. Nella medesima
guisa si costumava di sollevare la destra profferendo
le acclamazioni di rito o eufemismi durante le ceri-
monie del sagrificio, non che nei festosi ululali,
òlolvym, onde si allegravano le sagre pagane solen-
nità, uno dei quali era il famoso uhi, proprio dei
Baccanali.

Il solenne promettere che mediante la destra fa-
cevasi, trova riscontro nell' uso, comune ai persiani
eziandio, di offrire in dono una o più mani destre, per
avventura in argento ma più probabilmente in bronzo,
quale patto e garanzia di fedeltà e di concordia. E
poiché il simbolo della destra era un'allegorica allu-
sione di ospitalità, di alleanza e di pace, così ne derivò
che cotesta speciale classe di monumenti, si designasse
col nome di mani di concordia (4).

In Egitto all'opposto, secondo che dice Apuleio (5),
si era soliti di ostentare nella solenne processiono
d'Iside l'immagino di una mano sinistra distesa, nella
quale si è voluto, con una certa giusta relazione, raffi-
gurare il tipo di quella che più tardi si portava avanti
ai re, e che chiamavasi virga virtulis et aequilalis. La
destra non pertanto ebbe sempre la parte principale
e preponderante nella simbolica della mano appresso
tutti i popoli dell' antichità ; e mani destre, forse in
bronzo, erano alle volte, siccome ho già detto, recato
in dono da speciali ambasciatori in testimonianza di

(') Inst. Orat. Lib. XI, c. 3 nota.
I2) Prometeo, v. 1004.

(3) .....manibus supplex orasse supinis.

Aen. IV, v. 205.

(4) Becker, Bie rSmische Votivhànde aus den Rkeinlan-
den, ecc. ecc. p. 5.

(5) Metam. XI. Quartus aequitatis ostendehat indicium,
deformatam manum sinistrami porrecta palmula: quae genuina
pigritia, nulla calliditate, nulla sollertia praedita, videbatur
aequitati magis aptior quam dextra. La sinistra è più molle
e più debole della destra, e perciò avrà simboleggiato meglio
la benignità, la giustizia e l'indulgenza che si dee avere nel
giudicare.
 
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