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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Caetani-Lovatelli, Ersilia: Di una mano votiva in bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0105

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179

DI UNA MANO VOTIVA IN BRONZO

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dotte in guisa da poter essere sospese, altre bizzarra-
mente coperte di figure e simboli acconci a scongiurare
il fascino, riposano su di appositi sostegni o piedestalli.
In assai minor numero, al contrario, sono le mani in-
teramente semplici senza simboli di sorta, poiebè in
generale esse soprabbondano d'immagini e di allegorici
attributi di divinità ; ed hanno alle volte anche iscri-
zioni relative al nume cui furono offerte, o in rendi-
mento di grazie o in adempimento di voto - ex voto
suscepto -; le quali poi tutte dovettero senza fallo
essere pietosamente collocate nei sacelli dei templi (').
Ve ne hanno altresì talune la cui iscrizione tace il
nome dell'implorata deità, il che non vuol dire che
non sieno esse pure doni votivi; e rappresentano per
lo più mani destre e muliebri, e fanno quasi tutte il
gestus voventis, ma nella grandezza tra loro sovente
differiscono.

Qualcheduno si pensò che queste mani fossero sem-
pre di donna, la quale opinione, sebbene in parte giu-
stificata dalla delicatezza e leggiadra rotondità del
maggior numero di esse, non può tuttavia tenersi per
certa. È al contrario certissimo, che la mano destra
fu prescelta a simboleggiare un voto, appunto perchè
col suo gesto e col suo atteggiamento è ben adatta
ad esprimere il voto stesso (2). Al qual proposito con-
viene notare che mentre alcune mani fanno, mediante
le dita distese, quasi un atto di preghiera verso il
cielo, altre al contrario stringono col pollice l'indice
e il medio un oggetto, che può essere tanto una pina
quanto un uovo. Contuttociò la maggior parte delle
mani votive hanno le prime tre dita concordemente
diritte, laddove le due ultime sono chiuse ; e questo
è d'ordinario il gesto di un votante, ed oggi quello
di coloro che giurano, non che dei preti che bene-
dicono, e molti antichi monumenti ce lo persuadono
a difetto di testimonianze scritte. Con tal gesto pure
si accompagnavano gli scambievoli saluti e i lieti

(!) Insino ad oggi si conoscono trentaquattro o trentacinque
mani votivo incirca, provenienti dalle diverse parti dell'antico
impero romano. E inoltre da credere, che non solamente le rac-
colte di antichità, cosi pubbliche come private, debbano racchiu-
dere mani votive di cui non ci è giunta notizia, ma che anche
ve ne abbia un certo numero pubblicate e descritte in giornali
archeologici di un indole al tutto locale, e insino ad oggi sfug-
gite alle ricerche degli studiosi e degli eruditi.

(2) Strabono racconta (Lib. Ili) che i lusitani tagliavano la
mano destra ai re vinti, e poi la dedicavano agli dèi.

augurii di bene e prosperità; e gli oratori solevano
farlo in sul principio e in sulla fine delle loro ora-
zioni salutando il popolo, siccome più indietro accen-
nai di passaggio.

Per quello che riguarda il simbolismo della mano,
esso fu assai verisimilmente di origine fenicio-assira;
e conforme a che feci fin da principio osservare, nessun
emblema ne occorre tanto frequente in sulle stele votive
puniche quanto quello delle mani, ivi d'ordinario accop-
piato con altri sacri e misteriosi simboli. Così, del pari,
in un cilindro babilonese veggiamo rappresentato un
certo numero di persone, che in attitudine di adorazione
stanno aggruppate intorno ad una mano colossale che
s'innalza su di una base. Le mani votive riproducono
quasi sempre le medesime figure e gli stessi simbolici
e speciali animali ; figure e animali che possono a ra-
gione considerarsi come tanti amuleti, ed un serpente
per lo più gira attorno al polso raggiungendo col capo
il dorso della mano. Sicché le mani dette votive, si
confondono facilmente con quelle destinate a preser-
vare dal fascino, denominate pantheae, e delle quali
parlerò a suo luogo.

Intanto giova considerare la differenza che esiste,
tra le molte mani votive senza antibraccio con le altre
poche che ne sono fornite, le quali ultime a prima
vista si potrebbero credere pomi di scettri, se a sì fatta
supposizione non contrastasse la giacitura dei soprap-
posti animali, che non appaiono diritti se non quando
la mano è rivolta all' ingiù. E nè manco a un idolo
del genere della Diana Efesina possono attribuirsi, por-
gendo esso sempre l'immagine di una mano destra.
Singolarissime sono, sotto tale rispetto, quelle sco-
perte a Palestrina ed illustrate dal chiar. Braun ('),
cui fanno riscontro le altre che si veggono nell'opera
del Leemans (2) ; le quali tutte, e segnatamente le
prenestine, debbono forse tenersi per un anello di con-
giunzione tra le mani cariche di simboli KTzozQÓnmoi,
le cui dita fanno il gesto del giuramento, e le mani
distese e lisce che ne sono totalmente prive ; le une e le

(!) Bull. d. Inst. 1855, p. XLV.

(*) Moti. Égypt. du Mus. d'Ant. à Leyde, T. I, pi. 39.
Impugnatura in forma di fiore di loto, sopra cui posa una testa
di Athor sormontata da una mano destra distesa. Altro oggetto
fatto a guisa di scettro, il cui pomo termina in una mano chiusa,
sulla quale è un fior di loto e sopra un leone che avvinchia un
uomo inginocchiato.
 
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