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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo: Urne funebri cretesi dipinte su vasi allo stile di Micene
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0129

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223 urne

supporsi che questa civiltà detta di Micene ed il po-
polo che la rappresentava siano d'un tratto scom-
parsi coli'arrivo dei Dori; gli ultimi vasi dello stile
di Micene vanno a confondersi con quelli del Dipylon,
e sono una delle varie testimonianze di questo fatto.
Ma nei riti funebri di queste popolazioni fu ancora
notato un altro fatto, e cioè che i sepolcri ipogeici non
erano individuali, ma per la maggior parte costitui-
vano dei veri sepolcreti di famiglia che venivano ri-
petutamente riaperti, ed anche a distanza di tempo
considerevoli, per la introduzione di nuovi defunti.
L'Adler (o. c. p. 24) ha fatto appunto distinzione fra
quelle tombe in cui il dromos subito dopo i funerali
era chiuso definitamente, e mascherato l'accesso, e le
altre con facciala architettonica e porta da riaprirsi
per ulteriori depositi. Forse tale distinzione non ha
valore assoluto, perchè, p. e., il grande sepolcro di Me-
nidi non ha facciata, eppure nessuno vorrà credere che
tutti i cadaveri che esso conteneva vi sieno stati tu-
mulati in una sola volta, ed altrettanto va detto per
molte delle tombe esplorate dallo Tsountas. L'abbon-
danza stessa di spazio in tutti questi sepolcri ne de-
termina bastantemente il carattere famigliare. Il mu-
ricciolo che percludeva l'adito a quella di Anoja Mes-
saritica, più che una chiusura definitiva, per la quale
sarebbesi adibito un robusto masso fa pensare ad una
chiusura provvisoria, divenuta poi perpetua per ragioni
che non importa qui stabilire. Per la replicata intro-
duzione di nuovi cadaveri i più antichi depositi furono
spostati non solo dal loro posto ma tumultuariamente
raccolti da legittimi ma tardi possessori del sepolcro,
che avevano perduto il ricordo e la pietas per le re-
liquie dei predecessori e degli avi. Fu così che nelle
fosse vennero accumulati i carcami degli antenati, e
fu a tale scopo, che in Creta un più delicato senti-
mento di riverenza li faceva raccorre dentro variopinte
casse anziché in umide cavità, ove erano mescolati e
confusi con altre.

Ove non si ammetta che le urne servissero per
raccogliere ossa combuste, ciò che per rispetto alle
scoperte cretesi non puossi nè affermare, nè negare;
questa è l'unica interpretazione che del loro uso possa
proporsi; forse è il più antico ossilegium che si co-
nosca, ma ossilegium senza combustione. Ora, se non
vado errato, di questo rito pietoso dell' età di Micene
rimase traccia anche nei tempi successivi, cioè nei

cretesi 224

tempi omerici ; allora la combustione è generalizzata,
e le ceneri sono raccolte per lo più in modesti vasi e
chiuse in un tumulo. In qualche raro caso però non
è più una fragile umetta, ma una preziosa cassa che
le protegge; così II Sì. 795

Xovtìsiìjv sg Xàqvaxa O-fjxav iXóvrsg

Ed una di tali casse è appunto quella uscita da una
tomba etnisca di Vetulonia, alla quale alludo subito
sotto.

Non si spiega però come mai delle tante tombe
oggimai conosciute dell' età di Micene solo le cretesi
abbiano fornito tali urne ('). Si conosceva bensì un fram-
mento di urna di Tirinto, in tutto eguale di forma
alla nostra n. 4 (Schliemann, Ttjrinthe tav. XXIV e,
p. 131, 217); ma esso è di ben altro uso, perchè lo
Schliemann non ha esitato a riconoscervi una vasca da
bagno, ed io non nego che la circostanza d'averla tro-
vata nel megaron del palazzo reale, non aggiunga pro-
babilità all'ipotesi. Anche se consideriamo la decora-
zione interna d'ambedue le urne, fatta per imitare il
movimento ondulatorio di una superficie acquea, arri-
veremo ad analoga conclusione, e dovremo allora amet-
tere che anche l'urna cretese, che tanto si stacca dalle
altre per la forma, prima che ad uso funebre sia stata
adibita ai servizi del bagno (2) ; con la sola differenza che
quella di Tirinto, misurando completa circa m. 1 \ in
lunghezza e centim. 70 in altezza poteva contenere un
adulto, l'altra solo un bambino; urne da bagno ben
lavorate e levigate (svgsarog Od. IV, 48), talora anzi
persino di argento, erano in uso all'epoca omerica (Od.
IV, 128), ciò che conferma il loro uso anche in tempi
precedenti.

f1) Una piccolissima urna rettangolare, coi pieducci, ed il
coperchio piano, dipinta nello stile di passaggio a quello del
Dipylon, proviene da un sepolcro della Beozia (Boehlau, Boo-
tische Vasen nello Jahrbuch des deuts. ardi. Instit. Ili p. 357),
ma sebbene simile di forma alle cretesi, è di uso essenzialmente
diverso (lung. era. 16) e certamente non funebre.

(2) Sebbene trattisi di un monumento di età molto discosta,
non so tuttavia tenermi dal citare un fatto completamente ana-
logo a questo. Nel Museo di Reggio Calabria conservasi una
grande vasca da bagno fittile, in tutto eguale alle moderne,
lunga m. 1,52 alla bocca, ed 1,31 nel fondo; sulla sua desti-
nazione non può cader dubbio, perchè essa è munita all'estre-
mità dei piedi, di un grosso foro posto alquanto in alto, e di
uno più piccolo in basso, per la definizione dell'acqua. Eppure
essa fu trovata nella contrada Peritimeli, presso la città, co-
perta di grossi mattoni e conteneva uno scheletro con lucerna
ed alcuni balsamarì grezzi.

funebri
 
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