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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo: Urne funebri cretesi dipinte su vasi allo stile di Micene
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0130

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225

DIPINTE SU VASI ALLO STILE DI MICENE

226

Ma tutte le altre invece si riconducono ad un
tipo molto diverso, e dimostrano di esser state costruite
« ad hoc », cioè esclusivamente per uso funerario. Sono
cioè delle urne a forma di capanna con tetto mobile.
Del sistema di chiusura del tetto-coperchio all'urna me-
diante cordoni anche metallici, infilati negli occhietti
od anelli abbiano ricordo nell' Odissea ( Vili, 443),
quando Arete avverte Ulisse di chiudere bene l'urna
coi doni

Avròg, vvv ìdt moine, &ocòs ini isOfióv XriXov

non meno che in qualche vaso dello stile del Dipylon (')
Che tali urne abbiano forma di capanna rettangolare con
tetto a pioventi, con trave maestra per lo lungo, con
ossatura in legno agli spigoli, nessuno credo vorrà ne-
garlo, sebbene l'imitazione siasi limitata alle linee
fondamentali architettoniche, nè sia certo così svilup-
pata nei particolari come nelle urne a capanna umbro-
latine. Quindi non solo il sepolcro stesso ma ancora
1 urna ricordavano la dimora dei viventi ; con questa
differenza però, che la tomba a forma circolare man-
teneva intatto il tipo della capanna assolutamente prei-
storica, aperta per metà sotterra, mentre l'urna rettan-
golare riproduceva forse il tipo di abitazione contem-
poranea. Che le capanne, xaXvfiai, delle prime tribù
greche s'abbiano a supporre rotonde, per analogia alle
tende dei nomadi, o per altri ricordi tradizionali (2)
Doi> vi ha dubbio di sorta ; ma col progresso delle no-
Zl°ui tectoniche deve essere stata adottata la forma
rettangolare, siccome quella che unicamente era ac-
concia allo sviluppo architettonico della casa; ed il
oambiamento doveva essere già in gran parte attuato
nel pieno fiorire della civiltà di Micene, perchè tutti
g^ ambienti del palazzo di Tirinto presentano la forma
rettangolare. Probabilmente si diede forma di casa al-
* Urna funebre, perchè nella memoria delle rozze po-
polazioni di quell'epoca era già scomparso il ricordo,
clle lo stesso !>dka/iog ripetesse la capanna dei loro
avi preistorici. Nè questo fu costume esclusivo di un
Popolo piuttosto che di un altro. Fin dalla più remota
antichità le genti che lasciarono i dolmens partivano

0) Monumenti dell'Istituto voi. IX, tav. 42 a, b.
(*) Parecchi furono raccolti dal Miiller T., Griechische
Alterthiimer p. 340, 6. Pansania (Vili, 1. 2) ricorda che Pe-
asgo insegnò ai suoi Arcadi a fabbricare dimore o capanne sta-

dal pensiero di deporre i loro morti in una costruzione
simile alla casa dei viventi. Nelle urne a capanna delle
necropoli laziali, cornetane e di altre dell'Etruria la
fisionomia della casa italica, rotonda od oblonga, quasi
rettangolare ma con angoli smussati, con tetto a displu-
vio, e porte, è conservata intatta e spiegata anzi in
molti minuti particolari (;ì). Nella grande necropoli di
Vetulonia, e precisamente nella cospicua tomba detta
del Duce, si raccolse un'urna originariamente di legno,
tutta rivestita di lamina d'argento martellato, la cui
forma parallelopipeda con pieducci ai quattro angoli,
il coperchio-tetto a due pioventi, e la considerevole
lunghezza di centim. 68, fa involontariamente pensare
alle urne cretesi, delle quali paro una copia, sebbene
molta distanza di età e di luogo disgiunga le due sco-
perte (4). Conforme il rito omerico (II. XXIV, 795),
essa conteneva ossa combuste avvolte in candido lino,
ma le notevoli dimensioni di essa denotano, che più
che ad uso cinerario, essa poteva servire a quello di
ossuario, per raccogliere cioè gli avanzi di una com-
bustione non pienamente consumata. In epoca più avan-
zata, cioè nelle tombe a camera del bel periodo etrusco
si continua la stessa abitudine, di dar forma di casa,
talora con tetto, porte, e molti particolari decorativi
alla cella mortuaria aperta nel vivo macigno ; e talora
anche qui accade che dentro la grande casa funebre
il piccolo cinerario abbia pur forma di casetta (5). È
insomma sempre lo stesso pensiero, il quale sebbene
abbia trovato estrinsecazione materiale variata, a se-
conda dei tempi e dei luoghi, ha pur tuttavia do-
minato dalle popolazioni dei dolmens fino ai selvaggi

bili

a forma di tende, cioè circolari.

(3) Gherardini, Di un sepolcreto antichissimo scoperto
presso Gometo Tarquinia p. 15, tav. V, 12, 13, capanna ret-
tangolare ; Id. La necropoli antichissima di Gometo Tarqui-
nia. « Nuova Memoria » tav. XII, 5, ovale. — Daremberg e
Saglio. Dictionnaire des antiquités voi. II, p. 349, tre saggi
diversi dittici. Rettangolare ad angoli smussati, colla trave
maestra del culmen marcatamente sporgente dalla necropoli di
Bisenzio, Notizie degli scavi 1880, tav. III, fig. 1 e 4.

(4) Falchi, Scavi di Vetulonia. III Relazione, pag. 35,
tav. XVIII, 2. Estratto dalle Notizie degli scavi 1887.

(5) Il più bello esempio è l'urna del Museo archeologico
di Firenze edita già dall' Abeken, Mittelitalien tav. III, G, e
recentemente dal Martha, L'art etrusque p. 290. Nè meno im-
portante è l'urna chiusina in nenfro, del secolo sesto, con porta,
tetto a pioventi e le parti architettoniche molto sviluppate,
edita dal Gamurrini (Bulletlino dclVIslit. Arch. Germ. 1889,
tav. IV). In fine una terza a due pioventi e coi pieducci, che,
tolta la decorazione, è identica alle nostre. (Baumaisters, Dcnk-
maeler der clas. Alterthums p. 130, fig. 144).
 
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