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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Brizio, Edoardo: Relazione sugli scavi eseguiti a Marzabotto presso Bologna: dal novembre 1888 a tutto maggio 1889
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0163

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281

ESEGUITI A MARZABOTTO PRESSO BOLOGNA

282

soria il punto preciso ove il maro era apparso, così
quell'indicazione ha servito di base all'architetto Levi
Pfcr riportarlo nella nostra pianta, dopoché il muro venne
un'altra volta interrato per non intralciare i lavori
agricoli.

Qui debbo aggiungere un'osservazione. Circa venti
metri prima del detto muro, cioè presso il punto segnato
m pianta con la lettera 1), fu notato che la grande
via cardinale formava angolo con altra D 0. Questa
ultima però mancava del consueto fosso di scolo, il
quale da C D proseguiva in linea retta oltre il grande
muro. Difatti in occasione di vari scavi fatti antece-
dentemente se n'erano ritrovate le tracce, come di-
mostrano i segni indicati nella pianta. Rimaneva in-
tanto fra il grosso muro di cinta e quell'angolo nord-
est della cardinale uno spazio vuoto 0 1) ove non ap-
pariva traccia di abitato, una specie di via di circum-
vallazione. Forse in quello spazio lasciato vuoto dalla
Parte della città devesi riconoscere il pomerio il quale
ei'a appunto spatium quoti neque habitari, neque
arari fas erat e che veniva consacrato, ut neque in-
teriore parte aedificia moe/iibus continuarentur ....
et e ztrinsecus puri aliqukl ab fiumano culiu palerei
soli ('). Finora non si sono potute compiere le neces-
sarie indagini per determinare se questo medesimo
spazio non abitato nè coltivato esista anche nella parte
esteriore del muro : ma tale particolarità potrà eziandio
essere chiarita dagli scavi ulteriori.

Fornacelle da stovigliaro. Sulla punta occidentale
di Pian di Misano, a cavaliere della strada provinciale,
scoprivansi nel gennaio 1885 parecchie fornacelle da
stovigliaro, alla cui esplorazione, effettuata poi il 26
del successivo maggio, per cortese invito del conte
Pompeo Aria, potei assistere. Erano in numero di sei,
Clnque dentro un ambiente lungo circa dieci metri e
largo sette, chiuso tutto attorno, meno all'angolo nord-
ovest, da muri dello spessore di m. 0,70. La sesta
occupava l'angolo sud-ovest di altro ambiente contiguo,

P) Liv., 1. 41. 4; cfr. GeH., XIII. 14. 1, Pomerium est
locus intra agrum effatum per totius urbis circuitum pone
ìr>uros, regionibus certeis determinatus, qui facit finem urbani
auspicii. Aggenio Urbico nel suo Commentario a Frontino così
definisce il pomerio: Pomerium autem urbis est quod ante muros
sPacium sub certa mensura demensum cst.sed et aliquibus ur-
ibus et intra muros, simil modo est statutum propter custo-
fundamentorum. (Ruddorf, Die Schriften der róm. Feld-
Wesser p. 17).

Monumenti antichi. — Voi. I.

eziandio a.-:sai vasto nel quale era scavato, per di più,
un pozzo da acqua che descriverò in seguito (2).

Fornacelle simili erano già apparse altra volta nel
medesimo sito, ma non se n'era tenuto conto: anzi
una delle sei, quella più sopra la strada provinciale
mancava dell'orifìzio, asportato in anteriori lavori agri-
coli. Di quelle nuovamente apparse io presi allora la
fotografia, il disegno ed uno schizzo della pianta, il
quale ha poi giovato all'architetto Levi per segnarle
nella pianta generale; imperciocché, dovendo il sito
essere ridotto a vigna, quelle fornaci andarono poco
dopo distrutte. Senonchè por conservare memoria dello
scavo e dietro mia istanza, il sig. conte Aria fece ese-
guire di una di esse il modello in cemento, conser-
vato ora nel Museo locale (3), e riprodotto in due ve-
dute nella nostra tavola Vili n. 7 e la.

Quelle fornacelle erano identiche, per forma, a quelle
riprodotte sopra alcune tavolette fittili votive di Co-
rinto (4) rappresentanti appunto fornaci da piccole sto-
viglie. Di pianta quasi elittica (in media m. 1,08
X m. 0,98) si rastremavano all'imboccatura, la quale,
situata al livello del suolo, durante lo scavo apparve
attorniata da alto e largo strato di terra nera e car-
bonosa. Le pareti, rivestite internamente di loto e
curve all'esterno, dovevano finire in una specie di cu-
pola. Disgraziatamente tutte sei le fornaci erano tron-
cate nella parte superiore, della quale mancava quasi
la metà. Perciò non si può dir nulla di preciso nè
sulla forma e situazione del foro laterale per il quale
introducevansi nell'interno i vasetti da cuocere, nè
sull'orifizio del vertice, donde sprigionavasi la fiam-
ma. Siccome però e nella curva esteriore e nella forma
della bocca e nelle modesto dimensioni corrisponde-
vano esattamente con le ricordate fornacelle corinzie,
così egual corrispondenza possiamo ammettere anche
negli altri particolari.

L'interno di tutte le fornaci si trovò pieno di fram-
menti fittili, grossi orli di dogli, ma specialmente di
tazzette ed oenochoai di terra o bigia o bianchiccia,
ma sempre grezza.

(2) Cfr. Atti e Memorie della li. Deputazione di Storia
patria per le Romagne 1885, p. 214.

(3) Cfr. Guida alle antichità ed al Museo etrusco di Mar-
zabotto, pag. 24.

(4) Rayet, nella Gazette archéologique 1880, p. 105 e 100 ;
Donner, Annali Inscit. 1882, tav. d'agg. U, n. 1, pag. 182;
Antike Denkmàler Band. I, taf. Vili, nn. 1, 4,12,15,19, 22, 26.

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