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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Brizio, Edoardo: Relazione sugli scavi eseguiti a Marzabotto presso Bologna: dal novembre 1888 a tutto maggio 1889
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0164

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283

RELAZIONE SUGLI SCAVI

284

Nel fondo di talune erano ancora dei lunghi mat-
toni quadrangolari di terracotta (tav. Vili, n. 7), i
quali si capiva che più volte aveano sofferto il fuoco.
E probabile che fossero adoperati dagli antichi per co-
struire il castelletto su cui disporre i vasi da cuocere.
A questo proposito debbo anzi ricordare che nel Museo
locale di Marzabotto conservasi da gran tempo un
mattone quadrangolare di m. 0,42 X 0,27, spesso m.
0,11, di terra refrattaria, il quale mi sembra abbia
appartenuto a si fatti castelli di fornaci.

Se ne vede riprodotto per la prima volta il diso-
gno nella tav. Vili, n. 8. Il mattone ha tre fori pas-
santi disposti per la lunghezza, più un mezzo foro a
ciascun lato. Questi ultimi provano che il mattone
dovea combaciare a' due lati con altri della medesima
forma e costituire il piano del castelletto sul quale col-
locavansi i vasi da cuocere.

Il pozzo ch'era incavato nell'ambiente attiguo a
a quello delle fornaci fornì una grande quantità di
frammenti di vasi, nove dei quali si poterono ricom-
porre quasi interamente. Questi sono: quattro grandi
oenochoai di terra bigia, con orifizio triangolare e ad
un manico; tre altri forse simili, ma più piccoli e
privi del collo ; un ottavo vaso da mescere con bocca
circolare molto aperta ed una piccola oenochoe priva
del manico.

Dallo stesso pozzo fu estratto pure il manico se-
micircolare in bronzo di una situla ed una tavola ro-
tonda in terra-cotta del diam. di 50 centim. simile
ad un desco, munita di quattro corti e robusti piedi
con la seguente iscrizione graffita nella faccia sotto-
posta V>lfìVA (tav. IX, n. 13).

Mi hanno riferito che il desco ricorda, nella forma,
quello usato oggidì dai contadini di Romagna per ro-
vesciarvi e stendervi la polenta.

III.

Scavi degli anni 1888-89.

Queste sono le principali scoperte fatte a Marza-
botto dal 1835 al novembre 1888, quando vennero
incominciati gli scavi a spese e cura del Governo.
Scopo di questi scavi essendo non ritrovare oggetti,
ma rilevare una pianta esatta e completa di tutte le
ruine, fossero scoperte o da scoprire, onde formarci un

concetto esatto della configurazione generale della città,
delle sue isole, delle strade e delle case, venne ordi-
nato il lavoro in modo da poter procedere anno per
anno, pezzo per pezzo, metodicamente, cioè senza salti
ed interruzioni, allo scoprimento totale della città.

Perciò gli scavi vennero incominciati presso la
strada decumana F G, tanto più che ai due fianchi di
essa già apparivano i principi di due strade cardinali
minori, seguendo la linea delle quali si posero allo
scoperto siano gli avanzi di edifizì compresi fra le
dette strade, siano quelli ad esse adiacenti, per una lun-
ghezza di 70 metri da sud a nord.

Si operò poscia una diversione, spingendo lo scavo
da est ad ovest per una zona di m. 150 X 30, fino a
collegarsi con la sezione inferiore dei fabbricati fian-
cheggianti la strada cardinale maggiore C D, già noti
fin dal 1862.

Contemporaneamente il sig. conte Ària continuava
i suoi scavi già intrapresi nel 1885, per iscopo vigni-
colo, lungo la sponda meridionale di Pian di Misano
e poneva allo scoperto una lunga rete di muri i quali
dalla officina di stoviglie si collegarono con le fab-
briche ad ovest della grande via cardinale già ap-
parsa altresì nel 1862 e comprese ora nella isola V
della nostra pianta generale.

Finalmente vennero scavate porzioni delle due
isole X ed XI al fianco sud della detta via decumana.

In conclusione dal novembre 1888 al giugno 1889,
venne scavato e rilevato quel lungo reticolato di muri
collocati sul ciglio meridionale del Pian di Misano,
i quali più facilmente potevano franare e per conse-
guenza andare perduti per sempre per la scienza ; e si
collegarono fra loro la grande via decumana F G con
quella cardinale massima, in modo da poter acquistare
subito un'idea chiarissima della configurazione gene-
rale della città.

Abbracciando ora con un solo sguardo i risultati
di cotesti scavi, subito se ne comprende l'importanza
per la conoscenza della topografia della città e la sua
partizione in isole.

Seconda strada decumana. Oltre quella già nota
nel 1870 apparve presso la punta occidentale di Pian
di Misano un tratto lungo 25 metri di una seconda
via decumana B, la quale, come dimostra il suo pro-
lungamento grafico verso est A, dovea correre parallela
alla prima.
 
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