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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Brizio, Edoardo: Relazione sugli scavi eseguiti a Marzabotto presso Bologna: dal novembre 1888 a tutto maggio 1889
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0172

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299

RELAZIONE SUGLI SCAVI

300

dotto nella nostra tav. IX n. 14. Esso non è altro che
una specie di lucernario alto m. 0,63, largo m. 0,48
con apertura o finestra quasi quadrangolare nel mezzo.
Un'alta cornice da cui questa è difesa, mentre impediva
alla pioggia di fendere l'apertura, costituiva altresì con
gli orli esterni del tegolo, due canaletti per il corso
delle acque piovane.

Nel Museo di Marzabotto conservansi i frammenti
di altri cinque lucernari simili trovati negli anni pre-
cedenti e resti di altri due furono raccolti nel 1889
scavando la seconda strada decumana.

Non mi ricordo di nessun lucernario simile che
abbia appartenuto ad edilìzi greci per citarlo in con-
fronto. Ma lucernarii identici usavano i Romani, come
dimostrano importanti esemplari usciti da Pompei.
Se ne vedono pubblicati alcuni saggi nell'opera dei
fratelli Nicolini, Le case ed ì monumenti di Pompei
fascicolo 5°, dove sono interpretati per lucernari
perchè si ebbe la fortuna di osservarli ancora al pro-
prio posto antico in una porzione di tetto che copriva
la cucina della casa n. 57 in via Stabiana, come di-
mostra il disegno pubblicatone nella tav. I n. 17
del detto fascicolo (').

Dei frammenti laterizi restituiti in luce dai recenti
scavi, parecchi avevano appartenuto alle tegole così dette
mammate, perchè fornite di una protuberanza mam-
mellonare con foro pervio, dentro cui passava un chiodo
di ferro, onde meglio rassicurare la tegola al travicello
del tetto.

Nel Museo locale di Marzabotto conservansi molti
pezzi di coteste tegole mammate ed uno con l'antico
chiodo di ferro ancora infisso dentro il foro della pro-
tuberauza (2).

Queste prominenze mammellònari delle tegole di
Pian di Misano, ricordano le sporgenze a spina onde
sono muniti alcuni embrici greci (3) ; le sporgenze
pare servissero per meglio appoggiare l'embrice alla
sottoposta tegola e così impedire che scivolasse.

Nello sgombrare gli ambienti dell' isola IX si è
trovata, fra gli altri frammenti fìttili, anche un'ante-
ra) Cfr. Brayda, Tegole ed embrici antichi e moderni,
negli Atti della Società degli ingegneri di Torino. 1886.

(2) Veggasi tav. IX n. 15 e Gozzadini, Di un'antica ne-
cropoli a Marzabotto tav. IV nn. 1, 2 e 6.

(3) Dorpfeld. Gràber, Borrminn, Siebold, Die Verwendung
von Terrakotten ani Geison wtd Dache gnech. Bauwerke,
pcg- 19-

fìssa alta m. 0,11 X 0,15, ornata di palmetta. Nello
sterro poi dell'isola X insieme con i soliti frammenti
di tegole e di embrici si raccolsero tre nuove antefìsse
di terracotta, tutte ornate di palmette ed una anche
molto ben conservata.

Il Museo locale di Marzabotto già possedeva un
grande numero, circa un centinaio, di coteste antefìsse
provenienti dagli scavi eseguiti nei passati anni sia
in Misano sia in Misanello. Per maggior parte s'ono
ornate di palmette, parecchie anche di testine femmi-
nili in rilievo.

Alle ultime appartiene l'antefissa riprodotta sulla
nostra tav. IX n. 7, notevole per la sua conserva-
zione quasi perfetta. La testina di tipo arcaico è sor-
montata dietro l'occipite da un grande ornamento
formato da baccellature disposte a ventaglio.

Dello stesso ornamento dovea essere altresì fornita
l'antefissa n. 31 tav. IX la cui testina eziandio di tipo
arcaico mostra un lavoro assai più accurato, con i ca-
pelli disposti a guisa di frangia attorno la fronte e
le tempia e con orecchini a disco presso le orecchie.
Questa seconda antefissa proviene dal pozzo della se-
conda casa dell'isola VIII (tav. V lett. n) dove gia-
ceva alla profondità di 5 metri in mezzo a frammenti
di tegole e di embrici.

Codeste antefìsse coronavano, come è noto, l'orlo
dei tetti degli edilìzi e doveano mascherare il vuoto
lasciato dalla curva dell'embrice (tav. IX n. 9) (4).

Nessuna tegola e nessun embrice si ebbe la for-
tuna di estrarre intero dai recenti scavi, fatta ecce-
zione per le tegole che costituivano i fondi dei cana-
letti di scolo. Ma tanto delle prime, quanto dei se-
condi conservansi belli ed intatti esemplari nel Museo
di Marzabotto : da essi sono tolti i saggi riprodotti
nella nostra tav. IX n. 5, 6, e 9 (5).

Le tegole hanno per lo più una lunghezza di me-
tri 0,65 per 0,45 di largo e presentano all'un de' capi
una strozzatura, la cui larghezza esterna corrisponde a
quella interna della tegola contigua, dentro la quale
introducevasi ed incastravasi la porzione rastremata (6).
Ne risultavano per conseguenza tante file di tegole soli-
damente incastrate e concatenate fra loro con le linee

(4) Cfr. Gozzadini, Di un'antica necropoli tav. IV n. 5,
11-14 o tav. X n. 2

(5) Cfr. Gozzadini, op. cit. tav. VI n. 3, 7, 9.

(G) Dumi, Die Baukunst der Etrusker p. 59, fig. 53.
 
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