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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0265

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465

e l'ordine di benedetto canonico

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fra la redazione dell'uno e dell'altro. La pianta del
de Rossi è quella stessa, dalla quale è stato tratto l'itine-
rario di Einsiedeln, aggiornata, mediante la radia-
zione dei tre ediflcii o monumenti (oboliscum, ther-
mae alexandrinae, et commcdianae) che nel frattempo
erano caduti in rovina. Anche i particolari di termi-
nologia e di delineazione sono quasi identici.

I monumenti registrati sulla s. del Corso, sono:

a) Pariturium. Su questa strana ed oscura e forse
scorretta denominazione di edifìcio o di contrada, si
consulti lo Jordan 2, 343. Nella bolla del 1018 rela-
tiva ai confini della parrocchia ostiense, ap. Marini
Pap. 68, 85, un Paritorium è nominato sulla via che
da porta s. Pancrazio conduceva a s. Rufìna, nel tratto
compreso fra il ponticello sull'Arrone e lo stagno di
Maccarese. Ma nemmeno da questo testo può trarsi
alcun indizio sul preciso significato della parola.

b) Porticus (a sci Silvestri) usque columnam
Antonini.

Questo portico esiste ancora in grandissima parte e
se ne possono con tutta precisione determinare i confini.
Nel codice vat. 8091, 41 è chiamato « portico di Europa
« vicino alla chiesa di sa. Maria in Via ». Nelle notiz.
del giorno del 16 marzo 1820 si racconta che » tutto
il palazzo (Piombino, già Spada, a piazza Colonna),
è fondato, dal piano della strada.......alla pro-
fondità fino all'antica via Flaminia di forse 20 palmi
(m. 4,46) sopra portici, per quanto sembra a quattro
ordini, dalla facciata in dietro, di buona cortina,
in linea con la strada del Corso e colle due laterali
(se. Rosa e Cacciabove), e di fronte precisamente alla

colonna.....Vi si sono trovati nell'alto pure dei

rimasugli di pavimento di musaico grossolano » e
bolli dell'anno 123.

II Canina per primo ne ha delineata la pianta,
ma infedelmente, imponendo al portico una simmetria
che è ben lungi dal mostrare, e restringendolo entro
i confini troppo angusti del palazzo Piombino ; cf. Edi-
fisi v. II, tav. II; e Bull. coni. 1878, tav. IV-V.
Infatti, demolendosi nel 1884 l'isola di fabbricato fra
le vie del Corso, di s. Claudio, e Cacciabove, se ne
ritrovarono altri avanzi nelle ossature dei muri più
recenti. L'anno seguente, nel taglio per la chiavica
della nuova via del Tritone, tornarono in luce quattro
file di pilastri: ed altri ne furon visti nel marzo 1887
nei sotterranei del magazzino Bocconi. I pilastri qua-

drati di travertino misurano m. 1,75 di lato, e sono
coronati da cornice di gola rovescia e listellone, alta
m. 0,48. Gli spazi fra due pilastri consecutivi misurano
m. 4,00, parallelamente alla flaminia, m. 4,75 nel
senso opposto. Tali spazi sono generalmente chiusi
da pareti di cortina grossa m. 0,45, costruite nel
secolo IV scadente per ridurre a botteghe, e forse
anche ad abitazioni, i vani del portico, prima aperti
da ogni banda. Di questo processo di trasformazione
e di frazionamento dei grandi portici posso recare altri
tre esempi, quello della basilica giulia (cf. Bull.
Inst. 1871, p. 5), quello dei portici del foro olitorio,
e quello delle Septa. Per parlare soltanto di quest' ul-
timo, dirò che molti anni or sono, ricostruendosi l'ala
del palazzo Doria sulla via della Gatta, e più recen-
temente, fondandosi l'edificio per la Banca generale
nel cortile del palazzo medesimo sulla via del Ple-
biscito, sono stati ritrovati gli avanzi delle septa, ri-
dotti ad un reticolato di camere, mediante pareti di
mattoni tirate fra pilastro e pilastro.

Lo sconosciuto portico fra s. Silvestro e via Rosa,
confina ad occidente con la via flaminia, il selciato
della quale corre profondo m. 4,50 sotto il marcia-
piede del corso. Anche la flaminia avea marciapiede
(almeno in questo punto), lastricato di tavole di tra-
vertino e largo m. 2,38. A tramontana confina con
la via di s. Claudio, come può argomentarsi dal fatto
che nelle fondamenta del palazzo Marignoli nessuna
traccia di portico s' è trovata. I limiti verso oriente
(via del Pozzo ?) e verso mezzodì (via Rosa ?) riman-
gono ancora incerti: secondo l'itinerario il portico
avrebbe avuto termine con la nostra piazza Colonna
(usque columnam Antonini).

Riunendo insieme la pianta del Canina con quelle
rilevate in occasione dei disterri eseguiti, in questi
ultimi anni, fra le vie di s. Claudio e Cacciabove, si
può delineare la pianta del portico nel modo che
segue. (Vedi l'incisione fig. 5 nella pagina seguente).
Si osservi che lo spazio di suolo, già occupato dal
palazzo Piombino e dalle case di via Cacciabove, si
innalza sul piano della regione circostante per due
metri e più, e forma un dorso, il culmine del quale
corrisponde al sito dell'Albergo centrale. Il dorso è
artificiale, come tutte le altre elevazioni di suolo della
pianura campense (monte Giordano, Citorio, de'Cenci,
s. Agostino) benché, il meno appariscente fra tutte.
 
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