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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0284

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503

l'itinerario di ensiedeln

504

collocati rettamente, lungo questa primo tronco del IX
itinerario : a sinistra, la chiesa Joannis et Pauli-
la forma Lateranense (celimontana) - ed il luogo
ad scum Erasmum: a destra, il monastero C1 i-
vuscauri. Ma fa d'uopo esaminare sevi sia equi-
voco circa il scum Stephanum in Celio monte,
che il documento sembra trasportare arbitrariamente
sulla destra, mentre sappiamo che doveva trovarsi
dall'istesso lato di s. Erasmo.

Il comm. de Eossi, illustrando il musaico del-
l'abside di s. Stefano negli splendidi volumi editi dalla
casa Spithover, ha proposto alcuni problemi d'indole ar-
chitettonica e topografica concernenti quel singolare edi-
fizio rotondo, e ne sollecita la soluzione dai cultori
dell'archeologia e dell'arte. L'iatesso ripete nella bella
memoria intitolata « la basilica di s. Stefano rotondo,
il monastero di s. Erasmo, e la casa dei Valerii sul
Celio » inserita nel periodico Studi e documenti di
storia e di diritto, anno VII, 1886, osservando che
« la pianta e la restituzione di cotesto insigne edi-
ficio cristiano alla forma pristina delle sua origini e
fondazione nel secolo quinto debbono essere nuova-
mente studiate e delineate ».

11 comm. de Rossi chiama l'edificio decisamente
cristiano, e opera non anteriore al secolo quinto ; e
cita a conferma della teoria l'opinione dell'Hubsch,
die altchristlichen Kirchen, p. 36 sg., e del Rahn,
Usprung des christl. central-und-Kuppelbaus, p. 53
e seguenti.

Veramente la teoria è nostra, e vecchia d'un secolo
almeno. Basti citare per ciò le parole del Valadier ap.
Canina (Desgodetz, p. 15). « Le defaut de documents
ne permet pas d'admettre l'opinion de Desgodetz, le-
quel dans son ouvrage suppose que ce fut un tempie
dedié au dieu Faune.... en sorte que, pour ne juger
que d'après ce qui en esiste, il faut le regarder come
l'ouvrage du pape Semplicina I, dedié a st.-
Etienne, et restaurò depuis par Nicolas V ».

Le osservazioni che io mi permetto di esprimere a
proposito di cotesta controversia sono le seguenti. In
pi imo luogo la pianta e l'alzato dell'edifizio non sono
stati ancora delineati, con la dovuta intuizione del
vero stato delle cose, tanto nella massa quanto nei
particolari. Questa osservazione vale e pei disegni di
Jacopo Sansovino, Uffizi 2059, per quelli del Desgo-
detz, e per quelli più recenti del Hiibsch, del Cattaneo,

del Dehio ecc. I migliori ch'io conosca son quelli
editi del Canina l'anno 1843, nei supplementi al Desgo-
detz, disegni dovuti alla mano maestra del Valadier
(capitolo III, tav. 2-11). Ho studiato tutti questi do-
cumenti grafici sul posto, penetrando anche nella clau-
sura delle Teresiane, per cortese intromissione del col-
lega prof. H. Grisar, e mi duole di non aver qui op-
portunità di pubblicare tutti i particolari architetto-
nici dell'edifizio, da noi riconosciuti al di là di ogni
dubbio, taluni dei quali caratteristici e fondamentali.

La teoria che vuole la rotonda di s. Stefano edi-
ficata di sana pianta nella seconda metà del secolo
V° è pienamente giustificata non solo dallo stile,
dalla tecnica della costruzione, dalla qualità e varietà
dei materiali di decorazione, dalle croci scolpite di
altorilievo sui cuscini di taluni capitelli, ma anche
dal fatto che la mole intera riposa sopra muri dell'età
classica, troncati a fin di terra.

Negli scavi condotti dal Valadier nel primo ven-
tennio di questo secolo si scopersero avanzi di un
edifizio anch'esso rotondo, di uguale, se non maggior
diametro, ed ornato di nicchioni. La scoperta avvenne fra
la settima e la nona colonna del giro esteriore, a de-
stra dell'ingresso attuale. Si vegga la citata opera
del Degodetz, capitolo 3°, tav. Ili, 12. Anche di re-
cente, costruendosi la nuova scala, per uso delle re-
ligiose teresiane, nel fabbricato di Leone X a de-
stra del portichetto d'ingresso, sono tornate in luce,
a discreta profondità, pareti dei buoni tempi con ric-
chezza di marmi d'ogni specie, prevalendo i porfidi
e i serpentini. Uguali ritrovamenti hanno avuto luogo
nell'orticello che confina con la piazza di s. Maria
in Domnica. Per quanto possa sembrare inverosimile
la teoria di edilìzi grandiosi, innalzati di sana pianta
negli ultimi anni del secolo quarto in Roma dove si
incominciava a mancare di tutto, del necessario non
che del superfluo, in Roma dove i monumenti clas-
sici incominciavano a cadere per difetto di restauro,
egli è certo che la rotonda di s. Stefano, questo
preteso tempio di Fauno, di Bacco, di Giove peregrino,
questo macello grande, ha perduto per sempre la
prerogativa, per tanto tempo usurpata, di edifizio clas-
sico. Ma chi no è stato il vero fondatore, e quale è
stato il vero scopo della sua costruzione? 11 libro pontifi-
cale ed. Duchesne voi. I pag. 249, attribuisce la de-
dicazione « basilicae s. Stephani in Coelio monte » a
 
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