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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0305

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545

e l'ordine di benedetto canonico

546

I tre recinti, grossi ciascuno m. 0,80, sono legger-
mente inclinati all'asse del Corso, di modo che, mentre
il primo portone verso la Vallicella si nascondeva sotto
la parete sinistra del cavo del fognone, il quinto si na-
scondeva sotto la parete destra, verso la casa Villa.
Come ho detto di sopra, io non ho avuto opportunità di
visitare lo scavo principale, ma coloro che l'han visto
esprimono concordemente l'avviso che, se lo scavo stesso,
in luogo di arrestarsi a circa due metri dal piano
antico, 1' avesse raggiunto, sarebbero tornate in luce
altre membrature essenziali del monumento. Ora pro-
viamo a ritrovarne il nome e la destinazione.

La scoperta del tubo che recava l'acqua alle stalle
e agli alloggiamenti /«CTIONIS PRASINAE, avvenuta
in sullo scorcio del 1886, fondandosi la casa Caval-
letti sul vicolo del Pavone (Bull. cit. 1886, 393), a
soli quarantacinque metri a nord-ovest dall'ultimo por-
tone marmoreo, unita a quella del cippo dedicato DIIS
CVSTODIBVS da un Giulio Aurelio Giuliano, perso-
naggio di dignità equestre (ivi, 1887, p. 35) mi aveva
fatto rivolgere innanzi tutto il pensiero al famoso
« stabulum » dello squadrone dei verdi. Ma siccome
i monumenti e le memorie, che ad esso si riferiscono,
appartengono tutte al sito della Cancellaria (Fonseca,
de basii, s. Laurentii cet. p. 204 - CIL. 6, 10058
cet. — Lovatelli, Antichi monumenti p. 5) che è
distante di circa mezzo chilometro, la scoperta del
tubo non ha alcun valore topografico. Ed è facile di-
mostrarlo. Esso correva, per esplicita testimonianza
del eh. Gatti, a soli tre metri di profondità, os-
sia a circa tre metri al disopra dell'antico piano.
È chiaro, dunque, trattarsi di una condottura costruita,
in tutto o in parte, con materiali antichi, quando il
suolo del campo marzio s' era già sollevato a tanta
altezza. Ma, anche attribuendo al tubo queir impor-
tanza topografica che è ben lungi dall'avere, non si
potrebbe mai render conto della presenza di un'ara
di primo ordine fra le pareti di una stalla.

Quest'ara parmi essere quella famosa di Dite, in-
torno alla quale si consultino le autorità raccolte dal
Becker alla p. 628 e sg. della Topographie. Dopo
ricordata la « caprae palus » il cui sito è incerto, egli
soggiunge : etwas mehr lasst sich uber die Lago der
Gegend vermuthen, welche Tarentum oder Te-
rentum hiess, wo sich die Ara Ditis patris et
Proserpinae befand, und die ludi saeculares

gefeiert wurden. Avendo parlato, nello scorso anno,
di cotesta mia probabile scoperta al eh. prof. Hùlsen,
egli mi comunicò alla sua volta lo osserva ioni che
seguono, con lettera in data 10 maggio 1889.

« In seguito alla importante comunicazione fattami
da lei intorno all'ara di Dite presso la Chiesa nuova,
ho esaminato i passi degli scrittori antichi relativi ai
monumenti di quella regione, e mi pare che la sua
congettura assai felicemente ci dia certezza attorno ad
un problema molto agitato fra i topografi, cioè la po-
sizione del Tarentum o Terentum. Questo, come
è ben noto, dal Becker fu creduto situato presso il
mausoleo di Augusto, mentre l'Urlichs gli assegnava
il posto presso il foro boario, alle radici del Palatino.
Contra quest'ultima opinione, il Becker giustamente
osservò come nessun autoro antico abbia mai estesa
la denominazione del campo marzio sino al Velabro
ed al fo:o boario. Ma anche la sua opinione non può
stare, perchè si trova in opposizione diretta col rac-
conto di Ovidio, Fast. 1, 501. Il passo che indusse
il Becker in errore è quello dell'oracolo sibillino ri-
prodotto da Zonara 2, 3, nel quale i Romani sono
invitati :

(Vfsw eV ttsólii) nt<qù &vfi^gt&og anXeTov v(f<oq
OTinr] aitivÓTitiav

Tanto il Becker quanto l'Urlichs sono concordi nel
riferire l'aggettivo ffrsiróraTov al nsòlov: e per con-
seguenza hanno cercato il Tarentum "in extremo
campo martio » ove la pianura fosse più ristretta che
altrove. A me pare invece l'unica interpretazione giusta
esser quella già proposta da J. Math. Gesner de an-
nis ludis'j. saecularibus veterum Romanor. Vinar.
1717, p. 34, ed iterata dal Preller, Region. p. 241
che cioè lo (SreivÓTazov si riferisca, non al campo, ma
aH'vàooQ. Da questo si deduce il fatto rimarchevole
che, all'epoca romana, il punto più stretto del Tevere
fosse poco sotto il ponte trionfale, mentre ai nostri
giorni l'abbiamo veduto più a sud, lungo il muraglione
della Farnesina. Collocando però, come Lei ha con-
getturato, il Terentum e l'ara Ditis nelle vici-
nanze di piazza Cesarmi, tutto s'accorda benissimo,
e tanto il racconto di Ovidio quanto quello di Vale-
rio Massimo 2, 4, 5 ricevono nuovi lumi. Il Preller,
confutando il Becker, osserva pure che la regione presso
il mausolèo di Augusto, monumento situato èv /ie'oY>)
 
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