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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: L' itinerario di Einsiedeln e l'Ordine di Benedetto Canonico
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0306

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547

l'itinerario di ensiedeln

548

toì Tteài'-i secondo Strabone, non si poteva dire « in
extremo campo » dal contemporaneo Verrio Fiacco.
Ed è d'accordo pure il passo di Zosimo che lo dice
situato ini 'iov 'AqsCov nsóCot) xad' o xcù arsirai
rójxoq fìg yv/ivà(Xiov iTtrtoìv, vale a dire non lontano
dal Trigarium. Sarebbe interessante di constatare se
anche la configurazione geologica si presti al racconto
delle sorgenti solfuree, che guarirono la famiglia del
sabino Voleso (Val. Mai. I. e). Finalmente mi pare
degno di attenzione il passo dell' Apoco'., di Seneca,
c. 18 sulla discesa dell'imperatore Claudio agli inferi
» inter Tiberim et viam tectam » perchè credo Ella
abbia ragiono di credere questa via identica al retti-
filo dei Coronari, Tor sanguigna etc. ».

Le considerazioni che condussero me a suggerire, ed
il prof. Hiilsen ad approvare il riconoscimento del
Tarontum e dell'ara Ditis negli avanzi scoperti
nel cortile del palazzo Cesarini, hanno ricevuto splen-
dida conferma dalle scoperte contemporanee o poste-
riori. La più importante fra tutte è quella del yv/ivà-
fftov l'imo)v o Trigarium, del quale parla il cippo
del Tevere scoperto dietro la chiesa di s. Biagio della
Pagnotta in via Giulia, nell'agosto del 1887, ed illu-
strato nelle Notizie 1887 p. 822 e nel Bull. 1887
p. 306, e 1888 p. 92. I due luoghi eran posti a con-
fine, come dice Zosimo nel passo citato di sopra. La
seconda sta nel fatto che l'ara ed i suoi recinti sorgono
nel mezzo di un bacino non fabbricato, ed a fondo
palustre. Ad eccezione del cippo del pomerio Bull.
Tasi. 1869 p. 286, CIL 6, scoperto nel 1867 nelle can-
tine della casa (ora Bassi) che forma angolo con la
piazza della Chiesa nuova, le vestigia di manufatti più
vicini si debbono andare a cercare in via Larga, oltre
il portone del palazzo Balleani (Consiglio di stato) ed
in via del Consolato, nel sito dell'oratorio già demolito
di s. Giovanni de' Fiorentini.. Quanto alla natura fan-
gosa e putrescente del suolo, chiunque ha visto scavare
le fondamenta delle case Villa, de Nicolò, e Cavalletti,
ben ricorda l'aspetto di quella melma, che rendeva dif-
ficili le « sbadacchiature » dei cavi, e che ha obbli-
gato i costruttori a fondare su palizzate.

La terza scoperta, quella di un canale od euripo
della portata di circa due metri cubi, scorrente dietro
l'ara [a cagione del quale l'architetto di questa ha
dovuto rinunciare al giro dei tre recinti, nel lato orien-
tale o posteriore] dimostra che, allo efflusso delle

acque locali, non avrebbero altrimenti servito cloache
ordinarie, ovvero che, per una causa a noi sconosciuta,
si era stimato conveniente di far scorrere quelle acque
a cielo aperto, in alveo murato, e con le sponde orlate
di marciapiede in travertino.

Il nome stesso di Vallicella, attribuito alla con-
trada, dimostra come anche nei tempi di mezzo il bacino
palustre non fosse interamente colmato. È noto come
il « descensus ad inferos » a l'altare sacro 'Aórj xeù
nt-oatyóvTj fossero stati collocati in questo luogo, a
cagione di taluni fenomeni di natura vulcanica che
avevan colpito l'immaginazione dei primi coloni. Ebbene
questo « campus ignifer » questo « fumans soluta »
questo nvqò(psqov ntófov è collocato dagli scrittori
concordemente « in estremo martio campo » sv èsyàvy
xov 'Aqsi'ov Tteótov, dove appunto è tornata in luce,
sino dal 1886, l'ara di Dite.

La necessità di raccoglier le vele a tempo, e di
finirla con cotesta digressione, mi vieta di parlare dei
ruderi scoperti sul margine n. o. del Tarentum, sotto
e da presso l'oratorio de' Fiorentini, cioè fra il Tarentum
e la sponda del fiume. Questi ruderi, credo, che abbiano
relazione coi monumenti e luoghi descritti, e che ap-
partengano alla residenza del collegio sacerdotale in-
caricato della celebrazione dei ludi secolari. Ne è stata
scavata una piccolissima parte.

Dissi, poc'anzi, come il solo monumento antico
a me noto nel triangolo Banchi vecchi — Banchi
nuovi — Chiesa nuova, (cioè l'ara di Dite) non
possa essere scambiato col » palatium Cromacii, ubi
fuit Holovitreum et ubi Judaei faciunt laudem ».
Le Mirabilia lo collocano presso la chiesa ora de-
molita di s. Stefano in Piscinula, il cui sito pre-
ciso è indicato da una immagine del santo, dipinta
sul canto della casa, dirimpetto a s. Lucia del Gon-
falone, o della Chiavica, cf. Cancellieri Possessi 10 : id.
de Secretar. 3. 156; Ficoroni mem. 73; Jordan 2,
535. Il nome del prefetto di Roma Agrestio Cromazio
sarebbe stato attribuito, secondo i citati scrittori, ad
un edificio della IX regione (scoperto nuovamente nel
1741), il cui principale ornamento, oltre a colonne di
verde antico bellissimo, trasferite alla loggia del pa-
lazzo Farnese, sarebbe stata una sala rotonda col tolo
li mosaico, rappresentante la volta stellata del cielo.

e) Prosiliens per Parionem inter cir-
cum Alexandri et theatrum Pompei. Si è
 
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