Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

DOI Artikel:
Sogliano, Antonio: L' epigrafe di P. Plozio Faustino
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0319

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
565

nere o che la missione di Acilio nella Cyrenaica sia
durata al meno un quinquennio, o che quegli abitanti
si siano determinati a far ricorso all'imperatore, pa-
recchio tempo dopo che il commissario imperiale ebbe
condotto a termine il suo incarico. Questa seconda
ipotesi ci autorizzerebbe a far risalire anche oltre l'ul-
timo anno dell' impero di Claudio la missione di Acilio
Strabone. Ma dalle parole di Tacito mi pare si rilevi
piuttosto essersi fatto il ricorso immediatamente dopo
la rivendicazione allo Stato dei terreni usurpati, poiché
lo storico dice : igilur abiudicalis agris orla adversus
iudicem invidia; et senatus ignota sibi esse mandata
Claudii et consulcndum principerà respondit. Nero,
probata Strabonis sententia, se nihiio rninus subve-
nire sociis et usurpata concedere rescripsit. Certo
Tacito non si sarebbe servito della frase probata
Strabonis sentenlia, se non avesse voluto accennare
a quella sanzione imperiale, di cui avea bisogno la
sentenza del magistrato, contro la quale si fosse fatto
ricorso ; nè il riguardo avuto da Nerone verso il com-
missario imperiale avrebbe avuto ragion di essere, se
non si fosse trattato di un alto funzionario, che al-
lora veniva dall'aver compiuta con giustizia e zelo la
sua missione. Che questa sia stata assai lunga da
poter durare un quinquennio circa, si può ammetterlo,
se si pensa alle molte difficoltà ad essa inerenti e al
largo campo di azione, quale era quello di un' intera
provincia. L'imperatore citaredo adunque, contraria-
mente alla sentenza del magistrato, ordinò che si ri-
lasciassero agli abitanti della Cyrenaica i terreni usur-
pati ; e tale concessione, che ledeva il patrimonio dello
Stato, del quale l'imperatore avrebbe dovuto essere il
custode, vien considerata dal Tillemont (') come une
action de bonté ; epperò lo storico francese è costretto
ad alterare, attenuandola, la grave testimonianza di
Tacito, che esplicita e recisa come essa è, mal rispon-
deva al punto di vista, dal quale egli voleva consi-
derare l'atto di Nerone.

Sotto l'impero dei tre avventurieri, Galba, Otone
e Vitellio, che si successero a breve intervallo, c'era
da pensare a ben altro che alla rivendicazione di ter-
reni demaniali ; e quindi quei di Cyrene continuarono
a godere i benefizj della usurpazione. Ma la cosa mutò,
quando con Flavio Vespasiano fu ristabilito un go-

C1) Op. e 1. cit.
Monumenti antichi.— Voi. I.

566

verno di ordine. Imperocché il nuovo Cesare, se fu
sollecito d'inviare a Pompei il tribuno T. Suedio Cle-
mente, perchè causis cognitis et rnensuris factis ren-
desse a quella colonia i loca publica a privatis pos-
sessa (2) ; se nell'anno 75 di Cr. locum viniae pu-
blicae occupatum a privatis per collegium ponti ficum
restituii, come si rileva da un titolo urbano (3), tanto
più non poteva tollerare l'abuso dei proprietarj della
Cyrenaica, trattandosi, in questo caso, della usurpa-
zione di terreni demaniali fatta su larga scala. Che
Vespasiano abbia anche curato di rivendicare allo
Stato i terreni demaniali di quella provincia, si può
sospettarlo dopo gli esempj addotti ; ma lo attesta
chiaramente una testimonianza del gromatico Igino (4),
la quale rannodata a quella di Tacito (il che non
pare che sia stato fatto da altri) compie la storia della
lunga e difficile missione di Acilio Strabone. Igino,
che scrisse sotto Traiano, dice : in provincia Cyre-

nensium......sunt.......lapides inscripti nomine divi

Vespasiani sub clausula tali « occupati a privatis
faies p. li. restituii ». Finalmente, dopo undici anni
al minimo, fu riconfermata dall'imperatore Vespasiano
la sentenza, cui Nerone non avea creduto di dar corso,
quella sentenza cioè, con la quale Acilio Strabone ri-
vendicava allo Stato i terreni della Cyrenaica usurpati
dai proprietarj limitrofi. E quella considerazione, che
il citaredo imperante non ebbe pei molti ed impor-
tanti servigj resi da Acilio Strabone, dovette bene
averla Vespasiano, ai cui occhi la figura di Strabone,
di quel funzionario che in tempi di universale corru-
zione avea saputo compiere il suo dovere, appariva
maggiore per l'oblio, in cui sino a quel tempo era
vissuta. Ma per la scoverta della lapide di Plozio
Faustino ora sappiamo che un L. Acilio Strabone ap-
punto fu console suffetto nell'anno 71 di Cr., secondo
dell'impero di Vespasiano; dunque non parrà arri-
schiata la congettura che l'Acilio Strabone, ricordato
da Tacito, sia identico col console omonimo della epi-
grafe napoletana. E questa congettura non viene infir-
mata o contraddetta dal cenno biografico, che del
nostro personaggio tentiamo di ricostruire. Dopo la

(2) C. I. L. X n. 1018.
(?) C. I. L. VI, 1, n. 933.

(4) De condicionibus agr. p. 122 edit. Lachm.: cfr. C. I. L.
X n. 1018.

37

L'EPIGRAFE DI P. PLOZIO FAUSTINO
 
Annotationen