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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Helbig, W.: Osservazioni sopra i ritratti di Fulvia e di Ottavia
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0327

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DI FULVIA E DI OTTAVIA

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benché anche questo palesi l'arte provinciale. L'accon-
ciatura dei capelli vi è resa abbastanza esattamente
e la testa di Vittoria chiaramente si riconosce per
un ritratto. Passando ora alle monete coniate a Roma,
vediamo che il denario di Mussidio Longo (tav. II
n. 3) mostra una esecuzione mediocrissima e che il ri-
tratto di Fulvia vi è reso in maniera assai fiacca.
Molto superiore è l'aureus di Numonio Vaala (tav. II
n. 2). L'incisore, benché adoprasse il bulino in modo
alquanto duro, nondimeno è riuscito a produrre un
ritratto che mostra un tipo pieno di carattere. Ne
diversifica essenzialmente il ritratto sulla moneta del-
l'Asia minore (tav. II n. 4). L'incisore di questo conio
era un routiuier, il quale maneggiava il bulino in ma-
niera poco accurata, ma facile e franca. Fuor di dubbio
egli si studiava di dare alla testa di Fulvia un tipo
specialmente individuale. Mentre cioè il contorno della
fronte sopra i conii finora menzionati forma una linea
retta, sopra la moneta dell'Asia minore esso mostra
una leggera curva. Egualmente il naso non ha il tipo
aquilino che osserviamo sopra le altre monete, ma si
estende sotto l'osso frontale con un dorso diritto e con
una punta alquanto sporgente. Ora se domandiamo,
quali di questi ritratti offrano le migliori garanzie di
essere somiglianti, è chiaro, che in primo luogo dob-
biamo tener conto del migliore conio inciso nella ca-
pitale, cioè dell'aureus di Numonio Vaala. S'intende
che a Roma le fattezze di Fulvia erano generalmente
note. Un incisore dunque, il quale a Roma espresse
sopra un conio un ritratto di essa, doveva far il suo
possibile, affinchè questo ritratto riuscisse somigliante.
E secondo l'esecuzione propria a quell'aureus possiamo
supporre che l'incisore di esso più o meno vi sia riu-
scito. Riguardo al carattere individuale che il ritratto
di Fulvia mostra sulla moneta dell'Asia minore vi
sono due riflessioni da fare. Dall'un canto, a quel che
sappiamo, Fulvia non è stata mai nell'Asia e perciò
gl'incisori nell'esprimerne il ritratto avevano là mag-
giore libertà che a Roma. Dall'altro canto le mo-
nete coniate nella parte orientale dell'impero romano
chiaramente palesano la tendenza d'individualizzare i
ritratti fin alla caricatura ; il quale fenomeno spicca spe-
cialmente sulle monete di Antonio e di Cleopatra. E
sembra possibile che il particolare carattere proprio
alla testa di Fulvia sopra quella moneta, almeno in
parte, sia il risultato della medesima tendenza. In
Monumenti antichi. — Voi. I.

ogni caso tale ritratto mostra un fenomeno adatto ad
ispirarci sfiducia riguardo alla sua esattezza, ed è la
maniera colla quale vi è trattata la capigliatura.
Se si prescinde da ciò, che sopra l'uno dei quinarii
lionesi manca la treccia sull'occipite, sopra le monete,
delle quali ci siamo occupati finora, l'acconciatura
laziale è espressa in maniera circostanziata e chiara.
Invece l'incisore della moneta dell'Asia minore ne ha
reso soltanto la silhouette ed ha rinunciato ad accen-
nare tanto il limite inferiore della treccia ripiegata
quanto le diverse scriminature. 11 quale trattamento
rende probabile ch'egli aveva soltanto un'idea generale
e vaga della capigliatura che doveva raffigurare. Se in
tali circostanze sembra che una ricerca iconografica
sopra Fulvia abbia da fondarsi principalmente sopra l'au-
reus di Numonio Vaala, nondimeno anche il tipo di que-
sta moneta deve adoperarsi con una certa riserva. Sic-
come cioè in tutte le monete ornate col ritratto di Fulvia
quest'ultima è rappresentata come Vittoria, così sorge
la domanda, se non l'uno o l'altro incisore si sia stu-
diato di idealizzare la moglie d'Antonio. Ed infatti
tanto sopra l'uno dei quinarii lionesi quanto sul de-
nario di Mussidio Longo e sull'aureus di Numonio
Vaala si scorge un motivo che chiaramente palesa
tale studio ed è il riccio, il quale davanti all'orecchio
scende sulla guancia di Fulvia. Esso non s'incontra
in altri ritratti che mostrano la medesima capiglia-
tura di Fulvia, e possiamo supporre con tanto mag-
giore diritto ch'esso in realtà era estraneo a così fatta
acconciatura, perchè forma una decisa dissonanza di-
rimpetto allo stile tipico di essa. Invece è noto che un
simile riccio non manca quasi mai nei tipi ideali fem-
minili dell'arte greco-romana. Sembra dunque che gli
incisori abbiano aggiunto questo riccio per ravvicinare
il volto di Fulvia maggiormente a quello di Vittoria.
Ora se quegli incisori, nello scopo di idealizzare, in
tal riguardo si sono scostati dalla realtà, non può
niegarsi la possibilità che essi abbiano fatto lo stesso
in altri riguardi e abbiano anche più o meno modi-
ficato le forme del volto. E di questa possibilità deve
tenersi conto anche dirimpetto al migliore conio, cioè
dirimpetto all'aureus di Numonio Vaala.

Ora confrontando la testa di marmo trovata presso
Colonna coi ritratti di Fulvia espressi sopra le mo-
nete, osserviamo molta rassomiglianza. Se si prescinde
da ciò che vi manca il riccio scendente davanti al-

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