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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

DOI Artikel:
Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0397

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MEGARA HTBLAEA
STORIA - TOPOGRAFIA - NECROPOLI E ANATHEMATA

(Con dieci tavole)

PARTE PRIMA
la storia

A) La storia.

La fondazione di Megara data dal periodo più an-
tico della colonizzazione ellenica delle coste orientali
della Sicilia; dopo della calcidese Naxos (735), della
corinzia Siracusa (734), delle calcidesi Leontini (729) e
Catana (729), figlia questa della prima, e delle due sco-
nosciute città di Kallipolis ed Eubea, venne la volta
della dorica Megara, ben a ragione chiamata da Plu-
tarco (in Marcello 18) nóhg èv vaìg nalaioxuxaig
rmv 2ixehmxidwv. Così sul breve tratto di marina che
corre dall'odierno capo Schisò all'isolotto di Ortigia
avevano aperte loro fattorie già nell'ottavo secolo
i rappresentanti delle razze doriche e ioniche, conten-
dendosi o fra di loro o coi Siculi la padronanza di
quelle terre. Per Megara non sono molte le notizie, e
ce ne fornisce fonte precipua Tucidide, il quale (VI0. 4)
narra che un nucleo di Dori di Megara, abbandonata
con Lamis la loro patria, erano venuti a stabilirsi in
un luogo, dove essi fabbricarono una cittadella per nome
Trotilo, al disopra del fiume Pantachio : vnèq Ilavxaxvov
ie TToxa\.iov TqwtiXÓv ti oro/ia %o]qCov oìxiGag, il
quale luogo resta ancora controverso ('). Ivi non rimasero

(') Da alcuni viene posto nelle colline rocciose soprastanti
a Broccoli. Columba Archeologia di Leontini p. 41 (Ardi. Stor.
Sic 1891). Diverso l'avviso del Pais (Atakta; questioni di sto-
ria italiota c siceliola. l'isa 1891, p. 57) che lo metterebbe in
maggiore propinquità di Leontinoi.

Monumenti antichi. — Voi. I.

a lungo, chè chiamati contro i Siculi in aiuto da
Teocle, il quale di fresco avea fondato Leontini, ab-
bandonarono la loro prima stazione ; fatto questo ab-
bastanza frequente nella storia della colonizzazione
greca, di una mano di emigranti accolti in qualità
di ì'ttoixoi in una città già fondata, e che di consueto
terminava in un conflitto dei due elementi nuovo e
vecchio. Così fu che i Dori di Lamis non stettero a
lungo coi Calcidesi, perchè dopo aver loro prestato
dei servigi sarebbero stati con astuzie cacciati dalla
città, e, costretti a cercare nuova dimora nell'odierno
isolotto di Magnisi, avrebbero fondato Thapsos, città
di brevissima vita e di punta importanza, chè mortovi
Lamis l'abbandonarono o per ristrettezza di spazio, o
per essersi male acconciati coi Siculi, che là avevano
lor sede, come è provato dall'ampia loro necropoli ivi
esistente. Kamingando in cerca di nuove dimore s'ac-
costarono ad Iblone re dei Siculi, nelle cui terre edi-
ficarono la città, che d'allora in poi si chiamò Me-
gara Iblea (')■ Questa in sostanza la narrazione tuci-

(') Sul nome vedasi anche la notizia di Stefano Bizantino
s. v., dove distingue le tre Ible : »j fisiiaiy f]g ol noìXxai 'YpXaìoi

Meyct(>eì; ......... j/ óe fxeit,v)v "Ypì.a ùnò "YfìXoìvog rov fiuailétag

dYrì tfè tò jio'AXtcc, "YfiXaq xaXùafìca xtòv ZixeXwv nóXeojy tovs
èvoixovvrug èxc'dovv MeyaqeTs. Questa può aver fornito pre-
testo alla favola della città unica, dove sarebbero vissuti Greci
e Siculi fusi, cosa insussistente, quando anche si voglia accet-
tare l'accordo intervenuto fra i Megaresi ed Iblone. Come ve-

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